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Libia, ancora sbarchi sulle coste italiane. Quasi mille oggi in arrivo

17 febbraio 2015 | 08.51
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Con l'ultimo sbarco, di 265 profughi, salgono a 1.215 i migranti ospiti della struttura di Contrada Imbriacola di Lampedusa. A Porto Empedocle nell'agrigentino l'arrivo di 642 profughi che erano stati soccorsi nel canale di Sicilia. La coordinatrice dei progetti di Medici Senza Frontiere in Sicilia: "Segni di violenza sui migranti, molte nelle carceri libiche"

(Foto dal sito della Marina militare)
(Foto dal sito della Marina militare)

Non si placa l'ondata di sbarchi sulle coste italiane con il centro d'accoglienza di Lampedusa ormai al collasso.

Con l'ultimo sbarco, di 265 profughi, salgono a 1.215 i migranti ospiti della struttura di Contrada Imbriacola che ha solo 250 posti letto disponibili. Tra loro ci sono anche 155 minori non accompagnati e 42 accompagnati. Una situazione particolarmente difficile per i responsabili del Centro, gestito da Misericordia, che devono fare fronte a numerosi problemi, soprattutto logistici. Oggi è previsto un altro ponte aereo che dovrebbe trasferire 94 profughi in altri centri d'accoglienza del Nord Italia. "Una situazione molto complicata, è un delirio", dice il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini.

Uno dei 265 migranti - tra cui sette donne - sbarcati stamattina a Lampedusa è stato ricoverato presso la Guardia medica per uno stato di ipotermia, ma le sue condizioni non sono gravi.

Intanto si è concluso a Porto Empedocle (Agrigento) lo sbarco di 642 profughi che erano stati soccorsi nel Canale di Sicilia. Tra questi 35 donne, di cui una incinta, e 19 minori. Gli immigrati, provenienti prevalentemente da Siria, Somalia, Nigeria, Eritrea, Pakistan, Marocco, Mali, Sudan e Ghana, sono stati recuperati nel mar Libico dalla nave Orione della Marina militare. La donna incinta è stata affidata personale sanitario della Croce rossa italiana, che ha provveduto al suo trasferimento in ambulanza all’ospedale di Agrigento.

Quello di oggi è il quinto sbarco di migranti dall'inizio dell'anno a Porto Empedocle, dove sono sbarcate 2165 persone e 29 cadaveri (1171 in occasione di operazioni coordinate dalla Guardia Costiera, 441 trasferiti da Lampedusa con nave di linea e 13 rintracciate a terra dopo sbarco autonomo).

La polizia ha sottoposto a fermo due scafisti senegalesi che avevano condotto i gommoni con a bordo quasi 200 migranti giunti ieri a Pozzallo. Ascoltati i migranti in merito alle condizioni di vita a Tripoli, in Libia. Nulla è emerso in quanto gli extracomunitari erano chiusi nei capannoni prima della partenza già da un mese.

Intanto è arrivata nel porto di Salerno la nave della Marina Militare 'Luigi Durand De La Penne' con a bordo 320 migranti, la maggior parte provenienti dal Corno d'Africa. Ad attenderli sul molo '3 gennaio' del porto salernitano personale delle forze dell'ordine, della Protezione civile e della Croce Rossa. Le forze dell'ordine hanno individuato a bordo un presunto scafista, di origine tunisina. I migranti, tra i quali si contavano circa 20 bambini, dopo l'identificazione sono stati portati nei centri di accoglienza sparsi nella provincia di Salerno.

La maggior parte dei migranti sbarcati negli ultimi giorni a Pozzallo nel ragusano, ha subito violenze, soprattutto durante il tempo trascorso nelle carceri libiche. A raccontarlo è Chiara Montaldo, coordinatrice dei progetti di Medici Senza Frontiere (MSF) in Sicilia, dall'inizio di febbraio in servizio all'interno del centro d'accoglienza di Pozzallo. Tra i migranti, approdati nella cittadina in provincia di Ragusa, c'erano anche diverse donne e una bambina di due anni arrivata ieri con la mamma in stato di gravidanza. "Il dato che emerge dalla grande maggioranza è quello delle violenze subite, di cui tantissime nelle carceri libiche. L’80-90% delle persone ci dice di essere stata in carcere per diversi mesi e, infatti, hanno dolori, lesioni traumatiche, oltre a malattie come la scabbia, anch’essa sintomo di una detenzione in condizioni igieniche molto precarie, come quelle delle carceri libiche. Ci hanno anche riferito di violenze fuori dal carcere, che in questi ultimi giorni si sono intensificate" conclude.

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