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Muro Berlino: Eugen Ruge, Ddr insopportabile ma questa di oggi è liberta?

10 novembre 2014 | 16.36
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In un articolo per l'Adnkronos in occasione del 25mo anniversario della caduta del muro, lo scrittore tedesco nato in Russia nel 1954, finalista allo Strega europeo, prende chiaramente le distanze dai regimi comunisti e sottolinea come nell'ex Germania dell'est il suo romanzo "non sarebbe mai stato pubblicato, ma neanche scritto"

Nella foto Eugen Ruge
Nella foto Eugen Ruge

Se qualcuno mi chiede, come io mi senta 25 anni dopo la caduta del Muro, sono tentato di dire: come prima. Questo naturalmente è ingiusto ed esagerato e deve - sotto pena di un'espulsione verso Cuba - essere immediatamente ritrattato: la Ddr era insopportabile. La Ddr era stare in fila e filo spinato e lezioni di politica e Stasi. Il mio romanzo "In tempi di luce declinante" non sarebbe mai stato pubblicato (mai neanche scritto) nella Ddr. Casualmente vengo ora da Meissen, dove in questi giorni di ottobre ad ogni angolo si trova crostata di cipolle e mosto: la stessa parola mosto d'uva l'ho imparata in Occidente, solo per questo la Ddr andava abolita. E tuttavia il solo fatto che io debba fare questa premessa per non essere bollato come nemico del nostro ordinamento fondamentale liberaldemocratico rappresenta un piccolissimo dejà-vu: l'ideologia ha a che fare con l'esclusione, come sanno i tedeschi dell'Est.

Ma anche per altri aspetti io rivivo singolari esperienze già vissute. E rientra tra le cose che provocano la mia irritazione il fatto che io, sfuggito alla mania del gigantismo sovietico, improvvisamente mi ritrovi nuovamente in un periodo di gigantomania. Questa volta non si tratta di LPG (Landwirtschaftliche Produktionsgenossenschaft, cooperative di produzione agricola, ndt), Kombinate (complesso di imprese produttive, ndt) e indistruttibile amicizia con i popoli dell'Unione Sovietica, ma di gruppi industriali internazionali, capitale finanziario e libero commercio, ossia di ordini di grandezza che il socialismo poteva solo sognare.

Ma ora la cosa più sorprendente: la borghesia di questa repubblica nutre a quanto pare forti riserve sul processo di globalizzazione; i rappresentanti della classe politica parlano di locuste e supervisione bancaria, i figli del benessere comprano solo cose ecologiche e tendono ai prodotti regionali, però ciò che ha messo in moto l'intero processo a livello politico, che lo ha preparato e reso possibile e fino ad oggi impersonato, non viene portato a conoscenza in qualità di causa originaria fondamentale: l'Unione Europea.

L'Ue è nel suo nucleo e nella sua origine un trattato di libero commercio. I trattati di libero scambio sono i più importanti strumenti politici della globalizzazione. L'Ue è stata creata con un lavoro di alti rappresentanti della politica e dell'economia durato decenni. Il suo scopo dichiarato è quello della libera circolazione delle merci e dei capitali. Si tratta di una liberalizzazione dell'economia. Di un'abolizione più ampia possibile delle dogane, degli ostacoli al commercio e delle protezioni, come si legge nel Trattato di Roma e in tutti i trattati che lo hanno seguito, con una certa tendenza ad espandersi: il Trattato di Lisbona comprende circa 500 pagine di tedesco giuridico. A volte penso che il tedesco giuridico abbia una funzione analoga al gergo di partito dei bonzi della Sed. Tuttavia con maggiore successo. Mentre alla fine nessuno più credeva alle chiacchiere dei vertici della Ddr, quasi tutti le persone non populiste e che nutrono un sentimento di appartenenza europeo, credono che l'Ue - come successore della Ceca e della Cee - sia un sorta di potenza di pace che dall'alto ci dispensa benessere, democrazia e tutela ambientale.

Quando visito il 'governo della tradizione', pardon, il 'Parlamentarium' a Bruxelles, dove dalle mense dei poveri finlandesi del 1918 fino a Thomas Mann tutto viene messo sotto tutela per la causa dell'Europa, quando leggo da Juergen Habermas che la globalizzazione, un pò come una "forza della natura" libera da vincoli (Zur Verfassung der Europaischen Union, p.46), dovrebbe essere addomesticata con l'aiuto delle "capacità di gestione" dell'Unione, allora ho dei momenti in cui credo di essere matto esattamente come prima della caduta del Muro: l'esperienza della solitudine che consiste nell'opporsi all'opinione corrente.

