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Caos procure, Palamara: "Volevo spezzare egemonia in magistratura"

26 novembre 2020 | 11.55
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Così l'ex pm romano ed ex consigliere del Csm nell’introduzione del libro di Antonio Massari 'Magistropoli'

(Fotogramma)
(Fotogramma)

“Volevo spezzare un’egemonia all’interno della magistratura che per me era ormai superata dai tempi. Volevo affermare un nuovo polo culturale. E sentivo che questo impegno lo svolgevo nell’interesse dei miei colleghi”. Così Luca Palamara, ex pm romano ed ex consigliere del Csm, indagato per corruzione e rimosso lo scorso 9 ottobre dall’ordine giudiziario, nell’introduzione del libro di Antonio Massari ‘Magistropoli’.

“Le nomine ai posti apicali degli uffici giudiziari – non solo delle procure – seguono una procedura formalmente ben definita – prosegue Palamara incontrando il giornalista del Fatto Quotidiano - pubblicazione dei bandi, del curriculum da parte dei concorrenti, valutazione da parte della commissione competente, votazione palese. Ma nella sostanza è diverso: sono le correnti a decidere tutto. Non ci può essere una nomina se non c’è un accordo tra i vari capi dei gruppi associativi – afferma - Io ero esponente di ‘uno’ di questi gruppi e mi relazionavo con gli altri esponenti con un obiettivo: trovare una sintesi alle diverse istanze di chi aspirava a un posto di vertice. E questi a loro volta rappresentavano le diverse sensibilità culturali esistenti all’interno della magistratura”.

“È troppo facile individuare me come l’unico responsabile di un sistema che non ha funzionato. Chi lo dice, mente sapendo di mentire” dice Luca Palamara nell’introduzione del libro di Massari. “Sui posti più importanti, la scelta è caduta su candidati che secondo me erano di livello professionale adeguato, dopo accordi estenuanti, a loro volta preceduti da incontri informali, anche con la politica” sottolinea.

“Il luogo di compensazione finale è sempre stato uno. Soltanto uno: la sala numero 42 dove si riunisce la Quinta commissione del Csm – prosegue Palamara incontrando il giornalista del Fatto Quotidiano - Per tutto il resto, è indubbio che il sistema penalizza chi alle correnti non aderisce. Devo scusarmi con tutti questi colleghi, che sono tantissimi e rappresentano la parte più importante della magistratura, perché senza di loro non si farebbero i processi. Con loro dovrebbero scusarsi tutti quelli che hanno fatto parte del meccanismo delle correnti. A iniziare da me. Questo sistema ha fallito”.

FUZIO IN 'MAGISTROPOLI': "PALAMARA SOSTENEVA DI NON AVER COMMESSO REATI" - “Il 27 settembre, sia pure tramite giornale, viene ufficializzata questa indagine. Oltre che all’amico, parlo al collega del Consiglio. In quei mesi al Csm – mi diceva Palamara – più volte dei colleghi facevano cenno a questa inchiesta. E anche lui, più volte, mi aveva detto di sapere che c’era questo fascicolo e che era tranquillo perché sosteneva di non aver commesso reati con Centofanti”. Così l’ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, per cui i pm di Perugia hanno chiesto il rinvio a giudizio insieme all’ex pm romano Luca Palamara per rivelazione del segreto in relazione all’inchiesta a carico dell’ex consigliere del Csm. Le parole di Fuzio sono riportate nel libro di Massari ‘Magistropoli’.

“Mi dice di aver fatto un viaggio a Dubai. Da questo momento ci frequenteremo meno – dice Fuzio al giornalista del Fatto Quotidiano - perché, a breve, non sarà più membro del Csm. Non solo Palamara, ma con altri colleghi di Unicost, girava la notizia di un fascicolo che lo riguardava. Il tutto nasce dal fatto che già dal 2018 Centofanti viene indagato e la voce rimbalza”.

“Sono rimasto sorpreso che il giovedì arriva la notizia di Palamara e martedì arriva la notizia dell’accelerazione sulla nomina del nuovo procuratore. A quel punto penso che ci sia un collegamento tra la trasmissione degli atti da Perugia e la nomina del procuratore di Roma” le parole di Fuzio riportate nel libro di Massari.

“Mi stupiscono entrambe le accelerazioni – dice Fuzio al giornalista del Fatto Quotidiano - Mi stupisce che, poiché già da settembre «il Fatto» aveva raccontato l’esistenza dell’inchiesta, dopo otto-nove mesi, non arriva una mera iscrizione, ma anche l’informativa. Mi sembrava un po’ strano. Allora dico, alla luce che si voleva accelerare la nomina e che Mattarella chiedeva le audizioni, perché abbiano inviato questi atti da Perugia proprio in quei giorni. Forse, mi dico in quelle ore, è proprio per rallentare la nomina. Io con il gruppo di Unicost, da quando ero procuratore generale, non ci parlavo più, se non nei legittimi colloqui all’interno del Consiglio. Ma di Creazzo, Viola e Lo Voi si era comunque parlato en passant, anche in sede di comitato di presidenza, circa dieci giorni prima”.

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