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Covid, Gabrielli: "Preoccupati per l'ordine pubblico"

15 settembre 2020 | 16.51
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Il capo della Polizia: "Casi come morte Willy o Acerra non nascono dalla mattina alla sera"

(Fotogramma)
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"È una fase estremamente complicata in cui dovremmo andare alla ricerca della salvaguardia delle istituzioni, ma anche le istituzioni devono fare un passo verso i disagi vissuti dalla comunità. Sono preoccupato per le questioni di ordine pubblico: mai come in questo periodo chi ha responsabilità della sicurezza deve avere la capacità di empatizzare con chi sta vivendo situazioni di disagio. C'è bisogno di dialogo e comprensione, di sollecitare il senso di responsabilità più che di esercizi muscolari". Lo ha detto il capo della Polizia, Franco Gabrielli, a margine del secondo incontro del gruppo di lavoro sulle minacce criminali correlate all'emergenza Covid-19 dell'Europol in corso a Roma.

"O si supera la situazione insieme, come comunità, o sarà difficile. Il fatto che questo non è un tema che riguarda solo il nostro Paese la dice lunga sulla dimensione del problema che stiamo affrontando. Chi ha l'uso legittimo della forza deve mettere un surplus di empatia e sensibilità", ha aggiunto.

VICENDA WILLY E ACERRA - "Ogni tanto ci si risveglia, sembra che in questo Paese si viva una sorta di sindrome di 'Alice nel paese delle meraviglie'. Alcuni fenomeni non nascono dalla mattina alla sera, ma sono frutto di quello che viviamo, dei valori che abbiamo inserito nel nostro vivere la comunità. Siamo molto preoccupati, ma non per i casi singoli, che sono dolorosi e tristi. Queste sono situazioni legate a uno stile di vita molto diffuso, che vive nelle nostre città e quartieri. Dovremmo fare tutti considerazioni, non solo pensare al fatto che mancano i controlli, che serve un poliziotto in più. C'è un tema di agenzie educative nel nostro Paese".

JOHNNY LO ZINGARO - "Non posso che apprezzare la professionalità delle nostre donne e dei nostri uomini, così come la collaborazione con la polizia penitenziaria che troppo spesso viene relegata a un ruolo marginale nel sistema della sicurezza. Le carceri in teoria dovrebbero rieducare, ma spesso sono fucine criminogene".

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