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Siria: madre Foley, politica anti-riscatto Usa è orribile

16 settembre 2014 | 13.21
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"L'Fbi non ci ha aiutato molto, dobbiamo ammetterlo. Il nostro governo è stato molto chiaro nel dire che non si sarebbe dovuto pagare nessun riscatto. E' stato orribile, e continua ad essere orribile. E' come trovarsi tra l'incudine e il martello". Diane Foley, la madre del giornalista americano decapitato il mese scorso dallo Stato Islamico, torna ad accusare, intervistata dal New York Times, il governo statunitense di aver ignorato la richiesta di riscatto arrivata dall'Is. Cosa che non fecero i governi degli europei che erano tenuti in ostaggio con lui.

Il Times, che nei giorni scorsi aveva scritto del risentimento del governo americano verso i governi europei che pagano per il rilascio degli ostaggi, ricostruisce infatti come la richiesta di riscatto per Foley - arrivata lo scorso novembre un anno dopo il rapimento con un mail al fratello Michael - arrivò nello stesso periodo di quattro mesi in cui l'Is contattò i familiari di 23 ostaggi occidentali detenuti nella stessa prigione tra i quali tre americani.

I Foley, ai quali i rapitori chiedevano 100 milioni di euro e il rilascio di un gruppo di prigionieri, contattarono immediatamente l'Fbi che fu chiara ed irremovibile: gli Stati Uniti non scambieranno mai prigionieri per ostaggi e non pagheranno mai, in nessuna circostanza, un riscatto. Ma, raccontano ancora i familiari di Foley al Times, quello che non dissero è che i paesi degli altri ostaggi avevano un atteggiamento diverso e velocemente negoziarono e pagarono i riscatti. (segue)

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