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"Il 'dottore' decide tutto", il racconto di una vittima della psicosetta

20 luglio 2020 | 11.29
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E' lei che ha fatto scattare l'operazione 'Dioniso'. Gli adepti della setta, prevalentemente di sesso femminile, ma con a capo un uomo, oggi 77enne, si sono resi responsabili del reato di associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù ed alla commissione di numerosi e gravi reati in ambito sessuale, anche ai danni di minorenni

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

"Lui decide tutto, chi puoi frequentare, dove puoi lavorare. Sceglie quali ragazze devono farlo divertire, se puoi o non puoi frequentare i nostri luoghi fatati. Lui è Lui . Noi lo chiamiamo Lui o il dottore, perché non possiamo nominare il suo nome, non ci è concesso". È stato il racconto di una delle vittime della psicosetta, scoperta in oltre due anni di indagini dagli agenti della Squadra Mobile di Novara, a far scattare l'operazione che si chiama, non a caso, 'Dioniso' e all'esecuzione di 26 perquisizioni personali e 21 perquisizioni locali e a numerosi sequestri tra Novara, Milano e Pavia.

L'indagine della Squadra Mobile di Novara e dello S.C.O., coordinata dalla Procura della Repubblica di Torino – Dda con l’applicazione di un magistrato della Procura di Novara e che ha visto anche la collaborazione della Squadra Mobile di Torino, ha consentito di accertare l’esistenza di una psicosetta con base operativa nella provincia di Novara e diramazioni nella città di Milano e nel pavese, i cui adepti si sarebbero resi responsabili di numerosi e gravi reati in ambito sessuale, anche ai danni di minori e finalizzata alla riduzione in schiavitù. "Lui", oggi 77enne, chiamato "il dottore" veniva venerato dai suoi adepti come una sorta di Dio al quale tutti dovevano pedissequamente obbedire, pena l'isolamento dal gruppo settario.

I leader della setta delle "bestie" (come si chiamavano tra di loro), al fine di raggiungere i propri scopi, veniva aiutato da alcune sue strette collaboratrici, vere e proprie aguzzine. Il gruppo criminale, grazie a un centro psicologico e una fitta rete di attività commerciali, tutte riconducibili alla setta – come due scuole di danza o una scuola di 'Spada Celtica', diverse erboristerie, una bottega di artigianato, e persino una casa editrice – riusciva a reclutare le ignare vittime da introdurre inconsapevolmente nelle dinamiche settarie.

Le 'prescelte', ragazze anche adolescenti o addirittura bambine come nel caso della denunciante, venivano introdotte alla filosofia della setta ed iniziate a 'pratiche magiche', tra le quali, soprattutto, pratiche sessuali, spesso estreme e dolorose, vere e proprie torture, che servivano, nella logica impartita dal leader, ad annullare 'l’io pensante', ad 'accendere il fuoco interiore' ed entrare in un 'mondo magico, fantastico e segretissimo'. La setta finiva così per assorbire ogni aspetto della vita delle adepte, sia per quanto riguarda il loro ambito personale che familiare, e persino la loro formazione.

In pratica, così come accaduto per le vittime finora accertate, o i membri della famiglia venivano inglobati nella setta e indotti a sottostare alle volontà del 'Dottore', oppure si imponeva alle adepte di tagliare ogni tipo rapporto con loro. Era 'Lui' a decidere l’indirizzo di studi, i corsi formativi o il lavoro che le ragazze dovevano effettuare, quasi sempre presso le attività commerciali legate all'organizzazione con il fine di vincolarle indissolubilmente al gruppo settario. Tutto questo determinava un vero e proprio isolamento dal mondo esterno che privava le adepte di ogni punto di riferimento, rendendole totalmente dipendenti dalla setta la quale, sebbene dannosa, costituiva a quel punto l’unico sostegno sia economico che morale.

Dal racconto della denunciante è emerso che la setta aveva avuto origine a metà degli anni '80 dalla fusione di due gruppi paralleli, la cui sede principale è collocata nella provincia di Novara, il luogo dove dimora abitualmente 'il Dottore' e da dove gestiva in maniera capillare, ogni movimento delle adepte. Nei circa 30 anni di attività della setta hanno partecipato, a vario titolo e con vari ruoli, un numero di persone ancora non compiutamente quantificabile, ma certamente elevato. Ulteriori accertamenti sono stati svolti anche sugli aspetti economici, sia per quanto riguarda le attività commerciali legate all’organizzazione, sia in ordine ai versamenti di denaro ai quali erano tenuti i membri, che erano particolarmente esosi nel caso di condizioni economiche agiate.

Nessuno poteva ritenersi immune dal pericolo di immissione nell’organizzazione; anche ragazze dal livello culturale molto elevato e apparentemente esenti da condizionamenti esterni, rischiavano di essere annesse alla setta qualora individuate come prede. Questo perché l’organizzazione si serviva di psicologhe professioniste, a loro volta adepte, le quali, facendo leva su uno stato di fragilità emotiva delle ragazze, anche solo momentaneo, intraprendevano l’opera di indottrinamento e inclusione, secondo un preciso e dettagliato “schema”: le neofite venivano riempite di attenzioni, di premure e sottoposte a un vero e proprio lavaggio del cervello che le portava ad aprirsi sempre più alle prassi dell’organizzazione, fino ad accettare acriticamente insopportabili violenze e soprusi di ogni genere.

Tutto è andato avanti fino a che una delle vittime è stata in grado di superare, in parte, i traumi derivati dalla frequentazione del gruppo, rompendo il muro di silenzio che avvolgeva questo impenetrabile mondo sommerso. Le numerose perquisizioni e i sequestri sono stati eseguiti nelle prime ore di ieri dalla Squadra Mobile di Novara e dal Servizio Centrale Operativo con la partecipazione del personale delle Squadre Mobili di Torino, Milano, Genova, Pavia, Alessandria, Asti, Biella, Vercelli, Verbania e Aosta, nonché da equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine di Milano e Torino.

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