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'Ndrangheta, blitz a Milano: 11 arresti, ci sono anche 2 vigili

03 settembre 2020 | 09.44
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Nell'inchiesta della Dda di Milano è stata ricostruita l’attività di favoreggiamento a favore dell’associazione mafiosa anche di un consulente esterno della Procura di Busto Arsizio

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Ci sono anche un funzionario Anas e due ufficiali della polizia locale dei comuni di Ferno e Lonate Pozzolo (Varese) tra gli indagati nell'inchiesta della Dda di Milano, che ha portato stamattina in carcere 11 persone per presunti legami con l'Ndrangheta, tra la Lombardia e la Calabria. Le indagini hanno documentato "rapporti e condotte illecite di due ufficiali della polizia locale dell’Unione dei Comuni di Ferno e Lonate Pozzolo (indagati ma non destinatari di provvedimenti coercitivi)". Avrebbero favorito un esponente dell’associazione mafiosa con la rivelazione di controlli ispettivi ai cantieri, e sono ancora in corso le attività di perquisizione a carico degli indagati.

Il funzionario Anas, invece, intervenuto in un cantiere di Vanzaghello dell’impresa riconducibile ad uno dei sodali della cosca, pur accertando l’assenza dei permessi necessari all’occupazione della carreggiata, avrebbe prima redatto i verbali di accertamento e poi, in seguito all’intervento dell’affiliato, li avrebbe annullati. Il geometra si sarebbe poi messo a completa disposizione per garantire il completamento dei lavori. A fronte della propria condotta corruttiva, il funzionario avrebbe anche accettato dall’appartenente alla cosca la promessa della dazione di un escavatore.

Nell'inchiesta della Dda di Milano è stata ricostruita l’attività di favoreggiamento a favore dell’associazione mafiosa commessa anche da un consulente esterno della Procura di Busto Arsizio, già colpito da provvedimento cautelare il 4 luglio 2019 per altri reati. L'indagato era titolare di un’agenzia investigativa con cui faceva il consulente tecnico dell’ufficio giudiziario varesino, ma faceva anche “bonifiche” a favore di un autorevole esponente della locale di “Legnano-Lonate Pozzolo” per il rintraccio di microspie, gps e telecamere installate dalla polizia. Forniva periodicamente informazioni su indagini in corso ed indicazioni tecniche e cautele da adottare per eludere le attività investigative.

E' stata ricostruita anche una violenta estorsione a Malta nel gennaio 2020 da parte di un gruppo di indagati diretta espressione della famiglia di Vincenzo Rispoli, "storico capo della locale di Legnano – Lonate Pozzolo", spiegano i carabinieri. Un imprenditore per cui alcuni indagati avevano lavorato in nero era stato selvaggiamente picchiato per non aver pagato quanto concordato.

L’estrema violenza a Malta serviva non soltanto a punire l’imprenditore inadempiente ma a confermare, anche in territorio straniero, che "la ‘ndrangheta non è morta", come uno degli stessi indagati avrebbe ribadito nel corso di una conversazione intercettata. Le numerose risultanze raccolte in fase investigativa hanno confermatom ancora una volta, la piena ed attuale operatività della Locale “Legnano-Lonate Pozzolo”.

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