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Firenze, 19enne morì in discoteca: arrestato lo spacciatore

22 luglio 2020 | 18.59
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E' accusato di aver venduto ecstasy alla ragazza di Livorno, Erika Lucchesi, trovata morta il 20 ottobre scorso in un locale di Sovigliana

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

È stato arrestato dai carabinieri a Livorno lo spacciatore accusato di aver venduto ecstasy a Erika Lucchesi, la 19enne livornese trovata morta il 20 ottobre del 2019 in una discoteca di Sovigliana, frazione di Vinci (Firenze).

L'arresto dell'uomo, un 28enne di origine tunisina, accusato di spaccio di sostanze stupefacenti e morte in conseguenza di un altro delitto, è scattato in esecuzione di un'ordinanza di custodia in carcere emessa dal gip del Tribunale di Firenze.

Il 28enne è stato rintracciato la notte scorsa dai militari in un appartamento in zona stazione centrale a Livorno ed è stato trasferito nel carcere della città toscana.

Erika Lucchesi la notte tra il 19 e il 20 ottobre dello scorso anno con alcuni amici stava partecipando alla serata evento per la riapertura della discoteca Mind Club di Sovigliana, ancora conosciuta con il nome di Jaiss, locale culto della musica techno. La giovane si sentì male intorno alle 4 del mattino e venne rinvenuta a terra, priva di sensi, tra il bagno e la pista da ballo. Alle 4,13 partì la chiamata al 118. I medici del 118 provarono in tutti i modi a rianimarla, ma per lei non ci fu niente da fare.

Dalle indagini, coordinate dal pm Fabio Di Vizio della procura di Firenze, emerse quasi subito il nome del presunto spacciatore tunisino. L'uomo, secondo quanto riferirono agli investigatori anche gli amici della 19enne che si trovavano con lei in discoteca, sarebbe stato un pusher molto noto nell'ambiente delle discoteche.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, anche con l'ausilio dei filmati delle telecamere di sorveglianza interna del locale, il 28enne tunisino, Emir Achour, avrebbe ceduto all'interno della discoteca almeno quattro pasticche di ecstasy a Erika poco prima che la giovane fosse colta da malore. Altre cinque le avrebbe vendute a due amici della ragazza. Poi, sempre secondo la ricostruzione degli investigatori, quando la diciannovenne, a seguito dell'assunzione della droga, accusò il malore che la portò alla morte, il pusher, venuto a conoscenza del fatto, avrebbe regalato le pasticche che gli erano rimaste agli avventori del locale in modo da uscire dalla discoteca senza lo stupefacente ed evitare problemi in caso di controllo da parte delle forze dell'ordine. Il tunisino successivamente si era reso irreperibile, fino all'arresto della scorsa notte.

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