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Staminali contro polmonite Covid, al via test su pazienti in Italia

26 gennaio 2021 | 13.06
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Studio nazionale guidato da Modena coinvolge da fabbriche cellule a centri come Fiera Milano. Missione: spegnere l'infiammazione

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

Una nuova missione per le 'cellule bambine': spegnere l'infiammazione, inibire uno dei fattori più pericolosi per i malati Covid. Parte da Modena lo studio nazionale per trattare pazienti con polmonite da Sars-CoV-2 con infusioni di cellule 'stromali mesenchimali' (mesenchymal stem cell - Msc), un tipo di staminali anche in grado di produrre fattori antinfiammatori, che "sembrano contrastare il meccanismo alla base del danno d’organo indotto dal virus", spiegano i promotori del progetto, "primo al mondo a confrontare fonti di Msc diverse all'interno di un'unica sperimentazione controllata: cordone ombelicale, tessuto adiposo e midollo osseo".

Nato sotto il coordinamento dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Modena con l'università di Modena e Reggio Emilia (Unimore), lo studio battezzato 'Rescat' partirà tra pochi giorni e coinvolge diversi centri: gli ospedali Meyer e Careggi di Firenze, il Policlinico di Milano con l'ospedale Covid di Fiera Milano, l'ospedale San Gerardo di Monza con la Fondazione Centro di ricerca Tettamanti e l'università Milano-Bicocca, l'azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona e l'azienda ospedaliera di Vicenza. A supportare i centri per l'analisi dei biomarcatori saranno l'Istituto Mario Negri di Milano e la Fondazione Centro di ricerca Tettamanti. Rescat è uno studio prospettico randomizzato multicentrico di fase I/IIa, il primo a utilizzare nel Paese cellule stromali mesenchimali allogeniche in sperimentazione clinica per pazienti positivi a Covid.

Conta anche sulla collaborazione con la Cro italiana Coresearch (Pescara), e prevede due infusioni endovenose di Msc allogeni a distanza di 5 giorni l'una dall'altra in 60 pazienti (40 trattati e 20 come gruppo di controllo) affetti da polmonite severa da infezione da Sars-CoV-2 e ricoverati e seguiti nelle Covid Unit coinvolte (terapie intensive e semintensive).

"L'innovazione - spiega Massimo Dominici, direttore della Struttura complessa di oncologia dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Modena e professore all'Università di Modena e Reggio Emilia - consiste anzitutto nel mettere in rete nello stesso protocollo più 'fabbriche di cellule' (laboratori autorizzati alla produzione di cellule per l'utilizzo nell'ambito di protocolli clinici sperimentali), che producono Msc autorizzate per l’impiego umano da fonti diverse. L'obiettivo dello studio, in quanto di fase I/IIa, consiste anzitutto nel verificare la fattibilità e la sicurezza del loro utilizzo per la polmonite da Sars-CoV-2".

Ad oggi, ricorda Enrico Clini, direttore della Struttura complessa di malattie dell'apparato respiratorio dell'Aou di Modena e professore all'Unimore, "non esiste ancora un trattamento farmacologico efficace per la cura dell'infezione e della polmonite da Covid-19. Nella maggior parte dei casi vengono utilizzati farmaci antivirali, anticoagulanti e/o antinfiammatori approvati dagli enti regolatori a seguito delle evidenze scientifiche, in aggiunta alla terapia di supporto respiratorio. Ma la letteratura ha dimostrato che le Msc possono essere in grado di agire nei confronti della sindrome da distress respiratorio, una delle conseguenze più letali dell'infezione da Sars-CoV-2".

Gli studi cinesi condotti fino ad oggi e pubblicati nel corso della pandemia su vari pazienti affetti da Covid-19 in condizioni cliniche in rapido peggioramento hanno dimostrato l'assenza di reazioni allergiche, di infezioni secondarie o di eventi avversi legati all'infusione di queste staminali. Nel giro di pochi giorni, riferiscono gli esperti, è stato osservato un miglioramento dell'ossigenazione, un calo dei livelli di molecole infiammatorie e un miglioramento del quadro clinico e radiologico.

Rachele Ciccocioppo, del Dipartimento di medicina dell'Aou Integrata e docente di Gastroenterologia all'università di Verona, vanta una lunga esperienza nell'ambito dell'impiego delle Msc: "Basandoci sugli studi per altre patologie, ad oggi - precisa - possiamo affermare che l'aspettativa è quella di una riduzione dei tempi di degenza e di una diminuzione della dipendenza dall'ossigenazione e dal suo supporto. Un'altra ipotesi da verificare riguarderà il possibile effetto a lungo termine del danno causato dalla polmonite interstiziale, in particolare sulla fibrosi, e la conseguente insufficienza respiratoria".

La speranza è di riuscire a "contrastare la tempesta di citochine che compromette la funzione degli organi vitali" di questi pazienti, aggiunge Giovanna D'Amico, responsabile dell'Unità di immunologia e di terapia cellulare della Fondazione Centro di ricerca Tettamanti, struttura in cui da tempo si usano le "cellule stromali mesenchimali per contrastare la Graft versus Host Disease (GvHD), una complicanza che rende inefficace uno tra i più importanti strumenti nella cura delle leucemie, e che produciamo direttamente a partire dal midollo osseo".

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