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Il caso

"Melania Trump escort", bufera su Friedman

21 gennaio 2021 | 11.35
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Il giornalista all'Adnkronos dopo la frase in tv: "Non è stata una cosa voluta, mi sono corretto subito". Ma intanto monta la polemica e i conduttori di 'Unomattina' prendono nuovamente le distanze: la nota

Fotogramma
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Voleva dire 'accompagnatrice', ma ha utilizzato "escort" per definire Melania Trump. Alan Friedman nella bufera per la frase sull'ex first lady, ieri, in diretta su 'Unomattina' su Ra1. Ma, spiega il giornalista all'Adnkronos, "non è stata assolutamente una cosa voluta. Stavo traducendo dall'inglese, la parola italiana che volevo dire era 'accompagnatrice', ed è uscito 'escort'. Mi sono corretto subito, non c'è da montarci su una questione". Fridman ha spiegato quindi di "non aver voluto offendere nessuno" cercando così di placare le polemiche scatenatesi in seguito alla sua partecipazione alla trasmissione. Ma intanto si apre il caso, e sono diversi gli esponenti del mondo politico e non solo che hanno condannato la frase incriminata.

"Grave episodio sulla tv pubblica: Alan Friedman definisce Melania 'escort' prima di correggersi e chiamarla 'moglie' di Trump. Surreale che nessuna paladina del femminismo sia intervenuta. Cosa sarebbe accaduto se a essere definita così fosse stata un'esponente di sinistra?", scrive su Twitter Giorgia Meloni, che aggiunge: "Surreale anche che Friedman non si sia scusato immediatamente per le gravi parole pronunciate, aspettando le polemiche per poi dare la sua versione".

“Le parole gratuite, inaccettabili, volgari e offensive pronunciate da Alan Friedman nella puntata di ieri della trasmissione 'Unomattina' qualificano il personaggio ma sono figlie di una diffusa cultura misogina che crede di non avere limiti nelle proprie esternazioni e nei propri comportamenti. Lascia allibiti che sul canale principale del servizio pubblico si consenta la gratuita umiliazione di una donna, ma ancor più raccapricciante è il silenzio dei conduttori e degli altri ospiti anziché la pretesa di immediate scuse e la censura in diretta", affermano quindi i senatori della Lega in commissione d’inchiesta sul Femminicidio Marzia Casolati, Gianfranco Rufa e Pietro Pisani.

"Lasciare correre queste infamie, pensare che sia solo goliardia o - peggio ancora - umorismo, è tipico della subcultura che relega la donna in secondo piano e che ne minimizza poi diritti e rivendicazioni. Si vergogni questo minuscolo 'giornalista', si svegli la Rai e prenda seri provvedimenti: lo deve alle donne ed alla loro onorabilità”, concludono i tre senatori della Lega.

"Non va fatto alcuno sconto a Friedman rispetto alle sue parole nei confronti di Melania Trump in tv. E' il corrispondente italiano di Mauro Corona che definisce la Berlinguer 'gallina', e la Rai lo censura. La Rai dovrebbe censurare Friedman come hanno censurato Corona", commenta quindi Vittorio Sgarbi all'Adnkronos. "Sono espressioni che avevo già indicato in televisione di 'trumpismo rovesciato' -spiega Sgarbi- Quello che lui attribuisce a Trump lo esprime nel suo modo di parlare. Sono posizioni che hanno gli intolleranti, che diventano ancora più intolleranti di quelli che accusano. Questo gesto lo arruola nel campo dei trumpisti".

"Friedman che definisce Melania 'escort'? Una enorme caduta di stile, credo che dovremmo essere tutte d'accordo. 'Escort' vuol dire una cosa ben precisa. Ha dato della 'puttana' alla moglie di Trump"., commenta Gaia Tortora all'Adnkronos. "Fossi stata io in quello studio avrei reagito con più fermezza -sottolinea la giornalista- E' vero che la conduttrice Monica Giandotti ha preso poi le distanze, è stata l'unica, ma io avrei fatto capire meglio al signor Friedman che certe cose non si possono dire in tv. Se cominciassimo anche noi a dare un po' di appellativi ai signori.... ma noi non scendiamo sul quel piano".

E sulla spiegazione che il giornalista ha dato all'Adnkronos, spiegando che si è trattato di un errore "nel corso della traduzione", avendo tradotto "accompagnatrice" con "escort", affonda: "Melania non è un'accompagnatrice, è la moglie: la toppa è peggio del buco. Se avesse detto mi dispiace, non volevo, mi sono accorto dell'errore, sarebbe stato diverso. Non si capisce perché, ma in questo paese si fa sempre fatica a scusarsi", conclude.

"Ma si può mai definire Melania Trump una escort o accompagnatrice? Ci auguriamo che Alan Friedman sia veramente inciampato sulla lingua come dice. Il linguaggio eccessivo e offensivo, che colpisce soprattutto le donne, è un male di questo tempo che va combattuto", scrive Laura Boldrini su Twitter, stigmatizzando le parole del giornalista.

