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Sileri: "Quello che accade in Europa accadrà anche qui"

10 ottobre 2020 | 08.06
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Il viceministro della Salute: "I numeri sembrano quelli di aprile, ma non c'è lo stesso andamento del virus, perché non corrispondono al numero dei ricoveri, delle persone in terapia intensiva, dei morti"

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"È vero, i numeri sembrano quelli di aprile, ma non c'è lo stesso andamento del virus, perché non corrispondono al numero dei ricoveri, delle persone in terapia intensiva, dei morti: i casi positivi continueranno a salire, non possiamo pensare che ciò che sta accadendo nel resto d'Europa non accadrà anche qui, ma succederà più lentamente se riusciremo a rispettare le regole". Lo dice, intervistato dal Corriere della Sera, Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute. "ll virus circola e, come bene ha detto il ministro Roberto Speranza, dovremo - osserva - stare per almeno altri 7-8 mesi con il coltello tra i denti, ma per questo va tenuta la quotidianità sotto controllo, con test, mascherine e distanziamento".

Sul rischio che si possa tornare alla situazione di aprile? Riferisce: “Dipenderà dall'andamento del virus, ma ora lo conosciamo e sappiamo affrontarlo: è meno verosimile che entri in un pronto soccorso o nelle case di riposo e crei un focolaio, ora ci sono i protocolli per proteggere i più deboli”. E alla domanda: ha visto le lunghe file per fare il tampone? Sileri risponde: “Sì e dico che bisogna allargare il campo diagnostico utilizzando tutti i tipi di test proprio per ridurre il sovraffollamento. I test salivari e quelli rapidi vanno usati per uno screening più ampio nei casi in cui non si sono verificati contatti diretti con positivi e si hanno sintomi dubbi”. In merito alla possibilità di pediatri e medici di base di fare test dichiara: “La Federazione dei medici di medicina generale ha dato la sua disponibilità e cercheremo di allargare a tutti questa possibilità".

Sulla scuola e sul fatto che nel Lazio sia partito il controllo degli studenti ricorda: “Va esteso in tutte le scuole d'Italia, può servire anche come sentinella ripetuta nel tempo per monitorare l'andamento dei contagi, perché i più giovani sono spesso asintomatici ma poi portano il virus in famiglia, molti focolai nascono proprio lì. Serve una consapevolezza del rischio e pensare che la distanza va rispettata anche in casa e con le persone più vicine fino ad usare la mascherina con i nonni al pranzo della domenica”. Sulle mascherine che vanno utilizzate sempre precisa: "Sì, anche se diverse a seconda dei luoghi e delle esigenze: quelle chirurgiche dove c'è meno affollamento; le Ffp2 su bus e metrò".

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