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Vaccino, quando arriva? Le risposte degli scienziati

14 giugno 2020 | 12.57
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(Afp)
(Afp)

Quando arriverà il vaccino contro Covid-19? E' una delle 10 domande rivolte dall'Adnkronos Salute a 18 esperti: rispondono virologi, epidemiologi, infettivologi, rianimatori e altri clinici, ma anche l'Organizzazione mondiale della sanità e il premio Nobel per la medicina Bruce Beutler.

"C'è una competizione nel mondo, dove più di 100 gruppi sono impegnati nella ricerca di un vaccino. Alcuni candidati sono già in fase avanzata e ai test sull'uomo, ma resta difficile fare previsioni sui tempi - sottolinea Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all'Università Cattolica del Sacro Cuore - Per quanto i tempi tecnici possano essere ridotti, infatti, ci sono 3 fasi di sperimentazione e poi occorre produrre miliardi di dosi: non ho la palla di vetro, ma scommetterei che il 2021 sarà l'anno del vaccino, anzi dei vaccini, perché penso che ne avremo più d'uno. Ma sono anche pronto ad essere smentito", assicura Cauda.

Avanza più dubbi Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università degli Studi di Milano: "Ammesso che si individui un vaccino efficace - cosa che non è detta, vedi Hiv ed epatite C - ci vuole tempo per gli studi di sicurezza, ma anche per la produzione su grande scala". L'esperto stima dunque siano necessari "1-2 anni, ammesso poi che la problematica non vada a scemare".

Una previsione simile è anche quella del direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova e direttore dell'Unità operativa complessa di microbiologia e virologia dell'azienda ospedaliera patavina, Andrea Crisanti, secondo cui "ci vorranno perlomeno altri due anni e mezzo, a meno di non prendere scorciatoie di carattere etico, cioè vaccinare e poi infettare le persone, e penso sia una cosa assolutamente inaccetabile anche perché a questi studi concorrono sempre persone vulnerabili". Per fare un vaccino, ribadisce, "ci vogliono anni, non mesi. Non esiste un vaccino fatto in meno di 3 anni, 3 anni e mezzo. E' fantascienza, se si vogliono rispettare criteri rigorosi e scientifici e determinati criteri etici".

"Si può prevedere - stima Giorgio Palù, past president della Società europea di virologia e professore emerito di Microbiologia dell'università di Padova - che fra i circa 130 preparati vaccinali in allestimento qualcuno emerga come efficace. Sicuramente quello cinese prodotto con il virus attenuato in formalina (un vecchio tipo di vaccino) nell'animale funziona molto bene. Gli altri per rapidità sono stati provati su volontari umani per vedere se facessero produrre anticorpi neutralizzanti. Ma non si può usare l'uomo come cavia - obietta - per cui non sapremo precisamente quando avremo un vaccino di questo tipo. Io mi sono fatto un'idea: vediamo molti soggetti guariti che sembrano re-infettarsi, in realtà è il tampone che esce falsamente negativo".

"Se non si supera l'infezione nella prima settimana e il virus va in profondità e in circolo - avverte Palù - c'è la possibilità che l'infezione si prolunghi: in quei casi quella che importa non è più l'immunità data dagli anticorpi circolanti ma anche l'immunità cellulare, perché le cellule infettate possono trasmettere il virus senza che gli anticorpi lo captino. In sintesi, credo che dovremo usare varie piattaforme vaccinali, compresa una che dia anche un'immunità cellulo-mediata. Prima di un anno e mezzo, comunque, non avremo nessun vaccino e quando arriverà sarà per uso sperimentale nei soggetti più a rischio. Non sarà subito per tutti".

Nonostante gli annunci e l'accelerazione, "se tutto va bene, avremo un vaccino per la primavera-estate del 2021", chiosa il virologo Guido Silvestri, docente negli Usa alla Emory University di Atlanta.

"Lo sviluppo di un vaccino - evidenzia il portavoce dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Tarik Jašarević - richiede in genere diversi anni. Anche se si accelerano i tempi, lo sviluppo di un vaccino per Covid-19 richiederà tempo. L'Oms sta lavorando con partner di tutto il mondo per velocizzare la ricerca e lo sviluppo di un vaccino sicuro ed efficace e garantire un accesso equo ai miliardi di persone che ne avranno bisogno. Il primo studio sui vaccini è iniziato solo 60 giorni dopo che la sequenza genetica del virus è stata condivisa dalla Cina. Questo è un risultato incredibile". L'Oms ricorda che "oggi più di 130 vaccini sono allo studio a livello globale, di cui 10 in fase clinica e diversi nella fase di pre-valutazione. L'Oms si impegna a garantire che, man mano che vengono sviluppati medicinali e vaccini, siano equamente condivisi con tutti i paesi e le persone".

"Ci sono opinioni realistiche secondo cui il vaccino potrebbe essere prodotto su larga scala dall'inizio del prossimo anno. Tuttavia, non vi è alcuna certezza al riguardo", risponde Bruce Beutler, immunologo e genetista americano, premio Nobel per la Medicina 2011.

"E' logico pensare che difficilmente si potrà avere un vaccino prima della primavera prossima", anche se "francamente non mi va di tentare di indovinare una data", risponde l'immunologa Antonella Viola, direttrice scientifica dell'Irp (Istituto di ricerca pediatrica)-Città della speranza di Padova.

