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Benigni e Braschi in tribunale: "Mai compiuti abusi edilizi"

23 settembre 2020 | 20.15
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Foto Fotogramma - FOTOGRAMMA
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"Io sono un amico di vecchia data di Veltroni e mai mi sarei sognato di chiedergli un favore, tanto meno illecito. Quanto dichiarato dall'architetto Nicolino Di Battista al tribunale civile di Roma è una calunnia che deve essere punita con una condanna penale". Lo ha detto in aula in tribunale, in udienza a porte chiuse, l’attore Roberto Benigni, sentito insieme con la moglie Nicoletta Braschi, parte offesa, nel processo in cui è imputato per calunnia l'architetto Nicolino Di Battista, al quale nel 2006 la coppia aveva dato l'incarico di svolgere i lavori. I fatti riguardano un abuso edilizio nell’abitazione romana della coppia, a Villa Appia delle Sirene.  

Nel 2013 l’architetto Di Battista "nell’ambito di un procedimento davanti al tribunale civile di Roma su ricorso della Braschi per l’esecuzione di accertamenti tecnici preventivi sull’immobile di sua proprietà, i cui lavori di ristrutturazione venivano a lui affidati in qualità di architetto, in una memoria incolpava, pur sapendoli innocenti", la moglie del premio Oscar e "i funzionari comunali Luca Odevaine e Massimo Miglio di avere concorso in condotte illecite idonee ad integrare il reato di abuso edilizio". 

"Odevaine e Miglio non sono mai venuti nella villa per il cantiere oggetto di processo – ha detto dal canto suo Braschi sentita come parte offesa - Sono venuti nel 2006, una prima volta per una denuncia di abusivismo fatta da mio marito contro il nostro vicino. E una seconda volta per un muro di confine che minacciava di crollare".  

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