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Toscana, migranti sfruttati per volantinaggi: 11 misure cautelari

16 luglio 2020 | 15.05
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Blitz dei carabinieri del comando per la tutela del lavoro e dei comandi di Firenze, Prato e Pistoia

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Reclutavano immigrati, soprattutto africani, che, in cambio di una paga di pochi euro, parte dei quali finivano ai caporali, dovevano lavorare per 13 ore al giorno per distribuire volantini pubblicitari. Questa mattina è scattato il blitz dei carabinieri del comando per la tutela del lavoro e dei comandi provinciali di Firenze, Prato e Pistoia, coordinati dalla Procura del capoluogo toscano, che ha messo fine al sistema di sfruttamento.

Undici le misure cautelari personali eseguite - sei in carcere, una ai domiciliari, quattro obblighi di dimora - emesse dal gip del Tribunale di Firenze. Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro le accuse nei confronti degli indagati in concorso tra loro. Sei indagati sono pakistani, due maliani, un tunisino, un marocchino e un'italiana. Oltre agli arresti, sono stati eseguiti anche sequestri di beni mobili e immobili appartenenti a società di Prato e Massa (Massa Carrara) che si occupavano di distribuzione di volantini, tutti di note catene commerciali, estranee ai fatti.

Tra i beni sequestrati ci sono anche sette furgoni con cui il traffico illecito veniva svolto oltre a numerosi conti correnti bancari intestati a persone fisiche e giuridiche, coinvolte nell'indagine, sui quali sono depositati o sono transitati gli importi patrimoniali provento dei reati contestati, diverse carte di credito e carte prepagate in uso agli indagati per un valore complessivo di circa 500.000 euro. Secondo quanto emerso nel corso dell'indagine, una parte del reclutamento sarebbe avvenuta in alcune strutture di accoglienza per immigrati. Tra i destinatari delle misure cautelari figurano un ospite del Cas di Campi Bisenzio (Firenze), uno della struttura Caritas di Sesto Fiorentino (Firenze), e due ospitati negli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) di Scandicci (Firenze) e Campi Bisenzio; all'interno di queste strutture venivano svolte parte delle condotte illecite contestate nella misura cautelare.

Almeno un'ottantina gli immigrati che sarebbero stati sfruttati. L'attività lavorativa avveniva, come hanno spiegato gli investigatori dell'Arma dei Carabinieri, in assenza delle principali tutele in ambito di lavoro, e la retribuzione era di una trentina di euro al giorno, ma i caporali avrebbero trattenuto per sé gran parte della somma. I lavoratori venivano inoltre controllati con sistemi di tracciamento elettronici.

Le indagini, di tipo tradizionale e patrimoniale, svolte dal nucleo dei carabinieri dell'ispettorato del lavoro di Firenze, sulla base di una segnalazione della prefettura, che aveva rilevato anomalie in una richiesta di protezione internazionale da parte di un cittadino straniero ospitato presso il Cas di Scandicci (Fi), hanno documentato lo sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno, di circa ottanta lavoratori extracomunitari, prevalentemente africani. In particolare, le indagini hanno accertato le modalità con le quali i gestori del giro di caporalato, in assenza delle minime condizioni di tutela della salute, igiene e sicurezza, costringevano i lavoratori immigrati a distribuire volantini pubblicitari di note catene commerciali nazionali e internazionali per 12-13 ore di lavoro giornaliere in quasi tutte le province della Toscana.

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