"Gravissimo quanto accaduto ieri nel corso di Unomattina quando uno degli ospiti in collegamento, Alan Friedman, ha bollato Melania Trump come escort. Un insulto gratuito e inaccettabile rivolto nella rete principale dell'azienda pubblica e rispetto al quale riscontro per l'ennesima volta il silenzio delle femministe in servizio permanente", afferma quindi la senatrice di Fratelli d'Italia Isabella Rauti, componente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere. "E' la conferma - prosegue - che il 'sessismo linguistico' è lecito quando ad essere insultata è una donna non di sinistra? Che non si riconosce nell'elite mondialista e immigrazionista? Ed è altrettanto grave e imbarazzante la noncuranza con cui lo studio ha accolto quelle offese, continuando quasi come se nulla fosse accaduto. Così come è assurdo che fino ad ora nessuno tra i vertici Rai abbia sentito il dovere di censurare l'accaduto. Melania Trump ha svolto il suo ruolo di first lady in maniera inappuntabile e istituzionale e in ogni caso non merita, così come nessuna donna, di essere bollata con un epiteto gretto e offensivo".

"Adesso mi auguro che nei confronti di Friedman, il borioso analista sempre di parte, si utilizzi lo stesso rigore a cui si ricorse per Mauro Corona, anch'egli responsabile di un altrettanto becero caso di sessismo. Non vorrei che, nuovamente, fosse utilizzato un metro differente nel giudicare le offese alle donne", conclude Rauti.

"Io ritengo che nessuno debba essere impiccato ad una frase per quanto stupida o offensiva e che, a fronte di scuse doverose, sia giusto non ostracizzare proprio perché il servizio pubblico deve essere garante di una visione plurale della realtà. Ma se questo vale per Friedman deve valere anche per altri casi come quello di Mauro Corona. Per cui o al giornalista americano viene impedita qualsiasi ulteriore presenza in trasmissioni Rai oppure (e credo sia la soluzione più giusta) a fronte di scuse necessarie credo che la Rai possa continuare ad ospitare suoi contributi. Ma allora lo stesso criterio dovrà valere anche per Mauro Corona". Giampaolo Rossi condivide con l'Adnkronos la sua valutazione sul caso Friedman che, scandisce il consigliere Rai, "pone chiaramente un tema di coerenza da parte della Rai nel gestire situazioni che in maniera imprevedibile per l’azienda, portano ad una violazione delle funzioni di Servizio Pubblico.

"Dispiace notare - osserva Rossi- che per l’indecente offesa sessista fatta dal giornalista americano, dentro e fuori l’azienda non ci sia stata la stessa levata di scudi indignati avvenuta per casi precedenti". Per il consigliere, dunque, il cambio di passo rispetto alla vicenda sta nel tenere il giusto equilibrio da parte del servizio pubblico: "Purtroppo il moralismo a corrente alternata che molti in Rai vorrebbero non è coerente con la funzione di Servizio Pubblico e dispiace il silenzio dell’azienda e delle sue Direzioni (Rai1 e Tg1) di fronte a quanto accaduto" .

"La frase di Alan Friedman e le reazioni ilari dei presenti si iscrivono nel metodo abituale del doppiopesismo italiano, che vale anche e soprattutto nello scandalizzarsi e e nel denunciare. E' il frutto di un politically correct che viene applicato un tanto al chilo ad alcuni soggetti che devono essere le vittime. Gli altri ne sono esenti". E' l'opinione di Maria Giovanna Maglie che, conversando con l'Adnkronos, interviene nella rovente polemica.

"Ci sono alcune donne - è l'affondo della giornalista- che possono essere lapidate come l'adultera e ci sono le madonne. Anche qui in Italia, l'altro giorno cosa abbiamo visto? Insulti furibondi a Teresa Bellanova da parte della sinistra varia e Cinque Stelle. Poco più di un anno fa, quando Teresa Bellanova giurò da ministro, sui commenti che qualcuno osò fare al suo vestito si scatenò il mondo indignato delle femministe politically correct: Oggi tutti zitti".

"Questo -spiega la Maglie- riguarda anche Melania Trump, che in questi anni è stata sempre oggetto di una campagna di denigrazione oscena, culminata, dopo la mancata rielezione di Trump, con le chiacchiere che la volevano in procinto di divorziare, e che non vedeva l'ora di andarsene. Una serie di cose atte a denigrare una signora che con il suo ruolo e la sua storia è stata a dir poco impeccabile", sottolinea. "Vorrò vedere ora se parleranno della first lady di Biden, che si è riconciliata dal marito dopo anni di separazione, dopo che lui ha finito di toccare il c... alle stagiste, e solo ai fini della campagna elettorale".

