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Coronavirus, Lancet ritira studio su idrossiclorochina

05 giugno 2020 | 09.03
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E il 'New England Journal of Medicine' quello sugli antipertensivi: "Non siamo in grado di garantirne la veridicità"

Immagine di repertorio (Afp)
Immagine di repertorio (Afp)

Le riviste scientifiche 'The Lancet' e 'New England Journal of Medicine' hanno ritirato due studi basati su dati forniti dall'azienda Usa Surgisphere, finita sotto i riflettori del 'Guardian' che ne ha messo in dubbio l'attendibilità. Uno dei due articoli, quello pubblicato da Lancet, lanciava l'allarme su gravi rischi associati all'uso del farmaco antimalarico idrossiclorochina contro il Covid-19.

L'altro, quello apparso sul Nejm, riguardava l'impiego di comuni medicinali antipertensivi nei pazienti con infezione da coronavirus Sars-CoV-2. Entrambi i lavori sono stati ritrattati su richiesta degli autori. "Non siamo più in grado di garantire l'attendibilità delle fonti dei dati", hanno spiegato scusandosi con i lettori e ritirando le firme.

La notizia è rimbalzata nella tarda serata di ieri sui media internazionali. I primi a ritirare le loro firme sono stati 3 autori sui 4 dello studio pubblicato su Lancet: tutti i coautori del paper (Mandeep Mehra del Brigham and Women's Hospital di Boston, Frank Ruschitzka dello University Hospital di Zurigo e Amit Patel della University of Utah), eccetto il fondatore e Ceo di Surgisphere, Sapan Desai, si sono 'sfilati' con una nota congiunta diffusa dalla rivista scientifica. "Siamo entrati in questa collaborazione - hanno precisato - per contribuire in buona fede alla lotta contro la pandemia, in un momento di grande necessità".

Poco dopo è arrivata la ritrattazione del Nejm. Nella rosa degli autori dello studio ritirato ancora Mandeep Mehra e Amit Patel, prima e ultima firma, oltre a Sapan Desai di Surgisphere: "Poiché agli autori non è stato concesso l'accesso ai dati grezzi, che quindi non potevano essere resi disponibili a un revisore terzo, non siamo in grado di convalidare le fonti alla base del nostro articolo". La ricerca analizzava i possibili effetti dei farmaci Ace-inibitori e Arb, impiegati contro diversi disturbi cardiovascolari, nei pazienti ricoverati in ospedale per Covid-19, concludendo di non poter confermare i rischi associati alla terapia con questi medicinali.

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