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Piacenza, l'informatore: "Montella diceva che in caserma erano tutti 'sotto la sua cappella'"

25 luglio 2020 | 13.52
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Parlava così il 26enne marocchino dalle cui parole è partita l’inchiesta della procura di Piacenza che vede ora indagati dieci carabinieri e che ha portato al sequestro della caserma Levante

Fotogramma
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"Io principalmente parlavo con Montella, il quale mi diceva che comunque tutti gli altri carabinieri della stazione (Levante, ndr) erano ‘sotto la sua cappella’, compreso il comandante Orlando". Parlava così il 26enne marocchino dalle cui parole è partita l’inchiesta della procura di Piacenza che vede ora indagati dieci carabinieri e che ha portato al sequestro della caserma Levante.

Le registrazioni audio delle dichiarazioni del 26enne - già in passato arrestato per spaccio e diventato nel frattempo informatore dell’appuntato Giuseppe Montella, principale indagato della vicenda - erano infatti state fatte ascoltare in procura dal maggiore dei carabinieri Rocco Papaleo, oggi comandante della Compagnia di Cremona e all’epoca alla guida del Nucleo investigativo di Piacenza, convocato in quell’occasione per un’altra indagine, e che ha così dato il via all’inchiesta.

L’informatore raccontava inoltre di conoscere l’appuntato Giuseppe Montella fin dal 2010 e di aver ricevuto da lui già nel 2016 la proposta, poi accettata, di collaborare all’arresto di spacciatori della zona in cambio di una percentuale del denaro o della droga sequestrata, come si legge nelle oltre 900 pagine della richiesta di misure cautelari firmata dalla procura.

“Montella”, spiegava ancora l’informatore, “in modo molto esplicito mi ha detto che se avessi avuto qualche operazione ‘cotto e mangiato’, senza svolgere indagini lunghe, una parte del denaro e dello stupefacente pari al 10% poteva essermi data come compenso”. Il 26enne veniva anche tranquillizzato dallo stesso carabiniere che “nel caso di eventuali controlli potevo fare il suo nome e anche chiamarlo personalmente”.

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