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Trattativa Stato-mafia, giudice maxiprocesso: "Mai esistita"

09 gennaio 2021 | 12.08
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Foto Fotogramma
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"Io ho rappresentato lo Stato nel processo più duro contro Cosa Nostra. Il nostro compito era quello di non fare sconti a nessuno, e non ne abbiamo fatti. Diciannove ergastoli comminati insieme e poi confermati in appello e in Cassazione significano che lo Stato con la mafia ci andava giù duro. Alla storia della cosidetta Trattativa non credo e nessuno che conosce i fatti può credervi. Si era incaricato di smentirla Giovanni Falcone. La aveva considerata una ipotesi inesistente Paolo Borsellino". Lo afferma il giudice del maxiprocesso Alfonso Giordano in un'intervista al quotidiano 'Il Riformista' precisando che "Falcone l'escludeva completamente: la mafia non accetta suggerimenti e non si presta a cabine di regia congiunte con nessuno".

"Sui collaboratori di giustizia dobbiamo stare molto attenti - evidenzia Giordano - I depistaggi esistono sempre. Chiedo ai colleghi magistrati di mettere sempre il massimo dell'attenzione sull'attendibilità di chi collabora, perché le finalità della collaborazione sono sempre diverse da quelle che noi immaginiamo. Ciascuno ha in mente una propria mappa di convenienze e connivenze, di interessi particolari. Chi ricostruisce reportage sulla base delle dichiarazioni di presunti pentiti inattendibili non fa un servizio alla verità dei fatti".

"C'è un'esagerazione, un giustizialismo mediatico. Con una preponderanza sull'interpretazione dei fatti - aggiunge Giordano - I fatti andrebbero trattati quali sono, e non come forse sono, o come forse vorremmo che fossero andati. Qui c'è una confusione di ruoli che secondo me è dovuta alla televisione, a un linguaggio poco accurato che la si concilia con l'attenzione certosina di tutti i dettagli della ricostruzione dei fatti, cosa di cui invece si incarica il processo. Un difetto che si è aggravato nel tempo".

Su Berlusconi e i fratelli Graviano il giudice Giordano dice che è "inverosimile. Penso che sia una voce che favorisce i fratelli Graviano, perché li riveste di un'autorevolezza un po' superiore a quella che avevano. Si vogliono far passare per depositari di segreti che in realtà non esistono".

"Per quel che so Berlusconi ha avuto delle minacce da Cosa Nostra, sia dal punto di vista economico, sia da quello fisico. tramite Dell'Utri, di cui si fidava, accettò di assumere Mangano, un personaggio incaricato da Pippo Calò di tenere Berlusconi sotto protezione. - dice ancora Giordano - Come è noto abbiamo condannato Calò e Mangano, dopo aver acquisito tantissima documentazione. Agli atti no risulta niente di più su Berlusconi,ma vedo che il suo nome continua a circolare a prescindere".

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