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Covid, Crisanti a Zangrillo: "Troppa euforia"

01 luglio 2020 | 11.01
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Covid, Crisanti a Zangrillo:

Scintille tra il professor Andrea Crisanti e il professor Alberto Zangrillo. Il dibattito tra i due medici a Cartabianca si accende sulle sfumature tra ottimismo e realismo. "In questo momento in Italia non ci si sta ammalando, è un'osservazione clinica. L'osservazione virologica ci dice che i tamponi eseguiti sono poverissimi di carica virale. Agli italiani dobbiamo dirlo. Se poi mi dite 'fermati, Zangrillo perché sei troppo facilone', mi fermo e mi taccio per sempre. Ma se non dico quello che sto osservando, non faccio un buon servizio", le parole di Zangrillo, direttore della terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano. "Non vorrei che questo messaggio venisse frainteso e tutti capissero 'è finita, non dobbiamo più preoccuparci'. Questo senso di euforia ci induce ad abbassare la guardia, non vorrei che il professor Zangrillo si pentisse tra 2-3 mesi di aver indotto comportamenti meno sicuri. Il virus c'è ancora", ribatte Crisanti. direttore della Microbiologia e virologia dell'Università di Padova. "Questa affermazione del professor Crisanti non la posso accettare, mi sta incolpando di aver detto alla gente 'liberi tutti'. Non è così, non equivochiamo: io ho semplicemente riportato la verità. Poi, se volete chiudere l'Italia in una zona rossa, fatelo. Poi ne riparliamo a ottobre. Se in questo paese dire la verità significa istigare a comportamenti irresponsabili...", dice Zangrillo.

Nel corso della trasmissione, Crisanti ribadisce concetti già espressi. "La trasmissione è caratterizzata da una bassa carica virale, chi si infetta raramente necessita dell'ospedalizzazione. E' anche vero che ogni giorni registriano 150-200 casi, che per forza dipendono dal contagio di asintomatici. Concordo con l'analisi secondo cui in questo momenti ci sono casi clinici non gravi", afferma. "Mi differenzio dal professor Zangrillo laddove penso di suggerire un po' più di cautela, se ci portiamo appresso tutti questi casi verso ottobre-novembre è altamente probabile che avremo un riaccendersi dei focolai. L'Italia è in una situazione totalmente diversa rispetto a 3 mesi fa, c'è maggiore consapevolezza e maggiore preparazione. Avremo focolai, come quelli visti a Bologna o Roma, che sono stati già aggrediti nel modo giusto. Non sappiamo se in autunno o in inverno la carica virale aumenterà", osserva ancora.

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