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Strage Bologna, sopravvissuto Pucher: "40 anni e ancora non c'è verità definitiva"

31 luglio 2020 | 11.06
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L'amara riflessione all'Adnkronos di uno dei superstiti della strage e membro dell'Associazione dei parenti delle vittime

(Fotogramma)
(Fotogramma)

di Paola Benedetta Manca

“Il significato di questo 40esimo anniversario della strage di Bologna è che finora non abbiamo ancora la verità definitiva su chi ha organizzato l'attentato e lo ha premeditato. In 40 anni abbiamo assistito, in compenso, a innumerevoli depistaggi”. E' l'amara riflessione di Eliseo Pucher, uno dei superstiti della strage e membro dell'Associazione dei parenti delle vittime, intervistato dall'AdnKronos. Il 2 agosto 1980 aveva 25 anni.

Pucher commenta l'imminente processo, a novembre, contro i mandanti. “Non speravamo di arrivarci, ci incoraggia aver ottenuto, nel gennaio scorso, la condanna all'ergastolo di Gilberto Cavallini. Abbiamo il sostegno dell'associazione e dell'opinione pubblica”. “La ferita – spiega Pucher - non si rimarginerà fino a quando non si arriverà alla completa verità. Con la direttiva Renzi sulla desecretazione degli atti, sembrava che finalmente sarebbe stato possibile esaminare i documenti chiave di questa vicenda, invece non è stato così, perché è stata resa inefficace e sono state versate negli archivi solo carte inutili, è merito solo della volontà dell'Associazione dei familiari se una parte di questi materiali è stata digitalizzata”.

Pucher richiama il Governo alle sue responsabilità: “Ogni anno, alle celebrazioni dell'anniversario, arrivano esponenti del Governo e fanno grandi promesse che poi non hanno mai mantenuto, neanche in minima parte, e questo non fa loro onore”.

“Anche la vicenda dei risarcimenti – aggiunge – è vergognosa. E' allucinante che, dopo 40 anni, ne stiamo ancora parlando. Non so se lo fanno per demotivarci, ma noi non ci arrendiamo e per fortuna abbiamo la forza dell'associazione, altrimenti ci avrebbero sconfitto”. Quest'anno, il giorno dell'anniversario, a causa delle restrizioni per il Covid, non si terrà il consueto corteo fino alla stazione e la manifestazione nella piazza antistante sarà spostata in piazza Maggiore. “Chiaramente ci dispiace molto – commenta Pucher –, ma bisogna attenersi alle regole. E' stata organizzata l'iniziativa in modo da poter lo stesso commemorare questo giorno nel modo migliore”.

Infine, il ricordo di Pucher va al 2 agosto del 1980, quando la bomba alla stazione si portò via le vite di 85 persone e ne ferì 200. “Quel giorno – spiega – stavo andando a lavorare a Salsomaggiore Terme (Parma) da Udine, dovevo cambiare treno a Bologna e avevo in mente di fare un giro in città, magari verso la Montagnola. Il mio treno, però, arrivò in ritardo, allora decisi di attendere in sala d'aspetto e 15 minuti dopo si scatenò l'inferno. Però sono stato fortunato nella sfortuna. Sono ancora vivo”.

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