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L'infermiera spagnola sta meglio e parla. Sono 17 i casi in osservazione per sospetto Ebola

11 ottobre 2014 | 15.22
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Teresa Romero è cosciente e ha parlato con l'équipe medica che la sta curando all'ospedale Carlos III. Nella struttura sanitaria madrilena restano sotto controllo tutti gli altri pazienti , comprese tre donne ricoverate venerdì: una parrucchiera, un'infermiera e un'addetta delle pulizie di un centro benessere, tutte asintomatiche

(Infophoto)
(Infophoto)

Teresa Romero, l'infermiera infettata dal virus Ebola e ricoverata a Madrid, è cosciente e ha parlato con l'équipe medica che la sta curando all'ospedale Carlos III. E' quanto riporta il quotidiano 'El Pais'.

A oggi sono sotto osservazione presso la struttura sanitaria madrilena in tutto 17 persone, dopo il ricovero di venerdì di altre tre donne: una parrucchiera, un'infermiera e un'addetta delle pulizie di un centro benessere, tutte asintomatiche.

Oltre a Teresa Romero c'è un altro caso allo studio, un infermiere risultato negativo ai primi test: si attende l'esito delle nuove analisi effettuate a distanza di 72 ore.

I medici che stanno curando l'infermiera Romero hanno tentato diverse terapie: tutte sperimentali e non ancora ufficialmente approvate ma di cui l'Organizzazione mondiale della sanità ha autorizzato l'impiego.

Nei cinque giorni in cui Romero è stata curata - riporta 'El Pais' - le sono stati somministrati tre di questi trattamenti sperimentali: il primo è ZMapp, una combinazione di tre anticorpi oggetto di uno studio del 2012 su 'Nature' che ha ottenuto la guarigione completa delle scimmie esposte al ceppo Ebola umano 'Zaire', il più mortale. I funzionari hanno confermato che il team medico ha chiesto di avere questo trattamento, importato dall'Agenzia del farmaco spagnola.

La Romero ha inoltre ricevuto dopo l'arrivo in ospedale plasma sanguigno ottenuto da pazienti sopravvissuti a Ebola: secondo i funzionari della sanità spagnola, il religioso Paciencia Melgar, collaboratore di Pajares in Liberia, sarebbe uno dei 'donatori' di sangue perché si è ammalato ma ha superato la malattia.

Infine, all'infermiera è stato somministrato l'antivirale Favipiravir, che è stato testato nei topi e che inibisce un enzima essenziale per la replicazione virale. La sua efficacia dipende dalla quantità di virus nel corpo e dal fatto che l'organismo del paziente sia o meno in grado di produrre propri anticorpi.

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