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Escalation di attentati in Iraq, tornano i kamikaze: 8 morti a Baghdad

23 agosto 2014 | 13.19
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L'assalto contro la sede dei servizi segreti nella capitale. Ci sono almeno 25 feriti, nessuno ha ancora rivendicato. Il ministro degli Esteri iracheno agli Usa: "L'Isil è il nostro nemico comune". Reporter decapitato, il boia potrebbe essere un rapper londinese di 23 anni

Escalation di attentati in Iraq, tornano i kamikaze: 8 morti a Baghdad

Almeno otto persone sono morte in un attacco kamikaze contro la sede dei servizi segreti a Baghdad. Lo hanno riferito le tv satellitari arabe, citando fonti mediche e della sicurezza.

Secondo le prime ricostruzioni dell'attacco diffuse dalla tv al-Jazeera, un'autobomba è esplosa nel quartiere di Karada, nel centro di Baghdad. L'esplosione è avvenuta nei pressi di una sede della polizia che ospita anche un ufficio dell'intelligence militare. Al momento, oltre agli otto morti si contano anche 25 feriti. Nessuna organizzazione ha ancora rivendicato l'attacco.

Ministero degli Esteri iracheno agli Usa: "Isil nemico comune" - Iraq e Usa stanno affrontando un "nemico comune", i jihadisti dello Stato Islamico (Isil), e sono chiamati a "combatterlo insieme" per difendere la gente di tutto il mondo e le generazioni future. E' quanto ha sottolineato il ministro degli Esteri iracheno, Hoshyar Zebari, in un articolo scritto per il "Washington Post", che chiede l'aiuto non solo degli Stati Uniti, ma dell'intera comunità internazionale per affrontare militarmente la minaccia jihadista.

"Così come gli iracheni stanno affrontando uniti il terrorismo, anche la comunità internazionale deve fare la sua parte. Non chiediamo aiuto solo agli Stati Uniti. Lo chiediamo ai nostri vicini, ai nostri alleati europei, alle Nazioni Unite e al mondo arabo e islamico perché si schierino al nostro fianco contro una forza omicida che minaccia di trascinare tutti noi nell'oscurità", ha affermato Zebari.

Washington pronta a chiedere al Congresso il via libera per azioni contro jihadisti - L'amministrazione Obama sta valutando l'ipotesi di chiedere l'autorizzazione del Congresso per nuove azioni militari contro lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante. Lo scrive il "Washington Post", secondo cui il mandato di Camera e Senato "darebbe una giustificazione legale interna all'uso illimitato della forza" contro i jihadisti, dopo che dai vertici militari americani è arrivata la sollecitazione a colpire le loro basi anche in Siria e non più solo nel nord dell'Iraq.

Il giornale, che cita una fonte dell'amministrazione, ricorda le ultime autorizzazioni formali da parte del Congresso ad azioni del genere risalgono al 2001, contro al-Qaeda in Afghanistan, ed al 2002 contro l'Iraq di Saddam Hussein. La richiesta al Congresso è una delle opzioni sul tavolo dell'amministrazione dopo che nelle ultime ore si è intensificato il dibattito su come intervenire contro lo Stato islamico, che quattro giorni fa ha decapitato il giornalista americano James Foley.

In una conferenza stampa giovedì al Pentagono, il segretario alla Difesa Chuck Hagel aveva definito l'Isil "la minaccia più grande per gli Stati Uniti", mentre il capo degli Stati maggiori riuniti, il generale Martin Dempsey, aveva sottolineato come i jihadisti sunniti possano essere sconfitti solo con raid contro le loro basi anche in Siria

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