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America al voto per il midterm, in gioco il controllo del Senato

04 novembre 2014 | 18.04
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Elettori chiamati a scegliere un terzo del Senato (36 seggi su 100), l'intera Camera dei Rappresentanti (435 seggi) e 36 governatori. Una vittoria repubblicana condannerebbe la presidenza Obama a concludere il suo secondo mandato nella scomoda posizione di 'anatra zoppa'. L'ultimo appello di Obama: "Andate alle urne, ogni voto conta"

(Xinhua)
(Xinhua)

Gli elettori americani sono chiamati alle urne oggi per scegliere un terzo del Senato (36 seggi su 100), l'intera Camera dei Rappresentanti (435 seggi) e 36 governatori, mentre si svolgeranno numerosi referendum, dal salario minimo alla legalizzazione della marijuana. Gli orari di apertura e chiusura delle urne sono stabiliti dai funzionari statali. Sono nove gli Stati della costa est in cui è stato possibile votare dalle 6 ora locale (le 12 in Italia), mentre Alaska e Hawaii saranno gli ultimi a chiudere le urne, quando in Italia saranno le 6 di mattina.

Exit poll e risultati elettorali inizieranno a uscire poco dopo la chiusura dei primi seggi e, visto l'elevato numero dei candidati, i sondaggi all'uscita dalle urne si concentreranno sugli stati chiave. L'attesa si concentra sull'esito del voto per il Senato, attualmente in mano ai democratici con 51 seggi.

Dal momento che l'Alaska è uno degli Stati in bilico, è possibile che sol domani in serata si saprà quale sarà la composizione del Senato. Altri voti che potrebbero fare la differenza sono quelli della Louisiana, dove le leggi locali rendono possibile un ballottaggio a dicembre, e del Kansas.

Oggi si vota anche per governatori 36 Stati - In 36 Stati circa 250 milioni di americani sono chiamati anche a votare per il loro governatore. Sono 22 gli Stati dove si vota attualmente governati da repubblicani, che in tutto guidano 29 Stati, e 14 dai democratici, che hanno in tutto 21 governatori. Solitamente i governatori in carica tendono a vincere un secondo mandato, almeno è successo all'80% dei governatori negli ultimi 50 anni. Secondo i sondaggisti, sono 11 - ben 14 per il sito RealClearPolitics - i duelli di oggi ancora aperti. Tra i governatori che sono invece sicuri di una rielezione vi è il democratico Andrew Cuomo, governatore di New York, che nelle scorse settimane si è trovato al fianco di Chris Christie, il repubblicano che governa il New Jersey, al centro delle polemiche con l'amministrazione Obama per le misure adottate per Ebola. Tra gli Stati che potranno cambiare colore, vi sono la Florida, il Kansas e la Pennsylvania - dove governatori repubblicani potranno essere sostituiti da democratici - e Massachusetts e Connecticut dove, secondo i pronostici, potrebbe avvenire l'inverso. Ma, avvisano i sondaggisti, a parte la Pennsylvania, in tutti gli stati in bilico i due candidati sono impegnati in un testa a testa.

Elezioni più costose della storia - Intanto un dato è certo: con 3,68 miliardi di dollari stimati (quasi 3 miliardi di euro), quelle di quest'anno saranno le elezioni di midterm più costose della storia degli Stati Uniti. Candidati e partiti politici hanno speso circa 2,7 miliardi di dollari, mentre altri 900 milioni provengono da gruppi esterni. Complessivamente, i Repubblicani dovrebbero spendere 1,92 miliardi di dollari, mentre i Democratici 1,76 miliardi. Per quanto riguarda i numero dell'affluenza, invece, alle ultime elezioni di midterm nel 2010, su 210milioni di cittadini americani in età per poter votare solo 95,9 milioni (il 45%) si sono recati alle urne. Il numero dei partecipanti è aumentato con le presidenziali del 2012, quando, secondo il Census Bureau, la percentuale degli elettori è salita al 62%.

Da giovani ispanici potrà arrivare sorpresa elettorale - Con 66mila americani di origine ispanica che diventano maggiorenni ogni mese, potranno essere i giovani 'latinos' la sorpresa di queste elezioni di midterm. E' quanto emerge dallo studio realizzato dal Pew Research Center che sottolinea come i 'millennial' ispanici, come viene chiamata in America la generazione del nuovo millennio, nati tra gli anni '80 e l'inizio del 2000, possono essere anche la chiave per far aumentare in generale l'affluenza alle urne dei latinos.

"A differenza dei loro coetanei che hanno alle spalle generazioni di elettori, questa generazione di latinos sono i primi che possono votare e quindi se sono entusiasti elettori potranno coinvolgere altri delle loro famiglie e comunità", ha detto Maria Teresa Kumar, presidente di Voto Latino, associazione impegnata nelle registrazione nelle liste elettorali degli ispanici.

Tradizionalmente vicini ai democratici, e particolarmente mobilitati, come tutte le minoranze, nelle ultime elezioni presidenziali da Barack Obama, gli elettori ispanici arrivano al voto di oggi delusi per il fatto che, nonostante le promesse, l'amministrazione democratica non ha varato l'attesa riforma dell'immigrazione, che dovrebbe aprire le porte alla cittadinanza a milioni di ispanici che da anni lavorano e vivono nel paese.

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