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Ior, ex presidente Caloia condannato a 8 anni e 11 mesi

21 gennaio 2021 | 16.36
LETTURA: 7 minuti

Stessa condanna per l'ex avvocato dell'Istituto, Gabriele Liuzzo. Entrambi, che dovranno pagare anche una multa di 12.500 euro, sono accusati di riciclaggio e appropriazione indebita aggravata. E’ la prima volta che il Vaticano emette una sentenza con pene carcerarie per reati finanziari

(Foto Afp)
(Foto Afp)

Otto anni e 11 mesi di reclusione per Angelo Caloia e Gabriele Liuzzo, oltre a una multa di 12.500 euro, per i reati di riciclaggio e appropriazione indebita aggravata. Questa la sentenza letta dal presidente del tribunale vaticano Giuseppe Pignatone. Lamberto Liuzzo è stato condannato invece a 5 anni e due mesi e al pagamento di una multa di 8mila euro.

L'ex presidente dello Ior Caloia e l'ex avvocato dell'Istituto Gabriele Liuzzo sono accusati di essersi appropriati, tra il 2001 e il 2008, di parte dei proventi della dismissione di oltre il 70% del patrimonio immobiliare dello Ior e delle controllate italiane (oggi fuse nella Sgir). E’ la prima volta che il Vaticano emette una sentenza con pene carcerarie per reati finanziari.

I tre imputati sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici. Il tribunale ha disposto anche la confisca delle somme già sequestrate sui conti correnti degli imputati, e ha disposto il risarcimento allo Ior e allo Sgir di circa 23 milioni.

Caloia “si attendeva un esito diverso, un riconoscimento di buona fede e correttezza al di là delle valutazioni sul fatto”, sottolinea all’Adnkronos l’avvocato Domenico Pulitanò, al termine dell’udienza. Il legale si prepara a ricorrere in appello sperando in un “ribaltamento della sentenza che a nostro avviso non rende giustizia”. “Si tratta di una sentenza molto dettagliata. Noi siamo delusi rispetto alle aspettative che erano fiduciose in un riconoscimento della estraneità di Caloia a qualsiasi operazione. Attendiamo di leggere la motivazione e ricorreremo in appello”, dice l’avvocato dell’ex presidente dello Ior oggi 81enne. “Stiamo attendendo di entrare in cancelleria per fare la dichiarazione di impugnazione”, spiega.

Il legale fa poi una considerazione di carattere generale: “Non viviamo un clima favorevole per chi si difende nelle aule di giustizia penale, questo è lo sfondo generale nel quale sta vivendo il Paese. Nessun luogo è estraneo a questo clima”. Tornando alle vicende processuali, osserva Pulitanò: “Noi siamo persuasi dell’innocenza di Caloia, lo diciamo secondo scienza e coscienza. Siamo convinti che questa sentenza non faccia giustizia e la impugneremo sperando in un ribaltamento, confidiamo che una sana e più approfondita analisi possa porre rimedio”.

Di una “sentenza garantista con la quale il Tribunale ha separato la zizzania dal grano”parla Alessandro Benedetti, che ha rappresentato lo Ior . “Il Tribunale - afferma all’Adnkronos - ha fatto luce su condotte che ci sembravano opache senza fare di tutta un erba un fascio”. Il legale segnala infatti come Caloia e gli altri imputati non siano stati condannati per la vendita di tutti gli immobili contestati. “La sentenza - osserva Benedetti - ha condannato gli imputati solo laddove c’erano le prove oltre ogni ragionevole dubbio. Laddove insomma le prove erano schiaccianti, assolvendoli per altri.Il che dimostra che c’è stato un lavoro di fioretto, non si è andati con la spada. Il Tribunale è stato garantista”.

Per una parte dei 29 immobili di proprietà dello Ior venduti tra il 2001 e il 2008, il tribunale ha assolto Caloia e Liuzzo dall’accusa di peculato o di appropriazione indebita aggravata per “insufficienza di prove” o “perché il fatto non sussiste” e Lamberto Liuzzo dall’accusa di autoriciclaggio. I 29 immobili si trovano principalmente a Roma (via Bruno Buozzi, via Boezio, via Emanuele Filiberto, via Portuense, via della Pineta Sacchetti, viale Regina Margherita, via Aurelia, via Casetta Mattei, via Traspontina, via del Porto fluviale, ecc), nella provincia di Roma (Frascati e Fara Sabina), ma anche a Milano (Porta nuova), Genova (piazza della Vittoria). La somma di approssimativamente 23 milioni che gli imputati devono restituire a Ior e Sgir, in attesa che il danno reale sia quantificato in sede di distinto processo civile, è stata calcolata a titolo di danno economico, danno morale e danno reputazionale allo Ior e allo Sgir.

