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Covid, Tar Lazio: stop a medici di famiglia per cure a casa. Regione farà ricorso

16 novembre 2020 | 17.10
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"L’affidamento ai Medici di medicina generale del compito di assistenza domiciliare ai malati Covid" è in contrasto con la disciplina emergenziale attualmente in vigore. Lo ha stabilito il Tar del Lazio che ha in parte accolto il ricorso del Sindacato dei medici italiani contro alcune ordinanze e provvedimenti della Regione Lazio. Ma la Regione, attraverso una nota della sua Unità di Crisi, annuncia ricorso.

I medici di medicina generale, si legge nella sentenza "risultano investiti di una funzione di assistenza domiciliare ai pazienti Covid del tutto impropria" che per legge "dovrebbe spettare unicamente alle Unità Speciali di Continuità Assistenziale, istituite dal legislatore nazionale d’urgenza proprio ed esattamente a questo scopo".

Ancora, riporta la sentenza riferendo quanto sostenuto dai ricorrenti, i medici di medicina generale "gravati di compiti del tutto avulsi dal loro ruolo all’interno del Ssr, vengono pericolosamente distratti e di fatto sollevati dal loro precipuo compito che è quello di prestare l’assistenza ordinaria, a tutto detrimento della concreta possibilità di assistere i tanti pazienti non Covid, molti dei quali affetti da patologie anche gravi".

La terza sezione quater del Tar fa riferimento al decreto legge n. 14 del 9 marzo scorso che "nel prevedere che le Regioni 'istituiscono' una unità speciale 'per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero" spiegano i giudici amministrativi "rende illegittima l’attribuzione di tale compito ai medici di medicina generale, che invece dovrebbero occuparsi soltanto dell’assistenza domiciliare ordinaria (non Covid)".

Per questo "hanno ragione i ricorrenti quando affermano che il legislatore d’urgenza ha inteso prevedere che i medici di medicina generale potessero proseguire nell’attività assistenziale ordinaria, senza doversi occupare dell’assistenza domiciliare dei pazienti Covid".

Nel Lazio le Uscar si occuperanno prevalentemente dell’assistenza in situazioni di comunità ed in maniera assolutamente residuale dei soggetti a domicilio che non siano presi in carico da altra forma organizzativa, che peraltro non esiste.

E i MMG, gravati di compiti del tutto avulsi dal loro ruolo all’interno del SSR, vengono pericolosamente distratti e di fatto sollevati dal loro precipuo compito che è quello di prestare l’assistenza ordinaria, a tutto detrimento della concreta possibilità di assistere i tanti pazienti non Covid, molti dei quali affetti da patologie anche gravi.

REGIONE ANNUNCIA RICORSO - "Proporremo ricorso urgente al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio che è in contraddizione con le funzioni che il nuovo Accordo collettivo nazionale assegna ai medici di medicina generale. Tant’è che di recente è stato siglato un accordo nazionale, non dalla sigla che ha proposto il ricorso al Tar, che permettere loro di eseguire i tamponi rapidi, dove necessario anche a domicilio". Lo comunica l’Unità di Crisi Covid-19 della Regione Lazio, dopo la sentenza del Tar del Lazio.

"La sentenza del Tar, che rispettiamo, non tiene conto - si legge in una nota - di un quadro di forte evoluzione del ruolo dei medici di medicina generale nel contrasto alla pandemia ed arriva dopo 8 mesi dalle modalità organizzative messe in atto che finora hanno consentito di essere nella cosiddetta zona 'gialla'. Nel Lazio vi sono oltre 60 mila persone in isolamento domiciliare ed è tecnicamente impossibile gestirle unicamente con le Usca-r. E’ innanzitutto compito della medicina territoriale farsi carico, con i dovuti mezzi di protezione e la dovuta formazione, di questi pazienti che molte volte non sono affetti unicamente da Covid, ma anche da altre patologie croniche".

Pertanto, continua la nota dell'Unità di crisi, "l’assunto del Tar per cui i medici di medicina generale dovrebbero occuparsi soltanto dell’assistenza ordinaria domiciliare (non Covid) è tecnicamente impossibile in una visione olistica del paziente, vorrebbe dire che un anziano iperteso diabetico e con il Covid può avere un’assistenza domiciliare del medico di medicina generale solo per le patologie croniche anziché per l’intero quadro clinico".

Proprio in questi giorni, "attraverso il Commissario nazionale per l’emergenza, si stanno distribuendo a tutti i medici i kit per i tamponi rapidi antigenici, da fare nei loro studi, o presso locali messi a disposizione dalle Asl e dei Comuni e lì dove necessario anche a domicilio ed è per questo che la Regione Lazio ha disciplinato su base volontaria e nell’ambito delle prerogative attribuite dalla legge questa modalità. Ora c’è un rischio di un danno grave e irreparabile alla rete dell’assistenza territoriale nel contrasto alla pandemia", conclude la nota.

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