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Coronavirus, S.Matteo Pavia: su plasma richieste da tutta Italia

29 maggio 2020 | 20.07
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Venturi: "Dalla Lombardia inviamo sacche anche per usi compassionevoli al di fuori da protocollo di studio. Sono venuti anche dall'estero a vedere cose facciamo"

Coronavirus, S.Matteo Pavia: su plasma richieste da tutta Italia

"Ancora oggi continuiamo a ricevere richieste anche da fuori regione di sacche di plasma" iperimmune "e tempestivamente vengono inviate agli ospedali che ne fanno richiesta anche per uso compassionevole" su malati di Covid-19 "al di fuori del protocollo di studio". A spiegarlo è stato il presidente del Policlinico San Matteo di Pavia, Alessandro Venturi, in una diretta Facebook con la Regione Lombardia.

In proposito è stato ricordato il caso recente della donna incinta che a Palermo ha ricevuto il plasma da Pavia. "Sono venuti anche dall'estero", evidenzia Venturi citando per esempio l'ultima visita ricevuta, quella di "una delegazione dell'ospedale militare di Sofia", Bulgaria, "venuta a studiare la pratica. Abbiamo richieste da tutti gli ospedali d'Italia, ed è proprio una gara di solidarietà straordinaria tra ospedali e tra regioni".

C'è una data, ricorda Venturi, "che secondo me va scolpita nella storia: era il 20 febbraio 2020 alle 20 quando è stato scoperto il primo malato di nuovo coronavirus in questo territorio. Da quel momento la Lombardia è stata la prima linea del fronte per l'Europa e per tutto il mondo occidentale. La Lombardia ha permesso a tutta l'Europa di prendere consapevolezza che questo virus era arrivato nella nostra terra. E al San Matteo abbiamo iniziato a fronteggiare questa emergenza anche con un'incessante ricerca".

Il 2 marzo, ripercorre Venturi, "l'immunotrasfusionista, l'infettivologo e il virologo del nostro ospedale hanno l'intuizione di rispolverare una cura vecchia come il tempo, quella del plasma, che viene però qui riutilizzata in una chiave nuova". La particolarità, spiega il presidente del San Matteo, "è la possibilità di identificare nel sangue dei pazienti la presenza di anticorpi neutralizzanti. In laboratorio si era visto che neutralizzavano l'efficacia del virus e quindi li siamo andati a cercare nel plasma. Inizia così il protocollo sperimentale e da lì la raccolta e l'impiego in corsia".

"Il tratto distintivo di Pavia e Mantova, rispetto ad altre esperienze anche più massicce come negli Usa - conclude Venturi - è dunque l'impiego di plasma di qualità. Il cosiddetto plasma iperimmune che viene infuso in pazienti Covid viene prima sottoposto a severe indagini per rintracciare la presenza di anticorpi neutralizzanti. Quindi sappiamo esattamente cosa stiamo infondendo e che il plasma contiene un alto titolo di anticorpi e per questo i risultati sono stati efficaci".

"Potevamo prendere semplicemente il plasma di convalescenti e usarlo, ipotizzando che ci fossero anticorpi senza saperlo. Abbiamo fatto qualcosa di diverso - conclude - che ci ha consentito di mettere a punto una terapia di emergenza in una situazione in cui c'erano una popolazione e gli ospedali stremati dal virus. E questa è poi risultata una delle terapie più efficaci".

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