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Vaticano, ecco la verità nascosta di monsignor Perlasca sul cardinale Becciu

30 settembre 2020 | 16.24
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E' l'ex braccio destro l'uomo del mistero che ha svelato le presunte irregolarità del suo ex superiore alla Segreteria di Stato Chi è monsignor Perlasca

(fotogramma)
(fotogramma)

(di Mia Grassi) Prima una lettera al Papa per esprimere il proprio "grido di dolore" per lo scandalo che lo ha travolto in prima persona, nonostante - assicura - la sua buona fede. Dopodiché la voglia di aiutare il Pontefice a fare chiarezza sulle opacità in Vaticano. Quindi le confidenze a un cardinale (di cui l'Adnkronos è venuta a conoscenza) che lo hanno portato a decidere di rispondere alle domande degli inquirenti d'Oltre Tevere.

Protagonista suo malgrado del terremoto in Vaticano che ha portato alle "dimissioni" del cardinale Angelo Becciu è monsignor Alberto Perlasca, ex braccio destro di Becciu all'epoca in cui era Sostituto agli Affari generali come capo ufficio amministrativo della prima sezione della Segreteria di Stato, già indagato per peculato in concorso con Gianluigi Torzi e Raffaele Mincione in relazione all’investimento di 454 milioni di euro derivanti, secondo gli investigatori vaticani, dalle donazioni dell’Obolo di San Pietro.

Vaticano, chi è monsignor Perlasca: per anni figura centrale nella Segreteria di Stato

A quanto apprende l'Adnkronos, sarebbe dunque Perlasca l'uomo del mistero intorno al quale stanno girando da settimane, sui giornali e nelle segrete stanze vaticane, le indiscrezioni sulle dettagliate rivelazioni che hanno portato il Papa ad accogliere le dimissioni di Becciu. Il monsignore, in un disperato e accorato "grido di giustizia", avrebbe raccontato a un porporato che gli è vicino numerosi retroscena sugli anni trascorsi al fianco di Becciu alla segreteria di Stato, gli stessi che poi avrebbe riferito agli inquirenti vaticani che lo hanno ascoltato. Parole che ovviamente necessitano di un riscontro ma che al momento rappresentano uno degli atti d'accusa al cardinale dimissionario. Parole però che Becciu respinge con decisione, esprimendo "estremo stupore e dolore, denunciandone la plateale falsità".

Al netto dei dettagli su alcune operazioni finanziarie, Perlasca avrebbe tratteggiato la figura del suo ex superiore descrivendola come preponderante nella Segreteria di Stato. Becciu, per Perlasca, avrebbe avuto buon gioco sin dall'inizio a conquistarsi la fiducia del personale della Segreteria di Stato con il suo modo pacato e cortese di impartire gli ordini e la sua capacità di evitare scontri diretti. Il monsignore inoltre avrebbe raccontato dei rapporti di Becciu con i suoi fedelissimi, tra cui l'ex segretario monsignor Carlino, indagato per estorsione nell'ambito dell'inchiesta sul palazzo di Londra, con Fabrizio Tirabassi, all'epoca responsabile dell'ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, a Enrico Crasso, che era il gestore delle finanze della Sds attraverso Sogenel Capital holding, e il broker Gian Luigi Torzi, arrestato e poi rilasciato nell'ambito della stessa inchiesta.

Perlasca si sarebbe soffermato anche sul ruolo di Becciu nel periodo in cui Parolin era talvolta assente per motivi salute. Nel suo sfogo il monsignore avrebbe spiegato che nella Segreteria di Stato tutti erano convinti che l'uomo del Papa fosse Becciu e non Parolin, e che il Sostituto non faceva niente perché si pensasse diversamente.

Tra gli episodi su cui si sarebbe concentrato lo sfogo di Perlasca al cardinale, anche quello dei 100mila euro per la cooperativa sarda che poi si rivelerà essere la Spes di Ozieri, di cui è presidente il fratello di Becciu, Tonino, e che è stato al centro delle contestazioni del Papa all'ex cardinale.

Perlasca avrebbe rivelato di non sapere i dettagli ma di aver avuto una richiesta dall'allora sostituto agli affari generali della Segreteria di Stato perché provvedesse a trovare una soluzione per eseguire un bonifico da 100mila euro a una cooperativa in Sardegna in grave difficoltà, spiegando peraltro che quella di Becciu per l'estrema povertà di quei territori a lui tanto cari era una preoccupazione ricorrente e un pensiero costante.

Perlasca avrebbe raccontato di essersi informato su come procedere al bonifico e che, consultandosi con i suoi collaboratori, questi gli avrebbero suggerito di dividere l'importo in più quote per evitare indagini da parte dell'Autorità di vigilanza. Alla sua proposta Becciu però avrebbe ribattuto di aver già trovato la soluzione: trasmettere l'intera somma alla Caritas diocesana di Ozieri con causale opere di carità del Santo Padre. Accuse, quelle di Perlasca, da prendere con la dovuta cautela in attesa che le stesse trovino conferme in una indagine vaticana.

Fra le tante cose raccontate da Perlasca anche la prudenza che avrebbe a suo dire usato e raccomandato Becciu nelle comunicazioni e il rapporto strettissimo dell'ex cardinale con i giornalisti, conoscenze di cui, sempre Perlasca, non esclude che Becciu si sia in qualche modo servito durante il suo mandato. Perlasca avrebbe fatto riferimento tra l'altro al caso di mons. Battista Ricca, al caso di monsignor Edgar Pena Parra, alle indiscrezioni sulla malattia del cardinale Parolin, alla nascita dell'ospedale Mater Olbia.

Oltre ai particolari sulla vicenda dei fratelli di Becciu, da cui la lettera al Papa, lo sfogo al cardinale e infine l'interrogatorio fiume con gli inquirenti vaticani, Perlasca avrebbe riferito al cardinale anche alcuni dettagli sulla gestione del palazzo di Londra da parte del finanziere Raffaele Mincione.

IL DOLORE DI BECCIU PER PERLASCA - In relazione alle dichiarazioni attribuite dalla stampa a monsignor Perlasca, il cardinale Angelo Becciu "esprime estremo stupore e dolore, denunciandone la plateale falsità".

"Pur compatendolo, umanamente e cristianamente, per il difficile momento personale che sta attraversando a causa dell’indagine che lo vede coinvolto ed in relazione alla quale con tali presunte dichiarazioni si starebbe difendendo - si legge in una nota del legale di Becciu, l'avvocato Fabio Viglione -, Sua Eminenza respinge decisamente ogni tipo di allusione su fantomatici rapporti privilegiati con la stampa, che si vorrebbero utilizzati a fini diffamatori nei confronti di alti prelati".

"Trattandosi di fatti scopertamente falsi, ho ricevuto espresso mandato di denunciarne la diffamatorietà da qualunque fonte provengano, a tutela del suo onore e della sua reputazione, innanzi alle competenti sedi giurisdizionali", conclude l'avvocato Viglione.

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