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Tunisia: affluenza presidenziali al 64,6%, verso ballottaggio Marzouki-Essebsi

24 novembre 2014 | 09.36
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Martedì l'annuncio dei risultati ufficiali. Affluenza alle prime elezioni presidenziali dopo l'era di Ben Alì al 64,6%. Fino alla cosidetta Rivoluzione dei gelsomini, la Tunisia aveva conosciuto solo due presidenti: Habib Bourguiba e lo stesso Ben Ali

Elettore al voto in Tunisia (Xinhua)
Elettore al voto in Tunisia (Xinhua)

Saranno annunciati domani i risultati ufficiali delle elezioni presidenziali che si sono svolte in Tunisia. Lo ha riferito l'emittente al-Arabiya. Stando ai risultati preliminari si prevede un ballottaggio tra il presidente uscente Moncef Marzouki e il favorito della vigilia Beji Caid Essebsi, leader del partito laico Nidaa Tounes che ha trionfato alle legislative del 26 ottobre con il 39 per cento di preferenze. Il ballottaggio, se fosse confermato, si svolgerà il 28 dicembre.

L'affluenza alle prime presidenziali a suffragio universale della storia della Tunisia, le prime dopo la deposizione del regime di Ben Ali, è stata del 64,6 per cento. Lo ha reso noto il presidente della Commissione superiore indipendente per le elezioni, Chafik Sarsar, nel corso di una conferenza stampa.

Il terzo più votato dei 27 candidati è stato il leader del Partito dei lavoratori Hamma Hammami, 62 anni, candidato del Fronte popolare di Chokri Belaid e Mohammed Brahmi, i due leader politici assassinati nel 2013. Quarto il magnate Slim Riahi, 42 anni proprietario della squadra di calcio Club Africain e leader dell'Unione patriottica libera, che al voto del 26 ottobre ha conquistato 16 seggi diventando il terzo partito del Paese.

Fino alla cosidetta Rivoluzione dei gelsomini, che il 14 gennaio 2011 portò alla deposizione del regime di Ben Ali, la Tunisia aveva conosciuto solo due presidenti: il ''padre dell'indipendenza'' ottenuta dalla Francia nel 1956, Habib Bourguiba, e lo stesso Ben Ali, che depose il suo predecessore con un colpo di stato il 7 dicembre 1987. Da allora, Ben Ali guidò il Paese fino appunto al 2011, quando fu costretto a fuggire in Arabia Saudita. Per evitare il ritorno di un regime dittatoriale, la nuova Costituzione tunisina approvata il 26 gennaio scorso ha limitato i poteri del presidente, trasferendo quelli esecutivi al primo ministro designato dal partito uscito vincitore dalle elezioni parlamentari.

Essebsi, favorito nonostante l'età, ha condotto una campagna elettorale basata sullo ''Stato di prestigio'', uno slogan che risponde alla richiesta dei tunisini di metter fine al clima di instabilità. Noto per usare proverbi tunisini e parti del Corano nei suoi discorsi, Essebsi viene considerato dai suoi sostenitori come l'unico in grado di fronteggiare gli islamici che hanno preso il potere nell'era post-Ben Ali. Al contrario, i critici lo accusano di voler ripristinare i vecchi regimi, essendo lui stato ministro degli Esteri sotto Bourguiba dal 1981 al 1986 e presidente della Camera dal 1990 al 1991 sotto Ben Ali.

Candidato con il partito del Congresso per la Repubblica, che alle legislative ha perso quasi tutti i seggi in Parlamento, il presidente uscente Marzouki si è presentato invece come l'unico leader in grado di preservare le conquiste della Rivoluzione anti Ben Ali.

Il partito islamico moderato di Ennahda, secondo alle parlamentari di ottobre, non ha invece presentato né appoggiato alcun candidato e ha invitato a ''votare un presidente che garantirà la democrazia''. Questo atteggiamento ha fatto emergere l'ipotesi di un nuovo governo e di una coalizione tra Nidaa Tounes ed Ennahda.

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