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Suarez, in telefonate per calciatore nome manager Juve Paratici

24 settembre 2020 | 08.26
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"Con lui vinciamo Champions League": le intercettazioni

(Foto Fotogramma/Ipa)
(Foto Fotogramma/Ipa)

Quando nei colloqui tra dirigenti e docenti dell’Università per gli stranieri è cominciato a circolare il nome di Fabio Paratici, già direttore sportivo e ora Chief football officer della Juventus, uno degli intercettati s’è lanciato in un entusiastico "è più importante di Mattarella!". Un’esagerazione che - scrive il Corriere della Sera - equivaleva a indicare un motivo in più per mettersi a disposizione della società che s’era mossa, così dicevano tra di loro, attraverso un dirigente collocato addirittura un gradino sopra al presidente della Repubblica. È uno degli indizi di come e perché l’ateneo perugino abbia attivato il meccanismo (illecito per la Procura di Perugia) che ha portato a organizzare "l’esame farsa" di italiano per il giocatore Luis Suarez, necessario a farlo diventare cittadino europeo e fargli vestire la maglia bianconera. Sebbene non ci sia, al momento, la prova che fosse questa la richiesta della Juventus.

Anche perché la voce del manager bianconero citato nei colloqui non è stata registrata. "Con la Juve ho buoni rapporti. Ci stanno chiedendo di fare in fretta", si raccontavano gli intercettati, riferendosi all’interessamento della società. Ma un conto è chiedere di accelerare i tempi, o anche invitare a farlo, per firmare un contratto prima della chiusura del mercato; un altro è istigare a truccare l’esame. Distinzione che i pubblici ministeri guidati dal procuratore Raffaele Cantone hanno ben chiara nel portare avanti l’indagine alla ricerca dell’ipotetico corruttore. "Tu sai che io ho buoni rapporti con la dirigenza della Juventus", dice il rettore dell’università statale Maurizio Oliviero (non indagato) in una telefonata con il Direttore generale di quella per gli stranieri Simone Olivieri, inquisito per corruzione, falso e violazione di segreto.

E aggiunge, si legge ancora, "dobbiamo aiutare il nostro centravanti". È il contatto che mette in moto la macchina che, nella ricostruzione dell’accusa, ha portato lo stesso Olivieri e la rettrice Giuliana Greco Bolli a "fornire le necessarie direttive" per attestare che il calciatore uruguaiano parlasse bene l’italiano, nonostante la professoressa che gli ha fatto un corso accelerato abbia ammesso: "Non spiccica ’na parola". È proprio lei, Stefania Spina, appena promossa docente ordinario di Glottologia e linguistica, a mostrarsi la più entusiasta per il supporto da fornire (e fornito) a Suarez. "Con lui vinciamo la Champions league", s’infiamma in un’intercettazione svelando un ardore che rende pubblico su Twitter quando scrive una settimana fa, dopo la consegna del diploma: "Grazie Luis Suarez per la tua visita di oggi all’Università per Stranieri di Perugia. È stato un piacere averti come studente!".

Dai dialoghi registrati dagli investigatori della Guardia di finanza emerge anche un altro particolare - scrive il Corriere della Sera - l’eventualità che, per fare in fretta come richiesto, l’esame al bomber del Barcellona si potesse svolgere online ma con il calciatore presente in territorio italiano, presso l’ambasciata in Spagna. Ipotesi tramontata in favore dell’anticipazione della prova: oltre a quella già fissata per il 22 settembre ne è stata indetta una "straordinaria" per il 17. Dedicata a Suarez e altri tre aspiranti italiani, con il pretesto di "esigenze logistiche e di sicurezza legate all’occupazione delle aule"; un ulteriore falso contestato alla rettrice e al direttore generale.

Qualche giorno prima, però, gli indagati capiscono che alla Juventus l’acquisto di Suarez non interessa più; probabilmente perché la società ha compreso che superare il test di italiano è un requisito necessario ma non sufficiente a ottenere la cittadinanza, e dunque i tempi restano comunque troppo stretti. Dirigenti e docenti dell’ateneo se ne rammaricano, temono che «il nostro centravanti» rinunci all’esame, e forse che possano sfumare i futuri vantaggi immaginati per l’istituto. Invece Suarez si presenta puntuale, nel primo pomeriggio di giovedì 17. Ben sapendo, secondo la Procura che ritiene di aver acquisito la prova dell’identità tra le domande anticipate al calciatore per via telematica e quelle effettivamente poste all’interrogazione, a cosa e come avrebbe dovuto rispondere.

La professoressa Spina, "incaricata della preparazione del candidato", recita l’atto d’accusa - aveva tenuto delle lezioni private al giocatore via internet. "Abbiamo concordato l’esame", "Gli ho fatto la simulazione dell’esame e abbiamo praticamente concordato quello che gli farà l’esame... mi ha detto fagli scegliere ’ste due immagini", confida a un collega. E a un altro racconta di aver raccomandato a Suarez di studiare anche il giorno dell’esame, dopo l’allenamento mattutino, sull’aereo che il 17 l’avrebbe portato a Perugia. L’altra sera, dopo la perquisizione e il sequestro di materiale informatico, Stefania Spina è stata interrogata dai pm. S’è presentata con l’avvocato d’ufficio e ha rivendicato la regolarità di tutto quanto è stato fatto per il calciatore, spiegando che la stessa prassi è stata seguita in tanti altri casi, e che l’attestato di idoneità viene rilasciato in seguito a valutazioni che competono agli esaminatori. Senza però convincere gli inquirenti.

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