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Ostaggi liberati: "No minacce di morte ma dopo fuga Tacchetto legati ad albero"

09 ottobre 2020 | 19.26
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Padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio sentiti dai magistrati romani: "Siamo stati in mano a tre gruppi jihadisti legati ad al Qaeda"

(Afp)
(Afp)

“Non abbiamo ricevuto minacce di morte ma il momento peggiore è stato quando Luca Tacchetto è riuscito a fuggire (lo scorso marzo dopo 15 mesi di prigionia, ndr), ci hanno tenuto per alcuni giorni incatenati agli alberi ma poi la situazione si è tranquillizzata”. Lo hanno riferito padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio, i due ostaggi liberati ieri in Mali, sentiti oggi nella caserma dei Ros dopo il rientro in Italia dai pm della Procura di Roma Sergio Colaiocco e Francesco Dall’Olio, coordinati dal procuratore Michele Prestipino.

“Siamo stati gestiti da tre gruppi, tutti appartenenti alla galassia jihadista legata ad ‘al Qaeda’. Il primo è stato quello dei pastori fulani – hanno spiegato - il secondo composto da rapitori di origine araba e il terzo da tuareg. Siamo stati sottoposti a lunghi spostamenti, che duravano giorni, anche su moto e barche, attraversando anche il Burkina Faso per arrivare fino in Mali. Siamo stati tenuti insieme da marzo del 2019 fino alla liberazione”.

"Siamo stati trattati bene al punto che il maggio scorso ci hanno regalato per il mio compleanno una radio grazie alla quale abbiamo avuto notizie sulla diffusione del Coronavirus in Europa” ha detto padre Maccalli ai magistrati romani.

Il religioso, a quanto si apprende, sarebbe stato venduto ai sequestratori da una persona con cui aveva avuto contatti nella missione di Bomoanga, a circa 150 chilometri dalla capitale nigerina, Niamey. Il contatto avrebbe avvertito i sequestratori dicendo che “l’uomo bianco era tornato”. “Sono arrivati con sei moto – ha detto il religioso – e mi hanno portato via”.

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