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Bimba di 11 anni in isolamento, la mamma: "Piange, si sente rifiutata"

19 ottobre 2020 | 17.06
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Foto AFP
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Di Roberta Lanzara

Undici anni, in isolamento domiciliare come previsto dalle linee guida perché contatto stretto asintomatico di un caso positivo e "piange, si sente isolata, da tutti noi. Mentre il fratellino, 6 anni, si siede davanti la porta della stanza della sorella perché vorrebbe giocare con lei e non capisce cosa sia la prevenzione". Lo racconta all'Adnkronos R.M, avvocato penalista di professione e mamma di una allieva della Giovanni XXIII, scuola media dell'Istituto comprensivo Claudio Abbado, nel centrale quartiere romano della Balduina, uno dei tanti genitori italiani che in questi giorni vivono e subiscono le conseguenze sui propri figli della pandemia e dell'odissea di circolari, l'ultima in vigore dallo scorso 12 ottobre, che si attivano in seguito a caso covid 19 in classe "dimenticando i bambini".

"La cognizione del 'tempo' per i giovani non è quella dei grandi. A loro sembra infinito. E questo vale anche per gli adolescenti", commenta con l'Adnkronos Monica Galloni, preside del Liceo scientifico Righi a Roma. "Misure - sollecita con attenzione la mamma-giurista, anche dottore di ricerca in diritto pubblico - studiate ed imposte senza alcuna declinazione specifica pensata e mirata al mondo dei minori, che è tutto a sé". "Un bambino così piccolo - spiega - fa fatica ad accettare la prevenzione ed io stessa fino a quando non mi è capitato, non ho messo a fuoco quanto potesse essere pesante l'isolamento in casa per i minori: si sentono rifiutati dalla famiglia, mentre per paradosso i loro familiari possono andare in giro". "Io chiedo che si studi un provvedimento ad hoc per i bambini. Che si definisca una programmazione dei controlli, anche preventivi. E si attivino procedure per lo screening di massa della popolazione scolastica".

Le ultime linee guida del Ministero della Salute sui contatti stretti asintomatici identificati dalle Asl prevedono: "...un periodo di quarantena di 14 giorni dall'ultima esposizione oppure un periodo di quarantena di 10 giorni dall'ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo effettuato il decimo giorno". Le precedenti disposizioni avevano stabilito il tampone intermedio "grazie al quale i bambini potevano fare una vita più normale", interviene un'altra mamma, A.A., rappresentante del comitato dei genitori, dall''I.C. Laparelli' a Torpignattara nella periferia della Capitale dove lo scorso 24 settembre "una terza elementare è stata messa in quarantena. I bambini sono stati sottoposti a doppio tampone. La classe è rientrata lunedì, ma ancora - denuncia - le insegnanti non hanno preso servizio perché la Asl non ha inviato la documentazione. Perché - chiosa - da quello che stiamo vivendo sulla nostra pelle l'allontanamento dalla 'normalità' dura quasi un mese".

"Un solo tampone a fine quarantena impone l'isolamento del ragazzo dal resto della famiglia per tutto il periodo - prosegue la mamma da Tor Pignattara - Ma è impensabile che un bambino piccolo stia isolato, io mi immolerei, metterei in salvo i fratelli altrove e lo mettermi in isolamento condiviso con me, correndo quindi il rischio di contagiarmi. Per quanto tu puoi limitarli come fai a non avere a non avere contatti con tuo figlio, tanto più se un bambino? Il punto è: con più tamponi i bambini potrebbero fare una vita più normale e in caso di positività di piccolissimi, che è impossibile tenere isolati in una stanza, i familiari conviventi, ignari di essere stati a contatto diretto, si potrebbero mettere in auto-quarantena. In ogni caso sarebbe utile estendere il tampone a tutta la famiglia perché l'isolamento con i minori spesso non è materialmente possibile!".

"La previsione nella circolare il 12/10/2020 lascia aperti molti interrogativi - conferma con attenzione giuridica la mamma della Balduina - Non si specifica né quali siano i criteri per optare fra le due alternative isolamento di 10 o 14 giorni, né chi deve effettuare la scelta: l’Asl? Il medico? Il privato cittadino? Qualora poi si ritenesse di seguire l’ipotesi dei 14 giorni senza tampone - rimarca - c’è il forte rischio che sfuggano al controllo una gran parte di casi asintomatici e che gli stessi, se si positivizzano a quarantena inoltrata, ritornino in collettività in una fase in cui sono ancora infettivi".

Rischio ancora maggiore se il criterio viene applicato ai giovani, agli scolari, che in molti casi, a quanto si legge, sono asintomatici. Dunque "sfuggono al controllo. C’è il terzo punto delle raccomandazioni - prosegue R.M. - che, salvo casi specifici, esclude il tampone per i contatti di contatto stretto (quindi, nel nostro caso, per i familiari conviventi di ragazzi in quarantena)". E per concludere vige la vaghezza anche sulla "raccomandazione al secondo punto, che prevede accessi ai test differenziati per i bambini, senza dare indicazioni precise di chi ne può fruire e di quali soggetti debbano individuare i suddetti percorsi".

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