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Vaccino Covid, Gismondo: "Non avremo immunità di gregge fino al 2024"

12 gennaio 2021 | 15.44
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(Fotogramma)
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"In Italia, con i numeri attuali, con le attuali capacità, non riusciremmo a raggiungere un'immunità di gregge contro Covid-19 fino al 2024". E' il rischio paventato dalla microbiologa dell'ospedale Sacco di Milano Maria Rita Gismondo, "tenendo conto del numero di dosi vaccinali finora prospettate per il nostro Paese - spiega all'Adnkronos Salute - e del numero di vaccinatori disponibili". Oggi "la priorità è vaccinare più persone possibili nel minor tempo possibile", esorta la scienziata. Anche perché "allungando i tempi di vaccinazione, visto che i vaccini potrebbero coprirci per 8-10 mesi, finiremmo magari per 'perdere' i vaccinati precedenti che saranno già scoperti" quando altri riceveranno la profilassi.

"Il fatto che non vi sia una esatta agenda vaccinale è sotto gli occhi di tutti", osserva l'esperta, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze del Sacco, anche se "questo dipende pure dalla velocità di produzione dei vaccini. E ciò suggerisce che sarebbe il caso di guardare anche ad altri vaccini già in fase 3 di sperimentazione, oltre ai due" approvati in Europa, di Pfizer/BioNTech e Moderna, "più uno forse tra poco" e cioè quello di AstraZeneca.

"Ma comunque, se dobbiamo ragionare sui vaccini oggi disponibili in Europa", Gismondo concorda con il direttore dell'Irccs Mario Negri Giuseppe Remuzzi, che propone di somministrare a più persone la prima dose di 'scudo' anti Sars-CoV-2, dilazionando il periodo fra la prima e la seconda iniezione in modo da usare i vaccini che abbiamo per proteggere un numero maggiore di cittadini.

"Considerate le pubblicazioni scientifiche che assicurano sulla possibilità di una seconda dose più in là nel tempo", anche per la microbiologa "è certamente più conveniente vaccinare con la prima dose un più ampio numero di persone, piuttosto che procedere in tempi ristretti con la seconda coprendo però una quota inferiore di popolazione". In ogni caso, così stando le cose, "rimane il timore che veramente non si possa raggiungere l'immunità di gregge entro il 2021 e probabilmente nemmeno nel 2022 o nel 2023".

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