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Ue: i primi 100 giorni di Juncker fra crescita, Grecia e investimenti/Adnkronos

07 febbraio 2015 | 14.02
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Il piano per gli investimenti strategici da 300 miliardi di euro, l'accento spostato dall'austerità alle politiche per la crescita, il focus su un numero più limitato, ma chiaro, di dossier legislativi. Queste le principali iniziative prese dalla Commissione europea guidata dal presidente Jean-Claude Juncker nei suoi primi cento giorni. Entrato in funzione il primo novembre scorso, l'esecutivo Ue capitanato dall'ex premier lussemburghese ha cercato di imprimere la svolta promessa, fra difficoltà interne ed esterne. Nei primi tre mesi Juncker e la sua squadra hanno dovuto affrontare lo scandalo dei 'tax ruling' in Lussemburgo e le mine del debito della Grecia e della crisi in Ucraina, ancora senza una soluzione.

'Battezzato' dal battibecco sugli euroburocrati fra Juncker e il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, con l'Italia presidente di turno del Consiglio Ue, l'esecutivo di Bruxelles ha cercato subito di concretizzare le promesse fatte in campagna elettorale. Vera e propria bandiera dell'esecutivo Juncker è stato il piano per gli investimenti strategici, che nelle intenzioni dei suoi ideatori dovrebbe mobilitare 315 miliardi di euro partendo da garanzie pubbliche per 16 miliardi. Le misure proposte, secondo la Commissione, potrebbero aggiungere al Pil europeo fra i 330 e i 410 miliardi di euro nei prossimi tre anni e creare 1,3 milioni di nuovi posti di lavoro in un'Europa affamata di crescita e occupazione.

Il piano punta a convogliare nuovi fondi su progetti infrastrutturali, come la banda larga e le reti energetiche, i trasporti, la ricerca e lo sviluppo, le energie rinnovabili e le piccole e medie imprese. L'obiettivo è rendere operativo il fondo entro metà 2015, mentre il vicepresidente della Commissione con delega alla Crescita, Jyrki Katainen, è ancora impegnato nel roadshow dentro e fuori l'Europa per convincere i governi e gli investitori privati a mettere risorse nel fondo.

Focus su un numero limitato di dossier

(Adnkronos) - Un altro fronte di intervento della nuova Commissione è stato il superamento della rigida applicazione delle politiche economiche di austerità a favore dell'impostazione finalizzata a rilanciare la crescita, incrinando il paradigma dell'era Barroso. Frutto di questo cambio di passo, invocato da molti Paesi Ue, fra cui Italia e Francia, è stata la comunicazione sulla flessibilità, presentata a metà gennaio. Nelle intenzioni dell'esecutivo di Bruxelles le regole del Patto di Stabilità e Crescita non cambiano, in particolare il rispetto del limite del 3% del rapporto deficit/Pil, ma diventa più flessibile la loro applicazione da parte dei Paesi dell'area euro. Agli Stati vengono concessi maggiori margini di manovra e più tempo nel rispetto dei vincoli di bilancio in caso di attuazione di riforme strutturali.

Un'altra delle caratteristiche della nuova Commissione, voluta da Juncker e dal suo braccio destro e primo vicepresidente Franz Timmermans, è il focus su un numero limitato di dossier. L'obiettivo dichiarato è ridurre la produzione di leggi e direttive, chiarire gli obiettivi e lasciare maggiori spazi legislativi agli Stati. Il tutto all'insegna dello slogan di Juncker in campagna elettorale: "l'Europa deve essere grande sui grandi temi e piccola su quelli piccoli".

I dossier su cui si concentrerà la squadra guidata da Juncker sono l'Unione energetica, l'Unione dei mercati dei capitali e l'Europa digitale. La scelta di alcuni temi, a discapito di altri, ha indispettito numerosi gruppi parlamentari, a cominciare dei Verdi, che sui temi della protezione dell'ambiente e della salute dei cittadini temono una forte deregulation.

I 27 commissari divisi in squadre

(Adnkronos) - Un altro degli elementi principali della nuova Commissione è la sua nuova struttura e operatività. L'ex premier lussemburghese ha cercato di svecchiare l'esecutivo Ue e ha diviso i 27 commissari in squadre, guidate da un vicepresidente-coordinatore incaricato di raggiungere un obiettivo generale, in modo da facilitare il coordinamento fra le diverse politiche, aumentare l'efficienza e i risultati prodotti.

L'esecutivo di Bruxelles ha inoltre cercato di accelerare i negoziati sul Ttip, la partnership Ue-Usa sul libero scambio e gli investimenti. L'obiettivo è di concludere le trattative entro la fine del 2015, ma l'accordo sta incontrando la crescente opposizione di alcuni importanti Paesi membri. E sul fronte del lavoro per i giovani la Commissione ha stanziato un miliardo di euro, aumentando di 30 volte i fondi dell'Iniziativa per l'occupazione giovanile, per aiutare gli Stati membri a lanciare nuovi progetti.

Fra le sfide principali della Commissione in campo economico c'è di nuovo la Grecia. Dopo la crisi del debito esplosa nel 2009 e le pesanti cure della troika, ad Atene si è insediato un nuovo governo guidato da Alexis Tsipras, leader del partito di estrema sinistra Syriza. Tsipras ha promesso ai greci la fine della troika e la rinegoziazione del debito, mentre la Commissione e l'Eurogruppo sono impegnati nel trovare un difficile accordo sul programma europeo di sostegno finanziario da 240 miliardi di euro, in scadenza a fine febbraio, e sul futuro del debito pubblico greco, volato al 175% del Pil.

Altro fronte caldo è quello del terrorismo

(Adnkronos) - Sul fronte della politica estera, gli interventi fatti dalla Commissione Juncker, in alcuni casi giudicati timidi, devono ancora produrre risultati. La Ue, dopo un miglioramento della situazione in Ucraina, ha dovuto assistere a un forte deterioramento della situazione sul terreno e a un aumento delle violenze. Divisa fra falchi anti-Russia e Paesi più morbidi verso Mosca, l'Unione e l'alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Federica Mogherini, hanno optato per un allungamento della lista delle misure restrittive individuali, senza varare nuove sanzioni economiche contro la Russia.

Altro fronte è quello del terrorismo, tornato al centro dell'attenzione della Ue dopo gli attentati di Parigi di inizio gennaio. Al centro degli interventi ci sono un rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne dell'area Schengen e un'accelerazione della direttiva Pnr, ferma al Parlamento europeo, per creare un database sui dati dei passeggeri delle compagnie aeree in Europa.

Infine, sul fronte interno, la Commissione e il suo presidente hanno dovuto affrontare lo scandalo sul tax ruling in Lussemburgo, gli accordi fiscali anticipati che hanno permesso a centinaia di multinazionali di versare al fisco del Granducato tasse bassissime. Uno scandalo che ha offuscato l'immagine del presidente, per 19 anni ministro delle Finanze e premier del Lussemburgo, ma che ha anche dato un nuovo impulso all'esecutivo di Bruxelles, che ha promesso fra pochi mesi una nuova direttiva sull'armonizzazione fiscale in Europa.

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