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Il boss Pasquale Zagaria torna in carcere

22 settembre 2020 | 10.10
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Lo ha deciso il tribunale di sorveglianza di Brescia. Era ai domiciliari per l'emergenza coronavirus

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Il boss della camorra Pasquale Zagaria torna nel carcere milanese di Opera. Lo ha deciso il tribunale di sorveglianza di Brescia. Zagaria era stato messo ai domiciliari per l'emergenza coronavirus.

Era stato il Tribunale di sorveglianza di Sassari, dove Zagaria era al 41 bis, a disporre gli arresti domiciliari lo scorso 24 aprile, alla luce dei suoi gravi problemi di salute, domiciliari che il boss ha scontato in provincia di Brescia.

Per questo il suo fascicolo era passato ai giudici di sorveglianza della città, che hanno rivalutato la sua posizione alla luce del decreto legge sulle scarcerazioni e disposto il rientro a Opera, dove c'è una struttura sanitaria in grado di garantire le cure di cui ha bisogno.

Con il rientro in carcere di Zagaria sono tornati in cella tutti e tre i detenuti al 41 bis ai quali erano stati concessi i domiciliari per problemi di salute legati all'emergenza coronavirus. Prima di lui, sulla base del decreto sulle scarcerazioni del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, erano rientrati in carcere il boss mafioso Francesco Bonura e l'esponente della 'ndrangheta Vincenzo Iannazzo.

''Il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, accogliendo le proposte espresse dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha firmato oggi pomeriggio il decreto con il quale viene ripristinata l’applicazione del regime speciale previsto dall’art.41bis dell’Ordinamento Penitenziario nei confronti di Pasquale Zagaria'', ha comunicato in serata il ministero della Giustizia aggiungendo che ''da questa mattina il detenuto si trova nella Casa di reclusione di Milano Opera, con provvedimento firmato dal magistrato di sorveglianza di Brescia, competente per territorio''.

''L’istituto è stato individuato dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, come previsto dal decreto-legge n. 29/2020 approvato dal Consiglio dei Ministri nel maggio scorso, che consente al Dap di comunicare alla magistratura di sorveglianza l’eventuale disponibilità di strutture penitenziarie o di reparti di medicina protetta in cui il condannato può scontare la pena con l’adeguata assistenza sanitaria''.

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