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Grosseto, abusi e foto a figlia di 2 anni: condannati padre e madre

05 settembre 2020 | 15.30
LETTURA: 2 minuti

Sei anni anche per un'altra donna accusata di abusi sui due figli minori

Fotogramma
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Abusavano della figlia di due anni, scambiandosi anche materiale pedopornografico che ritraeva la piccola. Padre e madre, entrambi di un Comune della provincia di Grosseto, sono stati condannati dal Tribunale di Firenze rispettivamente a 9 anni e a 6 anni di reclusione. Gli abusi nei confronti della bambina di due anni sarebbero stati progettati dai genitori già prima della sua nascita. Dall'analisi delle chat è emerso infatti che la madre ha portato avanti la gravidanza con il preciso intento di realizzare le fantasie sessuali condivise con il compagno.

Condannata a sei anni anche una terza persona, una donna, accusata di abusi sui due figli minori e di aver scambiato materiale pedopornografico con lo stesso uomo. I reati contestati ai tre sono divulgazione di notizie e informazioni finalizzate allo sfruttamento sessuale dei minori di 16 anni, produzione di materiale pornografico realizzato con minori di 18 anni con l’aggravante di aver commesso il fatto abusando della propria autorità di genitori e di violenza sessuale nei confronti di minori di 18 anni con l’aggravante di aver commesso il fatto abusando della propria autorità di genitori, in concorso tra loro.

Gli abusi furono scoperti dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Firenze, che a partire dall’agosto 2018, aveva partecipato a un’attività investigativa condotta dalla polizia spagnola, dalla quale è emersa la presenza sul territorio italiano di alcuni utenti attivi all’interno di gruppi a 'tema pedofilo', presenti sul circuito di messaggistica istantanea Telegram.

Nell’agosto 2019, a conclusione delle indagini, venne eseguita una perquisizione a carico di un quarantenne della provincia di Grosseto, il padre della bambina condannato dal Tribunale di Firenze, che venne arrestato in quanto colto nella flagranza dei reati di divulgazione e detenzione di un ingente quantitativo di materiale pedopornografico e successivamente sottoposto alla misura degli arresti domiciliari nell’abitazione dei propri genitori.

L’attività di polizia consentì di accertare l’esistenza sulle piattaforme di Whatsapp e Telegram, utilizzate dall’uomo, di gruppi 'attivi' dediti alla condivisione di link mega.nz, tutti riconducibili a contenuti pedopornografici e immagini e video in chiaro di minori in atti sessuali, oltre alle chat intercorse tra gli stessi utenti riferibili allo scambio di immagini e video.

Inoltre dall’analisi forense dei contenuti dei supporti informatici sequestrati emerse la condotta di due donne italiane, che, in contatto con l’uomo, per suo conto e su sua istigazione, negli anni precedenti e fino a qualche giorno prima dell’arresto avevano partecipato con lui a pratiche pedofile e alla produzione di immagini pedopornografiche, abusando loro stesse sessualmente delle proprie figlie sin dalla tenera età di uno e due anni. All’esito dell’esecuzione delle ordinanze cautelari in carcere le due bambine furono affidate ai servizi sociali.

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