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Agitu Ideo colpita a morte e violentata, confessa un suo collaboratore

30 dicembre 2020 | 09.00
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Prima ha infierito su Agitu Ideo Gudeta colpendola alla testa con diverse martellate. Poi, quando la 42enne etiope sua datrice di lavoro era ormai agonizzante sul pavimento della camera da letto, ha compiuto atti di libidine, come ha specificato lui stesso nel corso dell’interrogatorio questa notte. Sono i particolari agghiaccianti che emergono dalla confessione resa agli inquirenti dal ghanese di 32 anni arrestato dai carabinieri di Trento con l’accusa di aver ucciso Agitu Ideo Gudeta che in Valle dei Mocheni aveva creato l’azienda agricola ‘La capra felice’.

La vittima conosceva bene l’uomo che ieri mattina, al culmine di una violenta lite, l’ha massacrata. Già in passato aveva lavorato nell’azienda e due mesi fa era stato richiamato. A scatenare la discussione, secondo il 32enne, uno stipendio non pagato. Impugnato un martello trovato in casa, avrebbe colpito la donna per poi spogliarla parzialmente e compiere su di lei atti sessuali mentre era ormai agonizzante. Lo stesso uomo avrebbe raccontato di aver capito che Agitu fosse morta solo mentre usciva dalla stanza. A quel punto ha portato con sé il martello, lasciandolo in cantina dove è stato trovato dai carabinieri, e si è cambiato la giacca indossata al momento dell’omicidio. Arrestato per omicidio, ora al 32enne potrebbe essere contestata anche la violenza sessuale.

"Profondo cordoglio e immensa tristezza" sono stati espressi in una nota dal procuratore della Repubblica di Trento, Sandro Raimondi, per la morte di Agitu "che si può considerare - si legge - un simbolo di integrazione e di una meravigliosa capacità imprenditoriale unite al coraggio di affrontare come donna doppie difficoltà, sia di natura lavorativa sia di carattere sociale e della relativa discriminazione".

"Profondamente addolorata" l’Unhcr, Agenzia Onu per i Rifugiati. "Fuggita dalle violenze in Etiopia - si legge in una nota - Agitu era arrivata in Trentino nel 2010. Qui aveva iniziato una nuova vita, avviando un’attività di successo, a dimostrazione di come i rifugiati possano contribuire alle società che li ospitano, perseguendo al tempo stesso un proprio percorso di rinnovamento e di sviluppo personale, di inclusione e di autonomia. Nonostante la sua tragica fine, l’Unhcr spera che Agitu Ideo Gudeta sia ricordata e celebrata come modello di successo e di integrazione e ispiri i rifugiati che lottano per ricostruire la propria vita".

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