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Milano, corruzione e abuso d'ufficio: arrestati 3 dipendenti Agenzia Entrate

10 luglio 2020 | 10.08
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Avrebbero rilasciato visure e certificati aggirando le procedure interne dell’Agenzia, così favorendo alcuni professionisti del settore (cosiddetti "visuristi") in cambio di utilità

(Fotogramma)
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Nella giornata di oggi nelle province di Milano e Como, i carabinieri del Comando Provinciale di Milano hanno eseguito un’ordinanza di Custodia Cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Milano su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 3 dipendenti (2 uomini e una donna) dell’Agenzia delle Entrate - Ufficio Provinciale del Territorio di Milano , ritenuti responsabili - a vario titolo - di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e abuso d’ufficio.

L’inchiesta, coordinata dal proc. agg. Laura Pedio e dal sostituto procuratore Giovanni Polizzi, è stata condotta dal Nucleo Investigativo di Milano con la cooperazione, in alcune fasi, della Direzione Audit dell’Agenzia delle Entrate ed ha avuto origine da alcune dichiarazioni spontanee raccolte nel gennaio 2017 da due dipendenti pubblici in merito a presunte condotte illecite da parte di alcuni loro colleghi nel rilasciare visure e certificati aggirando le procedure interne dell’Agenzia, così favorendo alcuni professionisti del settore (cosiddetti 'visuristi') in cambio di utilità.

È stato accertato, in quest’ottica, il coinvolgimento di 29 visuristi deferiti all’autorità giudiziaria in quanto concorrenti nell’attività illecita e di altri 2 dipendenti dell’Ufficio Provinciale del Territorio (fra cui l’ex Conservatore, oggi in pensione), contestualmente indagati per abuso d’ufficio. L’attività investigativa ha documentato come i pubblici ufficiali indagati, nel periodo monitorato (fra febbraio e giugno 2018), dopo un contatto telefonico, incontrassero furtivamente i 'visuristi' correi all’interno del plesso pubblico o nelle immediate vicinanze dello stesso per consegnare loro copie di atti e certificati ipotecari o catastali estratti in violazione delle procedure previste.

In questo modo consentivano ai professionisti di omettere il versamento delle tasse prescritte, in cambio di un compenso in denaro contante. In altri casi, i dipendenti pubblici effettuavano, per conto dei professionisti e dietro compenso, vere e proprie attività di consulenza con la redazione di pratiche estranee ai loro compiti, svolte in orario di servizio e utilizzando la documentazione d’Ufficio in palese violazione delle norme di legge e regolamentari. La frequenza giornaliera delle illecite cessioni documentali e delle illegittime attività extraprofessionali consente di effettuare, allo stato, una stima approssimativa del danno erariale complessivo di alcune decine di migliaia di euro, per quanto concerne i fatti oggetto di contestazione.

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