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Ex pm Sabella: "Nessuna differenza fra chi minaccia i legali e chi ha ucciso Willy"

10 settembre 2020 | 13.28
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"Minacce indegne nascono da stesso clima di violenza. Senza applicare il diritto diventiamo uguali ad assassini"

Alfonso Sabella (Fotogramma)
Alfonso Sabella (Fotogramma)

"Quella dell’avvocato è una delle professioni più nobili al mondo e merita rispetto, e anche i criminali peggiori hanno diritto alla difesa. E indegno di un paese civile assistere alle minacce verso chi fa solo e giustamente il suo lavoro. Mutatis mutandis, si tratta dello stesso clima di violenza che ha determinato la morte di Willy, sul piano concettuale non c’è differenza. E la sopraffazione dell’uno sull’altro con la violenza, con le minacce, che è poi quello che ha portato alla morte del povero Willy". A dirlo all'AdnKronos è l'ex pm antimafia Alfonso Sabella, oggi giudice del Tribunale del Riesame di Napoli, commentando le minacce di morte ricevute da Massimiliano Pica, legale dei fratelli Marco e Gabriele Bianchi e di Mario Pincarelli, indagati per la morte di Willy Monteiro.

"Fra l’altro – aggiunge Sabella – sono minacce rivolte a un avvocato innocente, com’era innocente Willy, che fa solo il suo lavoro. Dunque, ribadisco, mutatis mutandis, e da mutare c’è molto, concettualmente non c’è una grande differenza fra chi minaccia gli avvocati e chi ha determinato la morte di Willy".

Quanto alle accuse rivolte a Luca Bizzarri per aver scritto che occorre capire da dove ha origine certa violenza e ricordato che la presunzione d’innocenza e il garantismo sono scritti nella costituzione, Sabella afferma: "Nel corso della mia vita mi sono confrontato con crimini orrendi, ho visto dei criminali peggiori, molto peggiori, di questi balordi che hanno ucciso Willy, ma nonostante ciò avevano tutti i diritti del mondo, ed è giusto così. Perché noi siamo diversi dai criminali, e proprio per marcare questa differenza noi concediamo ai criminali, che sono "non colpevoli" fino a sentenza definitiva, i loro diritti. E l’applicazione delle regole di un Paese civile qual è il nostro, e ringraziamo Dio di vivere in un Paese così".

Poi Sabella conclude: "Se non applichiamo queste regole di civiltà, queste regole dettate dal diritto naturale, noi diventiamo uguali agli assassini, perché agiamo di pancia, d’istinto, e invece no, lo Stato deve agire razionalmente e nel rispetto delle regole, e le regole sono queste. Se non piacciono, si esca dal consorzio civile e ci si metta a fare i delinquenti".

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