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"Piano pandemico mai aggiornato dal 2006", l'accusa in un nuovo report

22 gennaio 2021 | 12.28
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Secondo la relazione del generale Lunelli "l'Italia non ha adempiuto agli obblighi"

(Afp)
(Afp)

In Italia nessuno ha mai aggiornato i piani pandemici dal 2007 ad oggi. E' quanto sostiene il report del generale in pensione Pier Paolo Lunelli, che in carriera ha elaborato protocolli pandemici per diversi Stati Ue. Nella relazione, dal titolo 'Il nostro Paese si è attenuto alle prescrizioni del Regolamento Sanitario Internazionale entrato in vigore nel 2007?' e consegnato in esclusiva ad ad Anagenesis, Centro di ricerca e monitoraggio pianificazione pandemica - think tank creato dall'ex responsabile della comunicazione del comitato Noi Denunceremo - visionato dall'Adnkronos, si sottolinea che il piano pandemico italiano del 2006 sarebbe dovuto essere riscritto nel 2007, anno in cui è entrato in vigore l'ultimo aggiornamento della Regolamentazione Sanitaria Internazionale.

"Il Rsi, un documento giuridicamente vincolante (legally binding) -spiega Lunelli- si prefigge lo scopo di garantire la massima sicurezza contro la diffusione delle malattie epidemiche, con la minima interferenza possibile sul commercio e sui movimenti internazionali, attraverso il rafforzamento della sorveglianza delle malattie infettive mirante ad identificare, ridurre o eliminare le loro fonti di infezione o di contaminazione".

L'Rsi, continua Lunelli, "pone le fondamenta dell'edificio di sicurezza globale per la prevenzione dalle epidemie e postula l'acquisizione di una serie di capacità fondamentali in campo sanitario che dovevano essere attivate entro il 16 giugno 2012 [...] improrogabilmente entro la metà del 2016, molto prima dell'emergenza Covid-19".

Secondo il generale "nessuna legge è stata elaborata per chiarire come lo Stato Italiano intendesse esercitare la sua competenza esclusiva in materia di profilassi internazionale (Titolo V della Costituzione articolo 117) a livello nazionale, regionale e locale ai sensi del Regolamento Sanitario Internazionale". "Si trattava - spiega Lunelli - di rivedere o istituire normative, decreti, prescrizioni, atti, ordinanze e regolamenti, protocolli governativi e interministeriali, compiti e responsabilità ai vari livelli". Per Lunelli "ci voleva il Covid-19 - continua Lunelli - per maturare la consapevolezza che le pandemie sono la maggiore e più grave minaccia alla sicurezza interna del nostro Paese".

Lunelli spiega poi che "la responsabilità circa la definizione delle politiche nazionali della sanità pubblica spetta ai singoli Stati membri, ma se soltanto uno di essi non offre le garanzie richieste dal Rsi può mettere in pericolo tutti gli altri Paesi". Questa "asserzione è ancora più vera nell'Ue, completamente aperta ai traffici di persone, cose e quindi anche ad agenti epidemici".
In proposito, continua Lunelli, "il 25 luglio 2014 la Commissione Europea ha elaborato un documento da utilizzare come model per acquisire informazioni sia sull'implementazione della Rsi, sia sullo stato della pianificazione e della preparazione e della risposta a un'emergenza sanitaria epidemica, da presentare ogni tre anni a partire dal 7 novembre 2014".

Quanto al lockdown nazionale dello scorso marzo era dovuto a un sistema di sorveglianza inaffidabile e mai testato . " Lunelli spiega come "soltanto alla fine della seconda decade di marzo il flusso dei dati nel sistema di comando e di controllo e comunicazioni si è assestato, consentendo di avere a livello centrale in quadro sufficientemente chiaro della situazione per prendere decisioni appropriate. Di conseguenza, il meccanismo per la gestione degli eventi anomali o ad eziologia sconosciuta non sembra essere stato pienamente operativo fino a marzo inoltrato. Questa potrebbe anche essere una delle ragioni del lockdown dell'11 marzo, una decisione assunta come ultima spiaggia per guadagnare tempo in assenza di dati affidabili e per provare a rodare una macchina organizzativa mai precedentemente testata con un'esercitazione".
Addirittura, secondo il generale Lunelli "probabilmente mancavano le procedure operative standard che indicassero come i dati dovevano essere comunicati".

Locati - "L'omissione di segnalare all'OMS/RSI nel 2012, 2013, 2014, 2015 e 2017 lo stato di sviluppo delle capacità fondamentali richieste dall'RSI potrebbe configurarsi come in un'ipotetica omissione d'atti d'ufficio in virtu' dell'obbligo sancito in materia. La segnalazione non veritiera della reale situazione negli anni 2010, 2011, 2016, 2018 e 2019 potrebbe eventualmente configurare un'ipotesi di falso ideologico". Lo dice all'Adnkronos il rappresentante legale dell'azione civile contro Governo e Regione Lombardia, l'avvocato Consuelo Locati riferendosi alla nuova relazione del Gen. Lunelli.
Lo stesso Lunelli nota che "Prove logiche dimostrano che il nostro Paese, quando ha risposto all'Oms, ha sovrastimato talvolta in maniera esagerata le proprie capacità. La veridicita' di un'autovalutazione complessiva pari all'87%, prossima all'area dell'eccellenza, e' infatti tutta da dimostrare. Alla prova dei fatti, sappiamo che sono venute alla luce gravissime carenze di carattere strutturale e organizzativo in molti settori, per cui le nostre risposte ai questionari non potevano rappresentare la situazione reale".

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