Sono forse veramente rimbambito? La Ceca è stata responsabile della pace in Europa dopo il 1945? Oppure questa labile pace è merito piuttosto dell'equilibrio tra blocchi economici e militari armati e potenti? Senza contare che questa pace per poco non è crollata, senza contare che giustamente chiamavamo questa pace Guerra fredda e che questa Guerra fredda fuori dall'Europa ha fatto milioni di vittime! Va notato che anche prima della Prima guerra mondiale si credeva che la globalizzazione avrebbe garantito la pace. E va notato anche che, al contrario, il fatto che i trattati di libero scambio non costituiscono necessariamente misure fondanti della pace, è cosa che si dimostra con efficacia in Ucraina. I trattati di libero scambio non vengono siglati per via della pace, e neanche per il benessere del popolo e non certo per amore dell'ambiente, al contrario!

Certo anche a Bruxelles ci sono tentativi che considero presumibilmente degni di considerazione e onesti per limitare o mitigare le conseguenze sociali e ambientali negative della globalizzazione. Ma è impossibile che venga ignorato che l'Unione Europea innanzitutto produce ciò che cerca di limitare. L'Unione Europea cerca di controllare il capitale finanziario. Ma lo ha dapprima creato. L'Unione Europea si appresta a presentare un regime di creazione di posti di lavoro. Ma è la crisi dell'euro ad aver per prima alimentato la disoccupazione giovanile in Spagna o Italia. L'Ue mette a punto norme sui gas di scarico. Tuttavia è essa stessa il motivo per cui sulle nostre strade vengono trasportati massicciamente pomodori dall'Olanda verso l'Italia o yogurt dalla Baviera verso la Francia.

Lo scopo dichiarato di ogni trattato di libero scambio si chiama crescita dell'economia. Purtroppo questo è solo in parte vero, in verità non si tratta infatti di crescita ma di crescita-crescita ossia si tratta di crescere sempre più velocemente, detto in termini matematici: in modo esponenziale. Anche se la crescita fosse ragionevole, il concetto non potrebbe essere mantenuto a lungo. La crescita della civiltà occidentale ha comportato l'uso in 250 anni delle risorse che l'umanità aveva consumato in tutta la sua storia precedente. Bruciamo il pianeta per consumare sempre di più e sempre più velocemente e la cosa più folle in tutta questa storia è che questo modo di consumare non ci rende felici ma al contrario intasa, inquina il mondo.

Tutto questo accade naturalmente anche senza Wto, Ue e Ttip (il trattato di libero scambio che l'Ue sta negoziando con gli Usa, ndt), ma con essi tuttavia accadrà ancora meglio, in modo più efficace e veloce.

Ma anche se misurassimo il benessere esclusivamente in termini di Prodotto interno lordo, anche prescindendo dal fatto che questo modo di vivere uccide noi e gli altri (probabilmente nell'ordine inverso, gli altri e noi), la crescita del Pil serve veramente alla nostra prosperità? Cari figli della borghesia, cari abitanti di Prenzlauer-Berg (quartiere di Berlino, ndt), tra i quali mi includo, cari grandi azionisti, cari Ackermann, tutti voi cari, voi che così volentieri vi definite europei, cari utenti di Twitter che non siete più in grado di affrontare letture lunghe, cari trafficanti di armi, cari consumatori di latte macchiato, proprietari di case delle vacanze, donne che congelano gli ovuli, se questa follia giovi al nostro benessere dipende molto da cosa si intenda per 'noi'. Perché al contrario di tutte le promesse della politica è proprio dagli anni della globalizzazione che la forbice tra poveri e ricchi è andata sempre crescendo. Non lo dice solo Thomas Piketty, lo si può vedere anche sul sito dell'Ocse. E recentemente anche Standard & Poors ha richiamato l'attenzione sui pericolosi squilibri non solo (anche) tra ricchi e poveri dentro gli Stati Uniti e l'Ue, ma anche su quelli tra Stati ricchi e poveri.

La folle produzione di beni di consumo non serve in alcun modo a contrastare povertà e miseria, come affermano i profeti della crescita. Al contrario la produzione massiccia e a basso costo dei Paesi industriali provoca nel tempo nei Paesi sottosviluppati dipendenza, fame e giganteschi problemi ambientali. Centinaia di contrasti bellici vengono provocati o favoriti da problemi climatici quali l'erosione del suolo o la mancanza d'acqua - dove non si tratti di risorse minerarie o riserve energetiche - per saziare l'ingordigia di industrie che producono a pieno regime.

Ma questo cosa ha a che fare con la Ddr? Non volevo scrivere di dejà vu? Esatto, "il marxismo è onnipotente perché è giusto", quanto ne abbiamo riso! Ma quanto giusto è il neoliberalismo? Già solo dal punto di vista delle conseguenze ambientali è assurdo aspirare ad esportare ovunque i nostri valori, il nostro modo di vivere, il nostro modo di produrre e consumare. Peraltro è noioso, è terribile camminare per le metropoli di questo mondo e vedere ovunque le stesse borse, le stesse catene di fast-food, gli stessi cellulari, le stesse magliette, la stessa pubblicità, gli stessi leggings, gli stessi berretti da puffi (se adesso vanno di moda) gli stessi Starbucks Cafe, le stesse auto, le stesse scarpe da corsa, bere le stesse bevande, mangiare gli stessi gelati e in più ascoltare la stessa musica. Questa dovrebbe essere libertà? Tanti auguri. Tendono forse le entità politiche di una certa grandezza per natura all'espansione?