Quella di oggi è stata la 23esima e ultima udienza di un processo di primo grado iniziato il 9 maggio 2018. Imputati (non presenti in Aula) sono: Angelo Caloia, 81 anni, presidente dello Ior dal 1989 al 2009 difeso dagli avvocati Domenico Pulitanò e Rosa Maria Palavera, l’avvocato Gabriele Liuzzo, 97 anni, Lamberto Liuzzo, figlio di Gabriele, ultracinquantenne, difesi dagli avvocati Fabrizio Lemme, Francesca Guerriero e Anna Palazzi. Le parti civili: Ior, rappresentato dal direttore generale Gianfranco Mammì, avvocati Alessandro Benedetti, Roberto Lipari, Marcello Mustilli; Sgir (Società Gestione Immobili Roma), rappresentata da Gianfranco Mammì in qualità di consigliere di amministrazione, avvocati Roberto Lipari, Marcello Mustilli, Alessandro Benedetti.

IL PROCESSO

Il processo è stato presieduto dal presidente del tribunale vaticano Giuseppe Pignatone, affiancato da Venerando Marano e Carlo Bonzano. E’ intervenuto in apertura il Promotore di giustizia, Gian Piero Milano, che ha affermato: “La mia assenza può aver determinato qualche rallentamento, spero di no”; ed ha espresso “vivo apprezzamento perché mi risulta che il giudizio sia stato molto approfondito e sia stato condotto con grande scrupolo da parte di tutti” tanto da essere, pur essendosi svolto nel “microsistema” e nel “minimo Stato” del Vaticano, un “processo destinato a restare nella storia”.

E’ poi intervenuto il presidente del tribunale, Giuseppe Pignatone, che oltre ad esprimere “grande gioia nel rivedere il professor Milano”, ha voluto fate un “ringraziamento non formale a tutte le parti, sia pubbliche sia private, per il contributo dato a questo processo, un contributo sia nella ricostruzione di fatti complicati sia un contributo di diritto per questioni di notevole complessità”.

“Il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano ha definito il processo instaurato a carico dell’ex presidente dello Ior Angelo Caloia e dell'avvocato Gabriele Liuzzo in relazione alla vendita di 29 immobili di proprietà dell'Istituto e di una società controllata, la Sgir srl”. Lo comunica il Vaticano spiegando che “si tratta della prima applicazione della normativa introdotta nel dicembre 2018, nel quadro più generale dell’adeguamento della legislazione vaticana agli standard internazionali per il contrasto al riciclaggio, alla corruzione e ad altri gravi reati”.

”Secondo l'accusa, - ricostruisce il Vaticano- basata principalmente sulle indagini fatte nel 2014 dal gruppo Promontory, Caloia e Liuzzo, d’intesa con l’allora direttore generale dello Ior Lelio Scaletti, poi deceduto, avrebbero venduto - tra il 2002 e il 2007 - gli immobili ad un prezzo di gran lunga inferiore al valore di mercato; essi si sarebbero poi appropriati della differenza, stimata in circa 59 milioni di euro, che in parte avrebbero riciclato in Svizzera, anche con l'aiuto del figlio del Liuzzo, Lamberto Liuzzo. L'istruttoria dibattimentale, durata circa due anni, ha consentito di chiarire, grazie al contributo di tutte le parti, nel pieno rispetto del contraddittorio, i principali aspetti della vicenda; tra l’altro, i periti hanno stimato nella misura di circa 34 milioni di euro la differenza tra quanto incassato dallo Ior e dalla Sgir ed il valore di mercato degli immobili”.

”All’esito - ricorda ancora il Vaticano- il Tribunale ha ritenuto provato che in alcuni casi gli imputati si sono effettivamente appropriati di parte del denaro pagato dai compratori, o comunque di denaro dello IOR e della Sgir, per un importo complessivo di circa 19 milioni di euro. Ha quindi dichiarato gli imputati Caloia e Gabriele Liuzzo responsabili di più fatti di peculato in danno dello Ior e di altri di appropriazione indebita aggravata in danno della Sgir srl, oltre che del reato di autoriciclaggio e li ha condannati alla pena complessiva di anni otto e mesi undici di reclusione ed euro 12.500,00 di multa ciascuno”.

“Gli imputati - spiega ancora il Vaticano nel riferire il dispositivo della sentenza - sono stati invece assolti dalle accuse relative alla vendita di quegli immobili per cui non è stata provata l'appropriazione -da parte loro- di denaro, anche se il prezzo di acquisto è risultato in molti casi nettamente inferiore al valore di mercato dell'epoca. Il Tribunale ha altresì condannato Lamberto Liuzzo alla pena di anni cinque e mesi due di reclusione ed euro 8.000,00 di multa per il reato di riciclaggio”.

”In ragione delle pene loro comminate, gli imputati - fa sapere ancora la nota con il dispositivo di sentenza - sono stati tutti dichiarati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici ed è stata altresì disposta a loro carico la confisca di somme complessivamente pari a circa 38 milioni di euro. Infine, gli imputati sono stati condannati al risarcimento dei danni nei confronti dello Ior e della sua controllata Sgir, costituiti parte civile, per una somma superiore a 20 milioni di euro. Nella stessa giornata, il Tribunale ha confermato in sede di appello l'applicazione della misura di prevenzione nei confronti di Gabriele Liuzzo, ordinando la confisca di circa 14 milioni di euro depositati presso lo Ior e già da tempo in sequestro, nonché di altri 11 milioni di euro circa, depositati presso banche svizzere".

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