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Lopalco: "Dobbiamo comportarci come se fossimo in lockdown"

24 ottobre 2020 | 12.26
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L'epidemiologo: "Per contenere il contagio necessario confinamento prima ancora di aspettare la decisione del governo. Dobbiamo anticipare per evitare quello che sta succedendo in Francia "

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"La situazione rispetto a marzo è completamente diversa, perché a marzo abbiamo subito un’ondata pandemica senza preavviso e senza far nulla perché non sapevamo che stava covando questa serie di contagi. Orai i contagi li vediamo, li stiamo registrando e cerchiamo di controllarli”. E "dovremmo individualmente e spontaneamente comportarci come se fossimo in lockdown". Così a Progress su Sky TG24, l’epidemiologo e assessore alla Sanità della Regione Puglia, Pier Luigi Lopalco.

"Ora - ha aggiunto - sappiamo bene che dobbiamo controllare i contagi ma non può farlo soltanto la sanità perché non si riesce, è necessario prendere le misure cosiddette non mediche, come distanziamento sociale, mascherine e confinamento. Prima ancora di aspettare la decisione del governo - afferma - ogni italiano dovrebbe rendersi conto che la situazione è critica e dovrebbe limitare al minimo i contatti personali. Dovremmo - ribadisce - individualmente e spontaneamente comportarci come se fossimo in lockdown".

Perché "in questo momento dobbiamo cercare di anticipare la situazione epidemiologica, che nei Paesi vicini è evidente. Dobbiamo intervenire subito con delle misure importanti perché altrimenti la direzione dei contagi è quella, non vedo perché in Italia non debba succedere quello che sta succedendo in Francia. In Francia - spiega - è successo prima perché si sono mossi con ritardo e perché la ripresa dopo la pausa estiva delle attività al chiuso, come scuole e uffici, è partita prima. Spero che già da adesso potremo osservare un rallentamento dei contagi in seguito alle prime misure prese".

"In questo momento - spiega l'epidemiologo - le terapie intensive non sono un problema, ora il problema è la reperibilità dei posti letto ordinari. L’altro problema è il tracciamento sul territorio, in Puglia ad esempio al momento stiamo reggendo ma se i numeri dovessero crescere il tracciamento dev’essere allentato perché non ci sono uomini. È inutile parlare di cosa non ha funzionato - sottolinea -, se non ci sono gli uomini non possiamo formarli in due mesi, ci vogliono dieci anni per formare uno specialista. In Italia sono anni e anni che siamo in carenza di personale”.

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