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Rusconi (Presidi Lazio): "Giusto investire nella scuola per futuro società"

19 agosto 2020 | 17.21
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(Fotogramma)
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Il pensiero di Mario Draghi, espresso al meeting di CL, pone allo stesso tempo riflessioni a cui noi adulti siamo chiamati a rispondere con decisioni autorevoli e tempestive, e allo stesso tempo apre a un futuro di speranza verso i giovani e la società. Prendendo infatti spunto dal Covid, Draghi, ha messo in evidenza come questo virus al di là degli effetti devastanti sulla salute degli individui sia diventato la cartina di tornasole delle pluriennali difficoltà del sistema scolastico italiano e più in generale della formazione nel nostro paese”. È quanto afferma all'Adnkronos Mario Rusconi, presidente dell’Anp-Lazio, commentando l'intervento dell'ex governatore della Bce Mario Draghi al Meeting di Rimini.

In Italia abbiamo un patrimonio edilizio composto per oltre il 56% da immobili costruiti prima degli anni '70, in cui non esistevano quelle norme di sicurezza e di igiene ambientale previste dagli anni ottanta in poi. La mancanza di una organica progettazione e di un piano di investimenti nell’edilizia scolastica che assicuri strutture ampie e moderne, - continua Rusconi - al passo coi tempi e con le tecnologie, sta oggi mettendo a dura prova la capacità ricettiva delle scuole del nostro paese. Il rapporto quasi sempre difficile fra i presidi e gli enti locali (proprietari in quanto comuni delle scuole primarie e medie ed in quanto province/città metropolitane degli istituti delle scuole superiori), spesso inadempienti e scarsamente collaborativi, spinge i dirigenti scolastici a defaticanti conflitti per vedere paradossalmente eseguite operazioni di banale manutenzione ordinaria, per non parlare di quella straordinaria, di più ampio impegno e costo. Situazioni di ordinaria amministrazione che in altri paesi europei il preside può risolvere in completa autonomia gestionale”.

Il tema oggi tanto dibattuto delle 'classi pollaio' mette in evidenza non solo il problema della volumetria e del numero degli alunni per classe, quanto l’insensatezza formativa di mettere insieme 26/30 alunni soprattutto nei primi anni delle superiori, che si trasformano così di fatto in fabbriche a ciclo continuo di dispersione scolastica. Anche la formazione dei docenti, espunta dai contratti di lavoro per più di 10 anni e reinserita soltanto qualche anno fa in modo sporadico e mal organizzato, - sottolinea Rusconi - ha contribuito a determinare una categoria che dovrebbe essere di alta specializzazione in professionisti che, nel migliore dei casi, debbono provvedere volontariamente e individualmente alla crescita e al rafforzamento delle loro competenze”.

La mancanza di un vero e proprio management diffuso, stabilito normativamente in ogni scuola è attualmente affidato alla buona volontà di docenti samaritani, ma si creano così spesso dei vuoti nella gestione degli stessi istituti. La lenta trasformazione del ruolo del dirigente da leader organizzativo dell’intera struttura scolastica, - evidenzia ancora Rusconi - strettamente legata all’ambito della formazione degli studenti, a passacarte degli uffici scolastici periferici e centrali, ha di fatto finito con l’invadere la sfera professionale del preside depotenziandone il ruolo principale”.

Inoltre “la mancanza di una seria valutazione dell’attività delle scuole e degli operatori scolastici impedisce ogni eventuale buona intenzione di supporto verso gli istituti in difficoltà. L’aver definitivamente cancellato nelle scuole, già da diversi anni, le figure professionali del medico scolastico e dell’equipe psico-pedagogica - evidenzia ancora Rusconi - sta continuando ad esporre le nostre giovani generazioni a quei rischi dovuti in gran parte alla loro età e inesperienza, che invece si potrebbero evitare con opportune azioni di formazione e prevenzione fatte proprio da quegli specialisti”.

“In tutti questi anni la mancanza di coraggio e la scarsa lungimiranza da parte dei decisori politici nell’affrontare anche solo alcune di queste problematiche, quelle almeno considerate prioritarie, - chiude Rusconi - risultano adesso in piena epidemia Covid19 la causa più netta delle immense difficoltà che questo virus ci sta mettendo davanti con inusitata forza distruttiva”.

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