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Strage Bologna, Pupi Avati: "Ferita ancora aperta e inspiegabile"

31 luglio 2020 | 11.17
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Così, con l’Adnkronos, il regista ricorda quei tragici eventi

Fotogramma
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La strage di Bologna del 2 agosto 1980 “è una ferita ancora aperta e inspiegabile. Le varie indagini, i vari processi e le sentenze lasciano ancora dei varchi all’inesplicabile”. La pensa così il regista bolognese Pupi Avati che, con l’Adnkronos, ricorda quei tragici eventi sottolineando che “il male per il male, così assoluto è difficile da comprendere ed è difficile soprattutto convivere con il male quando arriva a delle punte così estreme”.

Avati, che nella miniserie ‘Un matrimonio’ attraverso il racconto della vita di una famiglia ha descritto tanti fatti recenti della storia di Bologna tra cui anche la strage, ricorda poi come venne a conoscenza di ciò che si era verificato alla stazione del capoluogo emiliano. “Quel 2 agosto – dice – era il primo giorno del film ‘Aiutami a sognare’ che girammo a Ro Ferrarese. Io e mio fratello arrivammo da Roma festosi, convinti di iniziare la lavorazione del film con Mariangela Melato, e ignari di quello che era accaduto".

"Vedemmo - continua - tutta la strada di fronte alla villa Saracco di Ro Ferrarese invasa dalle nostre comparse in costume e dai ballerini. Erano tutti sconvolti, non c’erano le facce allegre perché era successa la strage. Noi apprendemmo la notizia in un clima surreale: le persone, vestite a festa, dovevamo comunicare questa tragedia tremenda sulla quale la radio via via mandava diversi aggiornamenti. Per una strana coincidenza, proprio a Ro Ferrarese comincio un altro film, ‘Lei mi parla ancora’", conclude Avati.

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