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Coronavirus, si punta su colchicina: in corso 15 studi, 3 in Italia

03 luglio 2020 | 12.51
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Il farmaco, a basso costo, è un potente antinfiammatorio e potrebbe limitare e prevenire gli alti livelli di infiammazione responsabili dei danni d’organo determinati dal Sars-Cov 2. Al centro di sperimentazione in 9 Paesi

(Afp)
(Afp)

Le potenzialità terapeutiche della colchicina e il basso costo di questo farmaco rappresentano un elemento di grande interesse per la comunità dei clinici e dei ricercatori. Si tratta di uno dei medicinali più utilizzati nelle sperimentazioni per il trattamento dei pazienti colpiti da Covid-19: sono 15 gli studi clinici in corso in nove Paesi e prevedono complessivamente il coinvolgimento di oltre 15.500 pazienti. E per la metà di tali studi sono attesi i risultati entro l'estate. A ricordarlo è Acarpia Farmaceutici, azienda italiana specializzata nella gestione di farmaci maturi e che distribuisce in Italia la colchicina.

La colchicina è il farmaco 'low cost' più studiato nella Covid 19 ed è il primo old drug repurposed con un piano clinico incredibilmente integrato: da pazienti neo-diagnosticati paucisintomatici a pazienti con quadro clinico severo in ventilazione assistita. Con tre studi in corso l'Italia è tra i Paesi più attivi nella sperimentazione della colchicina; seguono Usa (2 studi), Iran (2 studi), Spagna (2), Canada (2), Grecia, Argentina, Russia, Messico. Le sperimentazioni in corso in tutto il mondo hanno coinvolto pazienti con tampone positivo, coprendo diverse fasi della malattia ed età dei pazienti.

Le citochine e le chemochine svolgono un ruolo importante nell'immunità e nell'immunopatologia durante le infezioni virali. I pazienti con Covid-19 grave hanno livelli serici più elevati di citochine proinfiammatorie (TNF-α, IL-1 e IL-6) e chemochine (IL-8) rispetto ai soggetti con malattia lieve o controlli sani. La colchicina è un potente antinfiammatorio con un meccanismo d’azione peculiare che la distingue dai Fans e potrebbe quindi limitare e prevenire gli alti livelli di infiammazione responsabili dei danni d’organo determinati dal Sars-Cov 2, il coronavirus responsabile della malattia Covid-19. Negli ultimi anni la colchicina è stata al centro di ricerche cliniche che hanno consentito un suo riposizionamento all’interno del panorama farmacologico e una valorizzazione delle sue potenzialità terapeutiche: dal 2017 infatti è utilizzata anche per il trattamento della pericardite acuta e ricorrente.

L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha autorizzato in Italia tre protocolli che stanno analizzando le potenzialità della colchicina in aggiunta alle terapie standard: Colvid-19 promosso dal Dipartimento di Medicina dell’Università di Perugia, con il patrocinio di Società italiana di reumatologia (Sir), Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), Associazione italiana pneumologi ospedalieri (Aipo); ColCovid promosso dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma; Choice-19 promosso dalla Società italiana di reumatologia (Sir) e dalla società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg). Nel mondo sono in corso altri 12 studi.

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