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Il sociologo Ferrarotti: "Pappalardo? Nostro De Gaulle dalla tragedia alla commedia

02 giugno 2020 | 16.16
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Esordisce così, parlando con l’AdnKronos, il 94enne padre della Sociologia italiana e già professore ordinario alla Sapienza di Roma

Il sociologo Ferrarotti:

"Non lo conoscono personalmente, ho sentito dire che è un vecchio generale in pensione. Potrebbe essere il nostro generale De Gaulle, dalla tragedia alla commedia". Esordisce così, parlando con l’AdnKronos, Franco Ferrarotti, 94enne padre della Sociologia italiana e già professore ordinario alla Sapienza di Roma, commentando il fenomeno "Generale Pappalardo" e il suo movimento dei "gilet arancioni".  

"Credo che Pappalardo, addirittura un generale in pensione, sia forse vittima della nostalgia delle grandi marce militari – spiega il professore -, ho persino sentito dire che oggi 2 giugno non c’è stata nemmeno la marcia militare ai Fori Imperiali, e certamente per lui sarà stata una grave menomazione, una grave offesa. Certo, i vecchi in generale vanno rispettati, ma i Generali vecchi andrebbero messi al museo".

Quanto al movimento "arancione" guidato da Pappalardo, Ferrarotti chiosa: "In Francia i "gilet jaune" hanno avuto una grossa funzione di opposizione perché Macron, senza consultare le categorie interessate, voleva dar corso a una grande riforma delle pensioni, e quando si parla di pensioni nei paesi progrediti e sviluppati, si tocca la maggioranza della popolazione perché si tratta di Paesi senescenti, ma in Italia no, in Italia credo si sia di fronte ad una copia ingiallita di De Gaulle, vale a dire il Generale Pappalardo".

Però, evidenzia ancora il professore, "dal punto di vista artistico, della macchietta, può darsi che Pappalardo abbia pure una sua funzione, ma dopo l’esperienza francese dei gilet gialli, i gilet arancioni credo abbiano il gusto insipido di una minestra riscaldata".

Ferrarotti, poi, si sofferma sullo spazio mediatico dedicato a Pappalardo: "I giornali vivono del giorno per giorno, ma dedicare intere pagine a questo illustre e certamente onesto personaggio in pensione, che io non conosco, per carità, forse vuol dire che i giornali cartacei temono di andare essi stessi in pensione. Forse, allora, è un’attenzione derivata da una complicità".

Per il professore, in conclusione, "i gilet arancioni non sono il segno del deterioramento del nostro Paese, ma dell’incertezza. Prima ci sono state le Sardine, che adesso sono andate tutte in scatola, adesso c’è Pappalardo con gli "arancioni", e magari questa estate avremo le canottiere, vera bandiera nazionale dell’Italia. Credo che questi siano fenomeni di moda gonfiati dai mass media, che hanno delle grandi responsabilità, perché l’opinione pubblica italiana avrebbe bisogno di essere orientata in senso realistico".

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