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Caso Zaki, Amnesty: "Italia ritiri ambasciatore"

27 luglio 2020 | 17.08
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Caso Zaki, Amnesty:

L’Italia deve manifestare "segnali di profonda scontentezza" all’Egitto con il " ritiro temporaneo dell’ambasciatore Cantini" e "sospendendo la fornitura delle due fregate". Amnesty Italia, dopo l’ennesimo no alla liberazione di Patrick Zaki da parte dell’Egitto, parlando con l’Adnkronos, va oltre la delusione. Il portavoce Riccardo Noury vede un filo rosso tra la vicenda di Giulio Regeni e Zaki: "Sono due vicende legate dallo scarso impegno delle istituzioni italiane con lodevoli eccezioni, penso al presidente della Camera Fico che ha invocato un cambio di passo, ma i segnali che Italia da’ da tempo all’Egitto sono segnali di scarso interesse".

Noury fa esempi concreti: " C’è in ballo la vendita di due fregate militari che è il manifesto di una politica che ha interessi diversi dal rispetto dei diritti umani. Amnesty continua a dire che occorre manifestare segnali di profonda scontentezza e questo lo si fa sospendendo la fornitura delle due fregate e lo si fa anche richiamando temporaneamente l’ambasciatore Cantini, il tempo necessario per dargli istruzioni diverse su quei due dossier tragicamente aperti".

Ci sono rischi che a Patrick Zaki possa toccare la stessa sorte di Regeni? "Non vedo il rischio perché c’è una mobilitazione forte su entrambe le vicende che non finiranno nell’oblio. Certo, - annota il portavoce di Amnesty Italia- su Patrick Zaki c’è una questione che rende urgente una iniziativa: soffre di asma bronchiale e si trova in un carcere in cui il coronavirus è entrato, quindi i tempi per dimostrare l’innocenza possono essere tempi lunghi ma per tutelare la salute devono essere più brevi". Noury ricorda poi che l’Egitto da marzo scorso per decongestionare le carceri ha fatto uscire "13 mila detenuti. Dovrebbe esserci anche Patrick tra loro".

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