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Caso Scieri, Procura di Pisa chiude indagini su morte parà: 5 indagati

15 giugno 2020 | 08.54
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Il giovane allievo paracadutista della Folgore fu trovato morto nell'agosto del 1999 nella caserma 'Gamerra' di Pisa

(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Questa mattina la polizia ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari in relazione alla vicenda della morte del giovane allievo paracadutista della Folgore Emanuele Scieri, deceduto nella caserma 'Gamerra' di Pisa, sede del centro di addestramento dei paracadutisti, il 13 agosto 1999, e trovato senza vita solo tre giorni dopo. Sono cinque le persone indagate.

Sull'episodio la squadra mobile di Firenze e l'aliquota della sezione di polizia giudiziaria della polizia di Stato della Procura della Repubblica di Pisa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Pisa, hanno svolto articolate indagini che già nell'estate del 2018 portarono all'esecuzione di una misura cautelare per omicidio.

La Procura di Pisa ha chiuso l'inchiesta prima della scadenza fissata dalla nuova proroga al prossimo luglio, in seguito al deposito della perizia svolta dalla professoressa Cristina Cattaneo, ordinario di medicina Legale all'Università degli Studi di Milano e direttore del Labanof - Laboratorio di antropologia e odontologia forense, sui resti riesumati del 26enne parà siracusano.

Prima della Procura della Repubblica di Pisa, lo scorso 12 maggio la Procura militare di Roma ha chiuso l'inchiesta sulla morte di Scieri e l'avviso di conclusione delle indagini, della Procura generale militare presso la Corte militare di appello di Roma, è stato notificato a tre indagati, che compaiono anche fra i cinque indagati dalla Procura di Pisa.

IL PROCURATORE - Emanuele Scieri cadde dalla torre di asciugatura dei paracadute perché colpito mentre stava fuggendo. E' questa, secondo quanto spiegato oggi dal procuratore capo di Pisa Alessandro Crini, la ricostruzione degli ultimi momenti dell'aggressione che il giovane praticante avvocato subì da parte di tre commilitoni ai quali è stato notificato, in queste ore, l'avviso di conclusione delle indagini. Si tratta di due ex caporali e un altro ancora in servizio nell'Esercito, tutti e tre accusati di omicidio volontario aggravato da motivi abietti e futili.

Tra gli indagati anche un ex comandante della Folgore, da tempo in pensione, al quale è stato contestato di aver reso false dichiarazioni al pm, e un altro ex ufficiale della Folgore accusato di favoreggiamento per una telefonata fatta un'ora dopo il ritrovamento del cadavere di Scieri, che sarebbe servita, secondo gli inquirenti, a preconfezionare una tesi difensiva di fronte alle indagini avviate sulla morte del giovane siciliano.

Crini ha spiegato che a Scieri "prima fu ordinato di svestirsi parzialmente, poi fu percosso", e quando si rivestì, per sfuggire alle violenze "tentò di salire sulla scala della torretta dalla parte esterna", ma sarebbe stato inseguito da un commilitone che lo avrebbe "continuato a colpire: lo testimoniano le lesioni a mani e corpo di Scieri, che gli fanno perdere la presa, facendolo precipitare da un'altezza di 10 metri".

Il procuratore capo di Pisa ha poi sottolineato che "in questi due anni di lavoro, l'attuale catena di comando del Centro addestramento paracadutismo (Capar) ha dato piena collaborazione al nostro lavoro", e l'inchiesta ha cercato "di ricostruire contesto e antefatto" portando alla scoperta di "una situazione molto incandescente dentro il Capar e apprendiamo che già in quei giorni c'era stato avvicendamento ai vertici proprio per queste tensioni che esistevano".

IL LEGALE E LA FAMIGLIA - "Siamo lieti che siano emersi degli ipotetici responsabili e che alcuni siano gli stessi per entrambe le procure. Ci riserviamo una valutazione alla conoscenza effettiva degli atti" ha detto all'Adnkronos l'avvocato Maria Alessandra Furnari, legale della famiglia di Emanuele Scieri. "Speriamo a brevissimo di poter conoscere gli atti, sia della Procura militare che della Procura di Pisa, che al momento non conosciamo - ha aggiunto l'avvocato - Abbiamo la certezza che si è trattato di indagini complesse, siamo certi che è stato fatto un ottimo lavoro, ma non siamo a conoscenza degli atti per poter comprendere bene le attività e gli elementi sulle quali si basano".

"Il clima è cambiato, c'è la volontà di dare alla famiglia e al Paese la giustizia affinché un atto così non cada nel silenzio" le parole all'Adnkronos di Isabella Guarino, la mamma di Emanuele. "Sia la Procura di Pisa che la Procura militare sono arrivate alla chiusura delle indagini - ha sottolineato - Si procede sulla strada che cerca di individuare i responsabili di questa violenza assurda della quale mio figlio è stato vittima. La nostra speranza è che finalmente si possa procedere e si possa dare giustizia a mio figlio individuando i responsabili".

"Tutti noi e gli amici di Emanuele abbiamo lottato per 20 anni perché si facesse luce su un caso assurdo e sembrava ci fosse un muro invalicabile per raggiungere la verità - ha sottolineato ancora la mamma di Emanuele - Sono passati tanti anni e tanti momenti di amarezza, sembrava tutto finisse nel dimenticatoio, poi c'è stata la svolta con le procure che hanno riaperto le indagini. Il clima è cambiato".

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