Cosa vuol dire l'articolo 8 del Trattato Ue quando dice che l'Ue si impegna a creare uno spazio di benessere e di buon vicinato fondato sui valori dell'Unione? Da quando è stata fondata l'Europa si dilata permanentemente. Ieri l'Europa orientale. Domani la Turchia. Dopodomani l'Ucraina. E poi? Russia? Cina? Il cosiddetto allargamento dell'Ue è più di una semplice esportazione del modo di vivere e produrre. Qui l'Ue amplia i propri confini esterni al passo con e dietro protezione della Nato. E come se tutto questo non fosse sufficientemente pericoloso ora anche il nostro presidente federale suona il corno di guerra e pretende finalmente l'impegno militare! Un tempo si diceva: imparare dall'Unione Sovietica significa imparare a vincere. E ora? Impariamo dall'America? Facciamolo: dal 1945 gli Usa hanno condotto almeno 20 guerre in nome della pace, tra cui almeno 15 senza mandato Onu per non parlare degli innumerevoli aiuti militari, forniture di armi, coinvolgimenti. Pur dando per scontato che abbiano agito con i migliori propositi, quale è il risultato? C osa hanno ottenuto in Vietnam, Afghanistan, Iraq? Per non parlare dei milioni di morti tra cui le centinaia di migliaia di Gis. E' bello per il signor Gauck che abbia avuto la fortuna di non servire mai in un esercito. La guerra vista da lontano sembra quasi Capodanno. Io non ho avuto questa fortuna e non ero pronto a rinunciare al mio studio per diventare Bausoldat . Ma le esperienze nelle forze armate della Ddr (NVA) sono stati uno dei motivi per cui io ho rotto con il paese che si chiamava Ddr. E il pacifismo della Repubblica federale uno dei motivi per cui mi sono rifugiato lì.

Ma volevo parlare di déjà- vu. Nella Ddr c'era una storiella. Honecker fa una gara di corsa con Willy Brandt e perde. Il giorno dopo, sulla Nd (Neues Deutschland) si legge: Honecker conquista un onorevole secondo posto, mentre Brandt purtroppo è solo penultimo. Ma attualmente non è cosi' divertente. A maggio la radio tedesca riferiva che "a Odessa la gente commemorava le oltre 40 vittime dell'incendio di venerdì. La situazione nella città nel sud del paese è tesa. Anche nell'est dell'Ucraina è ancora minacciosa. Qui i separatisti parlano di attaccare la capitale Kiev. Aha! I separatisti!! Dietro la notizia c'era la vicenda di 40 persone spinte da una folla fascista dentro un edificio poi incendiato. Chi cercava di saltare dalle finestre veniva ucciso dai nazionalisti ucraini. Naturalmente era colpa dei separatisti. Solo chi conquista l'onorevole secondo posto viene dimenticato. Nel febbraio 2008 dopo che Yanukovich era stato eletto in Ucraina, l'austriaco Standard riferiva: "Queste elezioni sono state per tutti una vittoria in Ucraina, hanno spiegato gli osservatori guidati dall'Osce". Sei anni più tardi, i nostri quotidiani altoborghesi informano che quelle elezioni erano un falso. Come d'altra parte anche l'elezione di Putin. Il 64% era un mucchio di bugie, perché Putin in realtà ha ottenuto solo il 63,7%. Ad ogni modo e' ciò che si sospetta. O che si dichiara. Probabilmente lo stesso Putin è contraffatto. In verità è Hitler come si può apprendere alla televisione pubblica. Ed è penultimo: con il 63,7%! E cosi potrei andare avanti. Prima mi divertivo sempre ad andare per strada e bruciare Neues Deutschland. Nel frattempo almeno è stato consentito e io confesso che si tratta di un enorme passo avanti.

A proposito di déjà -vu: chi è quella lì...? Voglio dire quella che sta sempre in televisione. La conosco! E' una di quelle ragazze che sono vissute con me nelle case dello studente. Molto diligenti, sempre, si, si! la sera indossavano i grembiuli e studiavano, non è esagerato. Solo a volte festeggiavano e si sedevano nella cucina comune e bevevano un bicchiere di vino con noi. Naturalmente andavano benissimo agli esami, anche se due mesi dopo si erano già scordate la materia. Si' voglio dire proprio quel tipo di persona! Quel tipo di persona che dopo due mesi ha dimenticato tutto. Che dopo due mesi dal tracollo della Ddr ha deciso che a dire il vero era stata sempre contraria. E ora sta sempre in televisione. Quella che tutti conoscono, che probabilmente non ha déjà vu. Oppure pensa ogni tanto alle riunioni della FDJ (organo giovanile del Partito socialista unificato, ndt) quando presenta il rapporto sui conti del governo al Bundestag. Precisamente, credo sia capo del governo, si dice Cancelliere, un buon lavoro, per persone che non hanno déjà-vu.

Io devo continuare a fare lo scrittore.

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