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Israele: Netanyahu, era impossibile governare ora serve esecutivo forte

02 dicembre 2014 | 21.31
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Il premier spiega la decisione di allontanare dal governo Livni e Lapid e la necessità di elezioni anticipate. Poi lancia un appello agli elettori: "non disperdere il voto verso i partiti minori e di dare fiducia al Likud"

Benjamin Netanyahu - Xinhua
Benjamin Netanyahu - Xinhua

"Nella attuale situazione, con l'attuale governo, è impossibile guidare il Paese". Così il premier Benjamin Netanyahu ha spiegato, nel corso di una conferenza stampa, la decisione di silurare il ministro delle Finanze Yair Lapid e la responsabile della Giustizia, Tzipi Livni, entrambi leader di due formazioni di centro che compongono la ormai ex coalizione di governo.

Il loro allontanamento dall'esecutivo si tradurrà "il prima possibile" in una richiesta di scioglimento del Parlamento da parte del premier e nel ricorso anticipato alle urne, ad appena due anni dalle ultime elezioni. Netanyahu ha chiesto agli elettori israeliani di non disperdere il voto verso i partiti minori e di dare fiducia al suo partito, il Likud, se desiderano un "governo forte".

La rottura era nell'aria già da settimane, anche se è avvenuta di fatto nella tarda serata di ieri durante un incontro fra il primo ministro e il titolare delle Finanze Yair Lapid. E oggi il ministro della Giustizia Tzipi Livni aveva avuto parole durissime contro l'esecutivo. Le prossime elezioni, aveva detto, citata sul Jerusalem post, serviranno a sostituire un governo "estremista, provocatorio e paranoico" che "incita una parte d'Israele contro l'altra".

Netanyahu ha presentato ieri sera a Lapid una sorta di ultimatum per salvare il governo, chiedendogli di ritirare la sua opposizione alla controversa legge su Israele stato-nazione e di rinunciare alla sua proposta di sgravi fiscali sulla prima casa. Lapid ha rifiutato. Fonti del suo partito laico di centro Yesh Atid, così come del partito Hatnua della Livni, hanno dichiarato oggi che l'incontro era una trappola per arrivare alla rottura. L'obiettivo di Netanyahu, hanno accusato, è andare a elezioni anticipate e formare un nuovo governo che unisca la destra nazionalista e i partiti ortodossi oggi all'opposizione. "Se proseguirà l'inaudito comportamento di alcuni ministri, non avremo altra scelta che tornare alel urne", aveva detto Netanyahu dopo il tempestoso colloquio con Lapid.

In carica dal marzo 2013, l'ampia coalizione di governo israeliana è frutto di un parlamento frammentato ed è apparsa a rischio sin dalla sua nascita. L'esecutivo riunisce infatti due partiti laici di centro favorevoli al negoziato di pace, Hatnua e Yesh Atid, con tre formazioni della destra nazionalista. A complicare le cose vi sono inoltre le aspirazioni personali del ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, leader del partito Yisrael Beitenou, e di Naftali Bennett, capo del partito Focolare Ebraico vicino ai coloni, che vorrebbero a sostituirsi a Netanyahu come leader della destra. Non a caso i due partiti hanno già detto di non voler correre in una lista unita assieme al Likud. E non è mancata nemmeno la rivalità fra Netanyahu e Lapid, il cui partito è diventato il secondo d'Israele alla sua prima prova elettorale.

La crisi del governo avviene in un momento di ripresa della tensione fra israeliani e palestinesi. Dopo il blocco dei negoziati di pace e l'intervento militare a Gaza, si assiste ora ad una escalation di violenze attentati a Gerusalemme, culminati nel massacro del 18 novembre nella sinagoga di Har Nof in cui due palestinesi hanno ucciso quattro rabbini e un poliziotto druso.

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