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Coronavirus, "alla Tnt Bologna almeno 33 casi e cresceranno"

10 luglio 2020 | 11.47
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Tiziano Loreti, coordinatore di Si Cobas Bologna, il sindacato che rappresenta i lavoratori del sito di logistica felsineo, sul focolaio in azienda

Immagine di repertorio (Fotogramma/Ipa)
Immagine di repertorio (Fotogramma/Ipa)

di Paola Benedetta Manca
"Alla Tnt-Fedex di Bologna ci sono 31 casi di Coronavirus e aumenteranno perché sono presenti, in tutto, circa 200 lavoratori". A riferirlo all'AdnKronos è Tiziano Loreti, coordinatore di Si Cobas Bologna, il sindacato che rappresenta i lavoratori del sito di logistica felsineo. "Ieri - spiega - i lavoratori hanno fatto sciopero perché non volevano lavorare con il rischio di contrarre il virus e abbiamo chiesto alla Ausl di chiudere l'azienda. Alla Tnt avevamo già mandato una diffida perché i giorni scorsi erano stati riscontrati due casi, ma non era stato preso nessun provvedimento".

"Mercoledì scorso - racconta Loreti - è stato fatto un primo giro di tamponi, ieri altri ancora, di cui attendiamo gli esiti, quindi il numero dei contagiati è destinato a salire. Abbiamo chiesto che i tamponi vengano fatti anche ai driver, visto che sono in stretto contatto con i facchini".

"Ci troviamo di fronte a un nuovo focolaio - accusa Loreti -, dopo quello alla Bartolini e i casi in Sda e Cdl, sempre nel bolognese: è evidente che c'è un grosso rischio di contagio nel settore della logistica, dovuto all'esternalizzazione esasperata del lavoro da parte delle aziende per rincorrere il massimo ribasso, con misure di sicurezza inesistenti e lavoratori ammassati tra loro, senza nessuna possibilità di distanziamento".

"Il settore della logistica – spiega Loreti –, secondo i dati di maggio 2020, ha avuto un incremento dell'86% dovuto al boom dell'e-commerce. Alla Tnt, in conseguenza di ciò, c'è stato un forte aumento di personale. La Tnt ha assegnato l'appalto dei lavoratori in magazzino a una cooperativa. Dato il bisogno di facchini in più, la cooperativa, a sua volta, ha subappaltato il lavoro attraverso agenzie interinali o prendendo lavoratori dai centri di accoglienza, pagandoli 3 euro l'ora, con condizioni igieniche e di sicurezza precarie. Il personale è aumentato, ma gli spazi sono rimasti uguali e ci sono momenti in cui i lavoratori stanno pigiati in mensa o negli spogliatoi e rischiano il contagio. Vigilare sulle condizioni di sicurezza, comunque, spetta a Tnt".

"Le modalità di lavoro sono, in generale, proibitive, in magazzini con 45-50 gradi, sollevando continuamente pacchi e rischiando di soffocare" per via della mascherina – spiega Loreti -. Abbiamo chiesto che vengano aumentate le pause e fatte delle sanificazioni vere non superficiali, create commissioni in cui siedano anche rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori ed eseguiti tamponi per tutti".

"Da parte delle aziende – denuncia Loreti – c'è stata una corsa ad aprire ma senza verificare che ci fossero condizioni di sicurezza adeguate e i controlli non ci sono. I focolai scoppiano perché viene privilegiata l'industria rispetto alla salute dei lavoratori e, in questo, una grossa responsabilità ce l'hanno anche il Governo, la Regione e l'Ausl".

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