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Omicidio Cerciello, Varriale: "Ci siamo qualificati"

20 luglio 2020 | 15.20
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Così il collega del vicebrigadiere dei carabinieri morto sotto le coltellate di Finnegan Elder nel corso della nuova udienza del processo che vede imputato anche il californiano Gabriel Natale Hjorth: "Eravamo a 3-4 metri". E sottolinea: "Scelta di non portare pistola mia esclusiva responsabilità". "Non ho visto i due americani subire maltrattamenti", ha aggiunto Varriale

IL luogo dell'omicidio (Foto Fotogramma
IL luogo dell'omicidio (Foto Fotogramma

"Quando abbiamo visto i due abbiamo attraversato la strada e gli siamo andati incontro. Ci siamo avvicinati e abbiamo tirato fuori il tesserino e ci siamo qualificati dicendo ‘carabinieri’. Eravamo a circa 3-4 metri. Poi abbiamo riposto i tesserini e ci siamo avvicinati per essere a mani libere". Lo ha detto in aula in Tribunale a Roma Andrea Varriale, il collega del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega morto sotto le coltellate di Finnegan Elder, nel corso della nuova udienza del processo che vede imputato anche il californiano Gabriel Natale Hjorth.

Varriale ha ricostruito le fasi della colluttazione e ha spiegato, rispondendo alle domande del difensore di Hjorth nel corso del controesame, che sia lui che Cerciello avevano la placca nella tasca dove è stata riposta dopo essere stata esibita. "Noi li abbiamo individuati, ci siamo qualificati - ha ricordato Varriale - ci siamo avvicinati".

"Non ho visto i due americani subire maltrattamenti"

Varriale ha ribadito che la decisione di non portare l’arma quella sera "è stata una responsabilità esclusivamente mia". Il carabiniere ha detto anche che nel turno precedente in zona Termini portavano la pistola "perché - ha sottolineato - la riteniamo una zona pericolosa". Sulle armi "c’è una circolare interna che prevede che la pistola vada portata addosso e non in borselli".

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