E sul giornalista che ha pronunciato le parole sessiste sull'ex first lady americana, osserva: "Alan Friedman è quello del quale il New York Times scrisse: famoso in Italia per essere americano. Campeggiano sul web le foto di lui che stringe sorridente la mano a Trump. Poi ha deciso di sposare, perché ha visto che era più popolare, la parte di denigratore, non si capisce in nome di quale democrazia visto che Trump è stato un presidente eletto e popolare. Ora festeggia come un avvoltoio, e come tutti gli avvoltoi ha bisogno di carne fresca e la carne fresca è la frase su Melania Trump".

"Ce l'ho più con gli astanti che non con lui: perché lui è sempre stato quello che è e si è confermato tale, gli altri però, un minimo di vergogna, genere che non si porta più, lo dovrebbero esercitare", conclude la giornalista.

"E' vero che un incidente di percorso può capitare quando si è in diretta, ma in questo caso non credo lo sia stato: si tratta di parole gravi, delle quali sappiamo tutti il significato, e che anche a livello internazionale e non solo in Italia ha un senso ben preciso. Non credo che si possa usare escort come 'accompagnatrice'". Lo pensa la giornalista e conduttrice Paola Ferrari che commenta così all'Adnkronos l'esternazione in tv del giornalista. "In questi giorni c'è stata la demonizzazione totale sull'amministrazione Trump e sulla sua consorte -aggiunge la Ferrari- E sebbene anche io trovi che Trump, che io avevo accolto molto bene all'inizio del suo mandato, abbia fatto degli errori molto gravi, chi parla così male di lui e della sua consorte manca di rispetto alla metà degli americani che l'hanno votato".

"Non è la prima volta che si attacca il passato di Melania, che invece ha ricoperto bene il suo ruolo, un ruolo per il quale non era nemmeno preparata -aggiunge la Ferrari- ed è frutto della demonizzazione che adesso si fa di tutto quello che riguarda la coppia Trump. E questo non mi piace affatto, soprattutto quando si parla di donne", conclude.

"Abbiamo presentato un quesito urgente in vigilanza Rai affinché Friedman venga bandito dal servizio pubblico. Con quale criterio infatti è possibile definire alcune donne 'escort' e fare risolini allusivi? Che tipo di immagine della donna dà il nostro servizio pubblico? Credo che atteggiamenti del genere vadano censurati perché profondamente diseducativi: le donne non si attaccano con argomentazioni così becere e sessiste." Lo dichiarano in una nota Daniela Santanchè e Federico Mollicone di Fratelli d'Italia.

"Quello che è accaduto nel corso della puntata di Uno Mattina, durante la quale Alan Friedman ha definito Melania Trump una escort, fa rabbia e nello stesso tempo provoca tanta tristezza. Perché ancora oggi, nel 2021, rimaniamo ancorati a un Medioevo di pensiero retrogrado e ignorante secondo il quale la donna viene considerata e definita in base a parametri inaccettabili. E' ancor più grave che questo volgare giudizio sia stato espresso sulla tv di Stato e che nessuno dei dirigenti Rai si sia degnato di dissociarsi. Registriamo invece un assordante silenzio, anche da chi, tra politici, intellettuali e giornalisti, sa indignarsi e alzare la voce solo quando ad essere attaccate sono le donne di una certa parte politica. A dimostrazione che nel nostro Paese siamo ben lontani da una reale rivoluzione culturale che tuteli davvero la donna. Presenterò immediatamente un'interrogazione in Commissione di Vigilanza Rai chiedendo chiarimenti al riguardo". Lo dichiara la senatrice di Forza Italia, Alessandra Gallone, componente della Commissione di Vigilanza Rai.

Conduttori 'Unomattina' prendono le distanze. La nota del programma

"Nella puntata di Uno Mattina di mercoledì 20 gennaio, il giornalista Alan Friedman, ospite della trasmissione, collegato via skype, si è lasciato sfuggire un’affermazione sessista nei confronti di Melania Trump moglie del Presidente degli Stati Uniti uscente apostrofandola come una escort. Di fronte a questa affermazione a dir poco improvvida la conduttrice del programma, la giornalista Monica Giandotti, ha stigmatizzato l’affermazione di Friedman dicendo che la sua era un’affermazione molto forte e grave". E' quanto si legge in una nota di Uno Mattina, la trasmissione di Rai1.

Nella puntata di Uno Mattina del giorno successivo, oggi 21 gennaio, i due conduttori, Monica Giandotti e Marco Frittella, hanno ulteriormente preso le distanze con queste parole testuali: “Ieri in questi studi si è verificato uno spiacevole incidente, un ospite in collegamento ha rivolto un insulto sessista ad una donna. Durante la diretta abbiamo sollevato il nostro disappunto e sottolineato l’accaduto. E vogliamo oggi ribadire che Uno Mattina è il frutto del lavoro di una squadra il cui obiettivo è informare nel rispetto di tutte le opinioni, degli ospiti e del pubblico che ci segue da casa”.

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