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Regioni, Cassese: "Su spese e burocrazia test non superato"

22 agosto 2020 | 17.14
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Possiamo dire che le Regioni sono state un successo? Cita Alcide De Gasperi Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale e professore di Global Governance alla School of Government della Luiss Guido Carli, per spiegarlo durante l'evento '50 anni di Regioni: l'architettura dell’Italia alla prova' al Meeting di Rimini. "'Le regioni si salveranno, matureranno, resisteranno solo a una condizione: che dimostrino di essere migliori della burocrazia statale. Migliori soprattutto per quanto riguarda le spese'. Una bella affermazione - sottolinea Cassese citando De Gasperi -. E direi che questo test le Regioni non ce l'hanno fatta perché non hanno dimostrato di essere migliori dello Stato per quanto riguarda le spese".

"Le regioni sono nate come corpi legislativi, svolgendo le loro funzioni delegandole ai comuni e le province o avvalendosi dei loro uffici con l'idea di non costituire una quarta burocrazia, quella regionale. E anche qui le Regioni non ce l'hanno fatta, perché esse sono oggi anche, direi principalmente, dei grandi corpi amministrativi".

Cassese che durante il suo intervento al Meeting di Rimini ha ripercorso le tappe fondamentali di '50 di Regioni', ha evidenziato che "c'è ancora un forte divario tra le regioni del Nord e del Sud". La conferenza Stato-Regioni, ha precisato, "è il luogo nel quale si potrebbe realizzare il regionalismo collaborativo e cooperativo. E allora perché non viene utilizzata di più? Perché le Regioni sono sempre lì con degli avvocati davanti alla Corte costituzionale?" E poi: "La differenziazione ci deve essere, certo. Regioni vuol dire autonomia e autonomia vuol dire differenziazione ma il modo per cominciare la differenziazione è quello di parlare del residuo fiscale?" domanda Cassese.

Il giudice emerito della Corte Costituzionale ha poi voluto attrarre l'attenzione dei politici sulle elezioni. "Le elezioni regionali come misura del consenso per il governo nazionale, questo è il dibattito che si sta svolgendo oggi in Italia nella politica. Ma è giusto fare questo? O facendo così stiamo in realtà rinazionalizzando le Regioni? Noi stiamo sostanzialmente prendendo le Regioni per fare un discorso che riguarda il governo nazionale invece di riconoscere che esse debbono avere indirizzi diversi, debbono rappresentare il luogo del policentrismo, del pluralismo, dell'autonomia".

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