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Covid, Sileri: "Rischio chiusura frontiere se numeri salgono"

23 settembre 2020 | 17.03
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"Niente controlli a Ventimiglia? Stiamo verificando"

Foto Fotogramma
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Se si arriverà di nuovo a una chiusura delle frontiere "è una domanda alla quale non so rispondere oggi. Con i numeri attuali direi proprio di no. Il rischio però è che, se i numeri dovessero salire e divenire fuori controllo, potrà essere necessaria". E' la riflessione del viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, intervenuto a 'Timeline' su SkyTg24. In Europa, osserva, "si stanno attuando misure diverse e forse questa è un po' particolare. Servirebbero misure similari. L'uso della mascherina, la distanza, ormai sono misure assodate".

Il ragionamento di Sileri parte da un'analisi della situazione a Ventimiglia, in particolare in riferimento al fatto che non verrebbero fatti controlli al confine con la Francia. "Stiamo già verificando - assicura - E' chiaro che i controlli devono essere fatti e devono essere sicuramente più rigidi, perché non possiamo permetterci fughe o entrate del virus e quindi la creazione di nuovi focolai che potrebbero partire soprattutto da chi proviene da quelle aree dove la situazione sembra un po' più fuori controllo, dove cioè aumenta il numero di casi di settimana in settimana senza una stabilizzazione o troppo in fretta".

Su Ventimiglia, prosegue, "stiamo già verificando, con l'idea di rafforzare i controlli. Perché un conto è il controllo di chi arriva mediante aereo, più difficile è farlo sulle vie di scorrimento come autostrade o stazioni. Bisogna vedere se il tampone è stato fatto o indirizzare le persone a farlo nel momento del loro arrivo. Almeno ai confini con Paesi dove è maggiore il rischio". Ma, ribadisce, "come ho detto più volte nei giorni scorsi è necessaria una strategia europea".

"Questa tattica che stiamo usando oggi - puntualizza Sileri - consente di controllare il Paese più vicino con alti contagi, ma è necessaria una strategia europea in cui i controlli vengano fatti ovunque. Perché i numeri che osserviamo sono in crescita un po' ovunque, come era anche atteso visto l'arrivo di aria più fredda che raggiungerà anche l'Italia e fa sì che il virus rialzi anche la testa".

E' evidente, conclude, "che i casi salgono, e non si può fare solo una strategia Italia-Francia o Italia-Spagna, ma serve una strategia comunitaria che consenta la possibilità di movimento in sicurezza con l'uso del test sierologico, di un tampone o test salivare".

"Posso anche dire che in Italia siamo più bravi e sicuramente i numeri ci confortano su questo, ma i conti si fanno alla fine. Sento molti amici e colleghi che sono nel Regno Unito e mi dicono che la mascherina non viene usata. Anzi ho amici italiani che sono stati anche presi in giro in maniera confidenziale perché portavano la mascherine. Quindi, sono state usate sicuramente strategie diverse", ha sottolineato Sileri in merito alle dichiarazioni del primo ministro britannico Boris Johnson il quale, rispondendo a una domanda sull'Italia e sulla sua capacità di contenimento del coronavirus Sars-CoV-2, ha obiettato che il Regno Unito è un Paese che ama la libertà.

"La bravura - frena Sileri - si vedrà alla fine, quando l'epidemia sarà terminata. Sicuramente i vari Paesi europei hanno usato strategie diverse. E in questo momento c'è, secondo me, il fattore abbassamento delle temperature che sicuramente" sta incidendo sulle differenze numeriche fra le diverse aree d'Europa. "La stagione autunnale-invernale inizia prima nel Nord Europa. E' chiaro che, se poi non usi la mascherina e hai allentato le misure della distanza di sicurezza e del lavaggio mani, il virus circola di più. Anche noi però arriveremo a numeri del genere, credo sia inevitabile", conclude il viceministro italiano.

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