"Si sta correndo molto velocemente e diversi prodotti sono al momento in una fase di studio avanzata - osserva - Si stanno tentando approcci nuovi e più veloci di quelli classici, ma bisognerà comunque passare attraverso una serie di fasi di validazione. Il vaccino deve essere sicuro e deve conferire protezione a giovani e anziani, quindi deve essere testato su un gran numero di persone prima di essere messo in commercio. Considerando la grande quota di asintomatici nell'infezione da Sars-CoV-2, questo complica le cose", spiega Viola. "Si è suggerito di poter scegliere dei giovani volontari che possano essere vaccinati e poi infettati col virus, per accelerare i tempi della sperimentazione - ricorda - Questo ha però forti implicazioni etiche, perché il rischio di una grave sintomatologia nei pazienti giovani è basso, ma non è nullo. Inoltre, il fatto che il vaccino sia in gradi di proteggere un giovane sano non implica che sia protettivo in un anziano malato. Questi sono solo alcuni dei problemi, senza parlare poi dei tempi di produzione e distribuzione".

"Ci vorranno ancora mesi per la sperimentazione e mesi per la produzione. Quindi non sarà disponibile presto, non prima della primavera 2021", osserva Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e virologia all'ospedale San Raffaele di Milano.

Un'analisi, quella di Clementi, "che faccio mia", dice Alberto Zangrillo, direttore delle Unità di anestesia e rianimazione generale e cardio-toraco-vascolare del San Raffaele, sentendosi in linea con l'amico e collega d'istituto.

"Speriamo che il vaccino arrivi il prima possibile - si augura Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova e componente della task force Covid della Regione Liguria - Ci sono oltre 120-130 esperienze diverse nel mondo, qualcuna più avanti qualcuna più indietro. Ci auguriamo che la sperimentazione si completi il prima possibile e che già per l'autunno ci possa essere qualcosa di pronto. Poi però va prodotto per grandi numeri, miliardi di dosi, non è così semplice".

Sulla stessa linea Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell'Università Campus Bio-Medico di Roma: "Speriamo che il vaccino arrivi il prima possibile. Sono numerosi i centri in tutto il mondo che stanno cercando di svilupparlo. Il lavoro di ricerca internazionale che è stato fatto per la conoscenza del virus, e l’Italia ha avuto un ruolo preminente su questo fronte, è fondamentale per trovare la soluzione più efficace".

Per Francesco Le Foche, responsabile del day hospital di immuno-infettivologia del Policlinico Umberto I di Roma, il vaccino "credo possa arrivare tra la fine dell'anno e i primi mesi del 2021. Questi sono i tempi ipotizzabili".

In ogni caso, ricorda Pierluigi Lopalco, epidemiologo dell'Università di Pisa e coordinatore scientifico della task force pugliese per l'emergenza coronavirus avremo un vaccino "appena uno o più candidati abbiano dimostrato di essere sicuri ed efficaci. Ottimisticamente nel primo semestre 2021".

Una previsione con cui concorda Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma: "Come ha recentemente detto Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases statunitense, dobbiamo evitare di dare falsi annunci, che ci promettono il vaccino domani. Così come dobbiamo ricordare che oggi abbiamo solo 'candidati' vaccinali, nessuno pronto per essere testato sull'uomo. Ci vorranno alcuni mesi. Ma per poter avere un vaccino potenzialmente utilizzabile su vasta scala dovremo aspettare, probabilmente, la primavera dell'anno prossimo. Per il resto ci sono tanti rumors, tante pressioni e anche tanti interessi".

"Attualmente i vaccini per Sars-Cov-2 in sperimentazione sono circa 126 ma quelli realmente 'candidati' alla prossima produzione di massa sono 10, preparati secondo tecniche di inattivazione o genetiche. Alcuni di questi vaccini, attualmente in fase avanzata di sperimentazione su volontari sani - fa il punto Marco Tinelli, infettivologo e tesoriere della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali - saranno a disposizione per alcune categorie (personale sanitario, forze dell’ordine, ecc.) anche verso la fine dell’anno. Per avere una vaccinazione di massa che richiede tempi più lunghi per una produzione industriale, bisognerà aspettare la prossima primavera".

Per Giuseppe Novelli, genetista dell'Università di Tor Vergata, è "difficile dirlo con certezza. Normalmente ci vogliono da 10 a 15 anni per produrre un vaccino funzionale, e quasi il 90% di quelli sperimentati non raggiunge le fasi finali. Qui si stanno bruciando le tappe, grazie anche alle tecnologie genetiche, e quindi ci aspettiamo che almeno qualcuno arrivi a meta in un anno", auspica l'esperto.

Sui tempi necessari per realizzare un vaccino anti Covid-19 ha frenato fin da subito il virologo Roberto Burioni: "Immaginare di ottenere un vaccino contro il coronavirus in pochi mesi è una sciocchezza, non sappiamo neppure se trovare la cura sarà cosi' facile", ha affermato a febbraio durante una tavola rotonda organizzata a Torino dal Centro medico diagnostico del capoluogo piemontese. "Anche pensare di ottenere un vaccino prima di 2 anni è una proiezione di un ottimismo ingiustificato", ha aggiunto il docente dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, osservando poi che "l'Hiv lo conosciamo dagli anni '80 e un vaccino non ce l'abbiamo ancora".

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